«Maroni? Un ragazzone presuntuoso»
Cossiga accusa il ministro e chiede senza esito un incontro con il presidente del Consiglio Cossiga accusa il ministro e chiede senza esito un incontro con il presidente del Consiglio «Maroni? Un ragazzone presuntuoso» L'ex Capo dello Stato protesta con Letta e con Scalfaro Secca la replica: chi non c'entra niente se ne stia zitto «il buon ragazzo» Maroni, sorride, solo una volta cita Cossiga, su provocazione di un cronista. Il suo discorso è chiaro: non solo il capo della polizia è persona squisita e fuori discussione, ma questo vale per tutti gli altri dirigenti del ministero, che quindi staranno qui «finché ne avranno voglia». Articolo 31 dello statuto siciliano. Lo Stato non sbaracca, non delega le sue responsabilità, chiede semplicemente un coinvolgimento della Regione per quelle che sono le sue competenze. Sul Sisde ci sono le due inchieste - una interna al servizio stesso e una del ministero - saranno pronte nelle prossime ore. Il ministro intende assumere tutte le informazioni dei caso prima di prendere una decisione e, comun¬ que, ha già i suoi consiglieri. In pratica chi non c'entra niente (per esempio Cossiga) non si senta vincolato a intervenire. «Sarò anche giovane - non è colpa mia - ma sto lavorando a ritmi forzati»: e a questo punto Maroni ha raccontato di aver visto tutti i prefetti, di aver accompagnato al Quirinale in mattinata i sindaci del Palermitano minacciati dalla mafia, di voler incontrare tutti i questori, di aver stabilito un calendario per visitare tutte le regioni. E si è dato un tempo: entro tre settimane avrà tutto sotto controllo. Oggi alla Camera esporrà i primi provvedimenti su ordine pubblico, lotta alla Mafia e servizi segreti. Raffaello Masci II ministro dell'Interno Roberto Maroni Sotto, Francesco Cossiga DALLA PRIMA PAGINA SOLZENICYN RITORNO DA ORIENTE ta), sceglie di venire dall'Oriente. Usa la rotondità della terra, ragiona su basi astronomiche più che umane... l'aggressore venne da Occidente, il liberatore viene da Oriente». Non ha ancora rimesso piede sulla sua terra e ci si scanna per appropriarsene o per esorcizzarlo. Perché tutte le parti che si contendono il potere, che si stanno spartendo le spoglie dello Stato ex sovietico, hanno qualcosa da attendersi da lui e qualcosa da temere. Perché nessuno riesce a capire se Solzenicyn sarà dalla sua parte o dalla parte opposta. Gennadij Burbulis, l'ex braccio destro di Eltsin, lo accredita senza esitazione allo schieramento dei democratici. Ma colui che fu bollato dagli occidentalisti come r«ajatollah della Russia» potrebbe trovarsi all'improvviso molto più vicino ai nazional-patrioti. E si vede a occhio nudo che tutti, in Russia, stanno diventando nazional-patrioti. E tra questi si trovano inevitabilmente anche gli ex comunisti. Che sono poi tra quelli che lo aspettano con non meno speranze di Burbulis. Sceglierà? Nessuno sa in anticipo quale sarà la sua scelta. E da chi ha ragioni per temerla come Gavrijl Popov - gli giungono suggerimenti a «non entrare in politica», a rimanere super partes, a dispensare la sua ispirazione missionaria senza farsi trascinare in un agone in cui potrebbe ritrovarsi bruciato dalle altrui passioni, disarmato anche dell'unica arma che ha sempre avuto e usato: il messaggio morale. E anche coloro che hanno guardato a lui come a un simbolo intatto, inossidabile a ogni corruzione, si rendono conto dei grandi rischi che il suo ritorno comporta. «Temo - dice Larisa Pijasheva, fautrice intransigente della riforma radicale - che lo attenda una grande disillusione, poiché l'illusione della democrazia è passata. Troverà una nuova generazione con grandi ambizioni, e molti democratici che sono oggi al potere vedranno in lui solo un concorrente». Sarà un personaggio scomodo Aleksandr Isaevic. La stessa «grandiosità» del suo ritorno è quasi una sfida. Ma sarà un calvario prima di tutto per lui. Ogni tappa un interrogativo, ogni incontro un enigma. L'unica cosa certa è che, a differenza di come pensano in molti, anche in Russia, il suo tempo non è ancora passato. Uomo e scrittore che si nutre di «assoluti», almeno su un punto Solzenicyn è in sintonia con le tessere di cui è composto il mosaico del suo Paese: nessuna proprio come lui - appare disposta a prendere in esame la possibilità di un compromesso. Giuliette Chiesa LA STAMPA Quotidiano fondato nel 1867 DIRETTORE RESPONSABILE Ezio Mauro VICEDIRETTORI Lorenzo Mondo, Luigi La Spina GadLemer REDATTORI CAPO CENTRALI Vittorio Sabadin, Roberto Beliate EDITRICE LA STAMPA SPA PRESIDENTE Giovanni Agnelli VICEPRESIDENTI Vittorio Cataratti di Chiusano Umberto Cuttica AMMINISTRATORE DELEGATO E DIRETTORE GENERALE Paolo Paloschi AMMINISTRATORI Enrico Autori Luca Corderò di Montezemolo Jas Gawronaki Giovanni Giovannini Francesco Paolo Mattioli Alberto Nicolello STABILIMENTO TIPOGRAFICO La Stampa, via Mareneo 32, Torino STAMPA IN FACSIMILE * La Stampa, v.G. Bruno 84, Torino STTutv.C. Peaenti 130, Roma ST8 apa, Quinta Strada 36, Catania Nuova SAME apa, v. della Giustìzia 11, Milano L'Unione Sarda apa, v.le Elmas, Cagliari CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ' PubUkompass Spa v. Carducci 29, Milano, tot (02) 86470.1 c M. d'Azeglio 60, Torino, tei. (011) 65211 (altre filiali inizio annunci economici) © 199-1 Editrice La Stampa SpA Reg. 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