Alpeggi a rischio in Piemonte

Alpeggi a rischio in Piemonte Polemica sulla norma sanitaria che può frenare il trasferimento delle mandrie Alpeggi a rischio in Piemonte «Controlli indispensabili, magia sui pascoli» ss:;» MONTAGNE OFF LIM1TS SE una norma sanitaria verrà rispettata alla lettera, la zootecnia piemontese subirà un nuovo grave colpo. Soprattutto quella più «povera», che si avvale in estate della pratica dell'alpeggio. Secondo le attuali direttive sanitarie, infatti, possono fruire degli alpeggi esclusivamente gli allevamenti ufficiali totalmente indenni. «Fin qui tutto bene, almeno sul piano teorico - afferma il dottor Luigi Ravetto, veterinario della Usi di None che ha denunciato il problema - ma in pratica potrebbe succedere che, all'ultimo controllo prima della partenza per la montagna, anche un solo capo reagisca a uno dei test imposti dalla legge: e tutto l'allevamento sarà bloccato». Ma che cosa si dovrebbe fare? Lo spiega ancora il dottor Ravetto. «Bisognerebbe permettere la monticazione agli animali risultati negativi, dopo che i "positivi" sono stati rapidamente allontanati e macellati, predisponendo per la mandria controlli sanitari ravvici- nati, in sede di alpeggio». La pensa diversamente il dottor Bartolomeo Bovetti, direttore della Associazione provinciale allevatori di Cuneo: «Gli evidenti vantaggi dell'alpeggio possono essere compromessi se non vengono rispettate rigorose norme di carattere zoosanitario. La relazione di attività 1993 prodotta dal Settore veterinario della Regione Piemonte evidenzia infatti che una delle principali cause di reinfe¬ zione da brucellosi e tubercolosi è ricollegabile all'alpeggio». Una cosa è però certa: l'utilità dell'alpeggio, specie per una regione come il Piemonte, si spiega con poche cifre: ogni anno in questa stagione lasciano la pianura per gli alpeggi circa 60 mila capi bovini. Una cifra non indifferente. Ci sono poi considerazioni sociali ed economiche di maggiore importanza. «Se non viene bloccata questa si¬ tuazione - continua Ravetto - il destino delle montagne è segnato per quanto riguarda la pastorizia. Ed è in pericolo una tradizione millenaria, che ha avuto ed ha ancora un valore, oltre che economico, sociale e culturale». Il venir meno dell'alpeggio significherebbe infatti un ulteriore abbandono delle aree montane, che porterebbe con sé la modificazione dell'ambiente e l'aggravamento dei rischi naturali. «Il problema dell'alpeggio è importantissimo - ribadisce Alessandro Casiccia, docente di sociologia alla facoltà di scienze politiche dell'università di Torino - non creiamo altri ostacoli alle attività agricole di montagna che già hanno produzioni più limitate rispetto a quelle di pianura per le difficili situazioni naturali e strutturab, che restringono il ventaglio delle scelte colturali e condizionano fortemente l'occupazione». Gianni Stornello L'alpeggio è una pratica di tradizione millenaria che conserva tuttora valori economici e sociali

Persone citate: Alessandro Casiccia, Bartolomeo Bovetti, Gianni Stornello, Luigi Ravetto, Ravetto

Luoghi citati: Cuneo, Montagne, Piemonte, Torino