I MIEI MOBILI SONO I LIBRI

I MIEI MOBILI SONO I LIBRI I MIEI MOBILI SONO I LIBRI pelh: sono bene accetti solo due poltrone e un televisore. Una bella ceramica appoggiata su di un tavolo piuttosto bruttino è l'eccezione che conferma la regola. Da un lato si fanno notare videocassette, dischi e compact, i reperti di un collezionismo sfrenato ma indigesto dal punto di vista estetico: «Sono sempre stato vittima di una passione cieca, totalizzante per il collezionismo. Da bambino avevo deciso che dovevo possedere tutti i libri del mondo. Non dico di esserci riuscito, ma ne ho accumulato una tale quantità che ho dovuto regalare la mia biblioteca al Comune perché qui non ci si entrava. Il tempo è il grande nemico del collezionista: lo trasforma in un piccolo vizioso che lavora sul nulla. Infatti non ho il tempo di consumare né i dischi né i film, cioè tutto quello che vado accumulando da anni». Facendo ancora un piccolo strappo all'understatement, Bufalino si è regalato nel suo studio un'intera parete coperta di antiche stampe di maestri dell'incisione, da Goya a Hogarth. «L'ambiente che mi sono scelto è l'esatto contrario del decadentismo e del simbolismo con cui si può etichettare la mia scrittura. Anzi, forse, il mio stile barocco è nato quasi come una forma di esorcismo nei con¬ fronti della mediocrità in cui vivo. Ho un temperamento claustrofilo e faccio di tutto per assecondare la mia inclinazione, per assicurarmi una vita confortevole e mediocre». Non rinuncia ai grandi miti del passato, né al modello di un esotismo decadente e, in un'atmosfera fatta di penombra e di profumi orientab, lo scrittore Giampiero ComoUi concepisce la nascita dei suoi libri. Senza un piccolo Buddha da fissare negli occhi di giada, minuscolo portafortuna, non ci prova nemmeno ad impugnare la penna. L'autore di Risonanze. Saggi sul mito, la scrittura e l'Oriente risiede in un appartamento al centro di Milano dove aleggiano spiriti magici e divinità che vengono dall'Africa e dall'Oriente. Quasi non si entra nel minuscolo bicamera dove fanno bella mostra i feticci raccolti durante i viaggi, dalle porcellane cinesi alle sciabole malesi, ai sassi, alle conchiglie, alle statuette Vedda dello Sri-Lanka o dei Nat della Birmania. «La scrittura è un'attività per me arcaica, pagana. Io che viaggio molto non annoto nemmeno una riga quando sono fuori di casa. Il mio appartamento è come un'isola sospesa nello spazio e solo al mio tavolino, che ha le dimensioni di un minuscolo banco di scuola, riesco a lavorare e a lasciarmi andare in quello che considero un viaggio sciamanico». Nella villetta a due piani, un po' fuori Pieve di Soligo, il paese in provincia di Treviso che Andrea Zanzotto ha contribuito a rendere famoso con le sue poesie, si respira invece un'aria spartana, mescola¬ ta ai profumi forti della campagna: «Detesto qualsiasi oggetto che non sia funzionale - afferma Zanzotto vorrei andare a vivere in un grande capannone con pochi libri essenziali e una poltrona». I libri, le carte, sono diventati troppi: «Ho due tavoli, un archivio che non rie-

Persone citate: Andrea Zanzotto, Bufalino, Goya, Hogarth, Vedda, Zanzotto

Luoghi citati: Africa, Birmania, Milano, Pieve Di Soligo, Treviso