La sinistra vede in lui un «vincente» di Pierluigi Battista

cercando una guida cercando una guida La sinistra vede in lui un «vincente» IROMA L nuovo leader in pectore dei progressisti vince a.Cannes, è uno «splendido quarantenne» e si chiama Michele Apicella. E' infatti proprio lui, Nanni Moretti, che viene vissuto, fantasticato, osannato come Tanti-Berlusconi, il volto del riscatto simbolico dopo la disfatta, la personificazione della rivincita di una sinistra che comincia a sentirsi decrepita, pachidermica, rugosa, autunnale, oramai esposta al rischio, le parole sono di Massimo D'Alema, dell'«arroccamento» e del «piagnisteo». E allora viva Moretti che «ha vinto e ci ha fatto vincere», esulta Francesco Rutelli sull'Unità. Viva la battaglia di Cannes, apoteosi del «cinema libero», come annuncia il manifesto, e che poi sarebbe il cinema non berlusconizzato. Progressista. Di sinistra. Tanto di sinistra da meritare la copertina del quotidiano di Pintor. Sullo sfondo bianco si staglia la sagoma di un uomo a cavallo della sua «Vespa», un giovane longilineo, con il casco in testa, la maglietta estiva. E' l'emblema del morettismo stilizzato nel film Caro diario premiato a Cannes. Una silhouette oramai facilmente identificabile, un'immagine efficace, e memorizzatale. Una bandiera. Un vessillo perché, come spiega con formula icastica il manifesto, la giuria «ha voluto premiare un cinema che vuole liberarsi da Berlusconi: non solo capo del governo di destra, ma monopolista della tv, dell'editoria, delle sale cinematografiche». Una rivincita, appunto. E anche un desiderio spasmodico, in una sinistra orfana di leader, di trovare simboli di riconoscimento e volti presentabili che riaccendano la fiammella della speranza. E allora la Vespa di Moretti si trasforma impercettibilmente in oggetto di culto dei progressisti in crisi. «Come lui ci sentiamo quarantenni innamorati sopra una Vespa, innamorati di Roma, del cinema, di una maniera pungente di avere idee in testa», scrive con enfasi Rutelli, progressista molto consapevole dell'impatto di immagine che ha saputo fornire l'idea del «sindaco in motorino». E se D'Alema si sforza disperatamente in un'intervista a Repubblica di liberare la sinistra dal fardello della malinconia, da quel bozzolo di ipocondria in cui appare prigioniera dal giorno della batosta elettorale, e si presenta RR brr, Nanni Moretti gira in Vespa. A metà degli Anni 90 l'oggetto segnatempo, per il regista che vede il mondo guardandosi nello specchio, è ancora il vecchio scooter, sogno giovanile di tre generazioni. E lo status symbol degli Anni 50 messo fuorigioco persino dalla Piaggio, che lo ha sostituito con la «Cosa», finisce naturalmente nel cinema, dal quale era partito. Vespa, per milioni di spettatori, è Gregory Peck che caracolla per la Roma notturna, portandosi sul sellino posteriore la principessa inglese in incognito, Margaret travestita da Audrey Hepburn, in «Vacanze romane». Vespa è un Walter Chiari due volte malandrino che trascina Anna Magnani fra le canne del lungotevere, nella «Bellissima» di Visconti. Vespa sono le periferie dei poveri ma belli, ragazzetti che non possono rinunciare a un brivido purchessia sulle «nannimorettume», manifestazione suprema, parrebbe di capire, del moderno «culturame» di sinistra. Il Moretti che prima con Palombella rossa e poi, con La cosa, attraverso le registra- In vespa Peck e la Hepburn Sotto, Belmondo Nanni Moretti A destra, la copertina del Manifesto Sotto, Francesco Rutelli II Manifesto e Rutelli esultano per il suo successo di Cannes la vigilia di Cannes di prendersela con una sinistra a suo dire resa «opaca» e «imbambolata» dalla catastrofe elettorale. Non importa: dai quotidiani di sinistra il premio a Caro diario viene letto come una «nostra» vittoria. Anche se in una delle battute cruciali del film di Moretti sembra quasi che si tessa l'elogio della «minoranza». Tanto la maggioranza la conquistano «gli altri». E non resta che la consolazione di Cannes. ziom in presa diretta nelle sezioni del pei della svolta, ha rappresentato i dilemmi, le angosce, gli interrogativi esistenziali, i drammi, le lacerazioni, i tic, le ossessioni di un partito su cui si era abbattuta la bufera della fine del comunismo. Un regista amato nello stesso tempo dall' Unità di Veltroni e dagli irriducibili del manifesto. Moretti può anche permettersi di spargere sale sulle ferite e al- Pierluigi Battista

Luoghi citati: Cannes, Roma