«Lo Stato mi ha preso a schiaffi»

«Lo Stato mi ha preso a schiaffi» «Lo Stato mi ha preso a schiaffi» Scampato alla strage, s'incatena per protesta Giuseppe Costanza è rimasto incatenato per oltre un'ora davanti al palazzo di giustizia do di farlo anche se a fine mese gli viene regolarmente consegnato lo stipendio. E' probabile che in lui abbia trovato spazio un senso di vittimismo. Ma è innegabile che il suo desiderio di avere un pizzico di considerazione e di riguardo in più abbia valide fondamenta. «Mi sento un figlistro dello Stato», sostiene. Quando avvenne l'esplosione, era sul sedile posteriore della Croma bianca guidata da Giovanni Falcone. A fianco del magistrato c'era la moglie, Francesca Morvillo. Giuseppe Costanza, 47 anni, padre di tre figli, originario di Villabate, un paese della cintura palermitana, ieri ha spiegato senza esitazioni il perché di questa clamorosa protesta. Aspira a un incarico migliore e alla promozione dal quarto al quinto livello burocratico come «coordinatore di rimessa», visto che - non potendo più guidare alcuna vettura di servizio per via dell'invalidità del 54 per cento che gli è stata riconosciuta dopo la tinaio dello stabile nel quale alloggiava. Paparcuri scampò alla strage, ma oggi ha serissimi problemi di udito. «Costanza ha pienamente ragione - ha detto ieri Paparcuri -, anche io non ho gravi problemi. Da dieci anni sono addetto al servizio informatico della direzione distrettuale antimafia e ancora con la semplice qualifica di autista». Giuseppe Costanza sostiene di essere stanco di timbrare ogni giorno il cartellino di presenza e di non fare poi niente: «Non ne posso più, ho il diritto di lavorare oltre che di percepire lo stipendio». Qualcuno, comunque, sostiene che la sua protesta è eccessiva, ricordando che i suoi due figli maggiori dopo la strage hanno trovato lavoro: la ragazza, ventidue anni, è stata assunta all'assessorato per l'Agricoltura della Regione, e il figlio ventunenne all'ente autonomo del Teatro Massimo. Il terzogenito, studente, ha soltanto undici an- strage - ha perso la relativa indennità. «Dopo otto anni passati al fianco di una bomba continuamente innescata ha detto mentre le catene lo stringevano all'inferriata - lo Stato si è accorto che non sono un militare e pertanto non mi spetta niente». Dopo che il segretario del procuratore della Repubblica Gian Carlo Caselli, il dottor Carlo Modica, è riuscito a farlo desistere e a convincerlo a slegarsi, Costanza è stato accompagnato in prefettura dove ha incontrato il ministro di Grazia e Giustizia. Alfredo Biondi gli ha assicurato tutto il suo interessamento. Al punto che il «caso Costanza» sarà forse trattato dal Consiglio dei ministri, magari per un provvedimento da adottare in via eccezionale. Il superstite di Capaci ieri è stato ricevuto anche dal procuratore Caselli insieme a Giovanni Paparcuri, l'autista del consigliere istruttore Rocco Chinnici assassinato il 29 luglio 1983 nella strage di via Pipitone Federico con due carabinieri della scorta e il por¬ Antonio Ravidà

Luoghi citati: Capaci, Villabate