Per Martino i sorrisi Usa

Difficoltà per il seggio permanente. Il Washington Post: «I treni arriveranno sempre in ritardo» Difficoltà per il seggio permanente. Il Washington Post: «I treni arriveranno sempre in ritardo» Per Martino i sorrisi Usa Ma su Bosnia e Onu cordiali «ni» sori come Giulio Andreotti avevano fatto del non-dire un'arte, pronunciando lunghe e contorte frasi che non comunicavano un singolo fatto, opinione o emozione». Sul piano dell'immagine, la visita di Martino negli Usa è stata sicuramente un successo. Il buon inglese, la semplicità da professore dd «college», gli studi fatti a Chicago, le risposte pertinenti sono stati sicuramente ap¬ VWASHINGTON ESTITO di quella elegante diffidenza «fumo di Londra» che ogni finanziere indossa come un'armatura protettiva davanti a un giornalista, l'uomo che mi siede davanti e tenta di sorridermi non è in realtà più un uomo, un banchiere, un personaggio importante. David Rockefeller è un mito, un incubo, un mistero o un sogno, un nome ormai talmente scolpito nel linguaggio del XX Secolo da avere perso la maiuscola ed essere divenuto un simbolo con la minuscola di tutto ciò che noi comuni mortali non siamo. Ma chi ti credi di essere, rockefeller? Per questo, quando David Rockefeller (con la maiuscola) ha accettato di lasciarsi intervistare per la "nostra inchiesta sull'atteggiamento dell'America che conta davvero di fronte al governo Berlusconi e alla «Seconda Repubblica» italiana, sono rimasto francamente sorpreso. Le interviste date da David Rockefeller nei 78 anni della sua vita si contano sulle dita di una mano. La discrezione dei personaggi come lui è assoluta, vitale, al punto da essere apparsa misteriosa, cospiratoria, come negli anni nei quali era di moda vedere «la mano dei Rockefeller» dietro ogni governo caduto e ogni complotto internazionale. Quando ci si chiama Rockefeller, quando si è il decano di una famiglia la cui ricchezza globale ammonta, secondo la rivista «Fortune», a quattromila e cinquecento miliardi di lire e la propria parola può far vacillare governi, telecamere, registratori e taccuini sono nemici. «Ma per l'Italia faccio un'eccezione-mi sorride leggermente, a labbra strette - per l'Italia ho sempre avuto un debole». Ma sarà davvero soltanto simpatia per noi italiani, la ragione di questo incontro? Ne dubito. Che impressione le sta facendo il grande ribaltone italiano, mister Rockefeller, l'ha innervosita, l'ha spaventata? «Ma no, ma no, innervosito, spaventato, assolutamente no. Interessato, questo sì, e, devo ammettere, anche un po' sorpreso...». Sorpreso dalla vittoria del centro destra e dall'avvento così improvviso dello «sconosciuto» Silvio Berlusconi? «Sorpreso piuttosto dalla rapidità del crollo delle vecchie forze politiche. Deve capire che per tanti anni, noi all'estero ci eravamo abituati a vedervi cambiare governo continuamente, ma poi a ritrovare sempre le stesse facce al potere, con la democrazia cristiana al centro di tutto. Per noi finanzieri internazionali era rassicurante, questa continuità, come c'era in Giappone, o in Messico, sempre lo stesso partito al potere, sempre le stesse facce, certo non poteva continuare aU'infinito...». Ma se quella situazione era rassicurante, questa nuova deve essere allora inquietante? «Io credo che l'Italia sia una nazione matura, una società sostanzialmente sensata». ... sostanzialmente? «Un po' di insensatezza c'è dap- prezzati. E di questo si è avvantaggiata anche l'immagine del nuovo governo italiano nel suo insieme. Questo naturalmente non significa che la visita abbia dato dei risultati sostanziali rispetto a precise richieste avanzate dall'Italia agli Usa. Martino aveva anticipato di voler «lamentare» nel suo colloquio con il collega Warren Christopher 1'«inaccettabile» esclusione dell'Italia dal «gruppo di contatto» che segue la crisi bosmaca. Lo ha fatto, ha anche insistito, ma la risposta che ha ricevuto è stata, secondo quanto lui stesso ha riferito, che «la questione è complicata, ci sono dei problemi, bisognerà ridiscuterne», e così via. In realtà, si è trattato di un garbato rifiuto. Così come il capo della diplomazia americana ha espresso solo una disponibilità formale a valutare una riforma del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che tenga conto dei desideri di maggiore rappresentanza dell'Italia. Ma questo non significa che la visita sia stata infruttuosa, dal momento che Martino, su un paio di questioni, è riuscito a sfruttare al massimo tutto il vantaggio che deriva al suo governo dalla novità di cui è espressione. Quando ieri mattina ha incontrato un rappresentante delle comunità ebraiche americane, il ministro degli Esteri ha placato con decisione qualunque preoccupazione il suo interlocutore, Lester Pollack, potesse avere su anti-ebraismo e tolleranza verso l'antiseminisismo da parte della nuova maggioranza. «Saremo il governo italiano più filoisraeliano degli ultimi 20 anni». E sull'antisemitismo ha detto: «Guardate quello che abbiamo fatto a Vicenza: in 12 ore abbiamo ri¬ mosso il questore che aveva autorizzato quell'odiosa manifestazione dei nazi-skin». Al segretario del Tesoro Lloyd Bentsen ha dato l'impressione che la nuova maggioranza intende davvero combattere con rigore gli sperperi nella finanza pubblica. Le La sede della Banca d'Italia A destra, Silvio Berlusconi leggi potranno essere approvate solo se finanziariamente coperte, anche perché - ha aggiunto - «ereditiamo dai passati governi un disavanzo pubblico molto peggiore di quanto ci aspettassimo. I due precedenti governi non hanno fatto assolutamente niente sul piano del risanamento». Bentsen ha risposto di ritenere che «l'economia italiana vada adesso nella giusta direzione» e l'ambasciatore americano a Roma, Reginald Bartholomew ha costatato che «la fiducia degli investitori americani sta crescendo». II ministro Antonio Martino ha incontrato i responsabili della Comunità Ebraica: «Il nostro governo sarà il più filo-israeliano degli ultimi venti anni'- Paolo Passerini