La mia amica mademoiselle Bouvier

La conobbi in nave graziosa, non bella elegante, non chic La mia amica mademoiselle Bouvier Aveva tutto, tranne quello che avrebbe voluto FIRST LADY DI GHIACCIO JBOSTON ACKIE Kennedy - il Bel Mondo. Questa era l'opinione corrente: molto influenzata dal fatto che, durante il regno di John F. Kennedy, Jacqueline Bouvier portò alla Casa Bianca un elemento non americano, qualcosa di vagamente estraneo alla percezione americana della presidenza come incarnazione di un popolo senza classi, repubblicano e democratico. Ma chi conosceva la coppia, sapeva che le cose erano diverse. Jack aveva trascorso l'infanzia in Europa e aveva capito quanto contino lo stile e la buona società. Ai suoi occhi Jackie rappresentava tutto quello. Era abbastanza lucido con se stesso - e gli era stato ripetuto a sufficienza da coloro che, per ragioni sociali, snobbavano suo padre e in generale il clan Kennedy - per sapere che lui era di un'altra pasta. A Worth (una scuola privata cattolica) i fratelli Kennedy - il cui padre a quei tempi era ambasciatore alla Corte di San Giacomo, dopo una dubbia carriera nella finanza e nel cinema - erano considerati americani chiassosi. Per Jackie Bouvier, invece, tutto quello che Jack aveva solo cercato di afferrare, era naturale e istintivo. Ma Jack aveva qualcosa che Jackie - sempre alla ricerca di un padre, di una guida - non aveva: passione, franchezza, appetiti. Anche i Bouvier avevano fatto i soldi: prima con una fabbrica di armadietti, poi con i mobili su larga scala, infine con le proprietà immobiliari, in particola- re i bacini carboniferi. Li avevano fatti, però, un secolo prima, e in una generazione avevano sposato bene i figli e adottato i costumi patrizi. Soprattutto, avevano capito il ruolo dell'arte nel formare le dinastie familiari. Erano collezionisti e conoscitori, come anche Jackie - in tono minore, dato che le fortune familiari non erano più quelle di un tempo. Ma se la famiglia paterna di Jackie era ricca ed europea, quella di sua madre (nata Janet Lee) era irlandese e passata improvvisamente dalla miseria alla ricchezza. Janet, irlandese come i Kennedy, trasferì le sue ambizioni sociali sulla figlia. Lei, che era entrata nel Bel Mondo sposando un Bouvier, consolidò la sua posizione sposando successivamente High D. Auchincloss, più ricco dei Bouvier e tipicamente Wasp (White Anglo-Saxon Protestanti. Per capire i rapporti sociali di Jackie e la sua ossessione per lo stile - o quello che mia madre chiama, in francese, tenue, contegno, sapere come comportarsi ed essere sempre quello che si è, cioè esponenti di una classe privilegiata - occorre risalire alla sua infanzia, quando Jackie cercava di restare a galla nella società dorata nonostante le declinanti fortune del padre. Era in questa situazione quando la incontrai per la prima volta, durante una traversata oceanica. Era graziosa senza essere bella, elegante senza essere chic, un po' indecisa ma estroversa. Aveva però quella che è la più grande qualità per le donne di mondo, la capacità di ascoltare fingendo un interesse appassionato. Sebbene avesse tutte le ragioni per essere sicura di sé era stata allevata ed educata come un purosangue - mi colpì il fatto che non lo era completa- mente. Cercava qualcosa o qualcuno. Ma se aveste saputo quanto papà Bouvier adorava Jackie o aveste incontrato la grintosissima Janet Auchincloss, che aveva cercato di tenerlo lontano dalle nozze perché a quei tempi era ormai spiantato e incline al bere - capireste benissimo. Jackie passò gran parte della sua giovinezza - e anche molta della sua vita successiva - tra le Scilla e Cariddi della disgrazia e dell'ambizione. Il matrimonio (o i matrimoni) era in un certo senso un'affermazione del suo valore e una fuga dai problemi della sua famiglia: problemi che non finirono quando sposò Jack Kennedy, che aveva i suoi (salute, appetiti sessuali e ambizione politica). Per tutta la vita, mentre in apparenza si godeva i continui vagabondaggi con la gente ricca e famosa (lei e Jack condividevano una passione quasi infantile per la fama, un'irristitibile attrazione verso chi «ce l'aveva fatta», in particolare gli ar¬ tisti), cercava in realtà di diventare se stessa, libera dal suo passato, dai Bouvier, i Lees, i Kennedy. Le avevano sì dato una posizione, ma le avevano anche negato la possibilità di essere realmente se stessa. E' questa io credo, la ragione per cui Jackie volle imporre una nuova immagine alla presidenza Kennedy, ristrutturare la Casa Bianca, dare pranzi con tovaglie e argenti scintillanti, in cucina i migliori chef francesi, a tavola la compagnia più scelta, compatibilmente con la diffidenza americana verso l'arte e le teste d'uovo. Questa era la sua forma di auto espressione: la vita sociale come l'avevano vissuta gli aristocratici nel Rinascimento. E Jackie era decisa a mostrarsi superiore al mondo in cui era nata. Nobile obiettivo, pagato però caro. La Casa Bianca non era l'idillio né suo marito un uomo facile. La ricordo seduta, moglie modello da tutti i punti di vista, padrona di casa ben vestita, le mani perfettamente raccolte in grembo, la conversazione leggera e brillante, ma con una sorta di ansia negli occhi gentili: è abbastanza perfetto? Durerà? Il Bel Mondo, no. Jackie era una ragazza garbata, semplice, ingenua, con tutte le ricchezze del mondo tranne quelle che più avrebbe desiderato - ma non è questo spesso il destino dei ricchi? Lei e Jack Kennedy e tutta l'estesissima famiglia, i Bouvier, gli Auchincloss, i Kennedy, i Radzwill, conoscevano tutti, avevano accesso a tutto. Ma i loro appetiti erano ugualmente enormi e ingenui. E così tanti appetiti venivano soddisfatti, così tante aspirazioni andavano in frantumi che la Jackie degli ultimi anni non poteva che interiorizzare un costante dolore, provocato in parte da un Dio apparentemente ingiusto - la morte dei mariti, la perdita del primo figlio, il declino del padre, la frequente brutalità del clan Kennedy - e in parte dalla ricerca di un mondo perfetto che lei sapeva benissimo che non esisteva. Il «maledetto denaro» non poteva procurarglielo. Non serviva a niente spenderlo, cosa che lei fece alla grande, né possederlo. Per tutti quelli che l'hanno conosciuta, bene o solo vagamente, Jackie rimaneva un mistero: determinata, ambiziosa, sensibile al denaro, profondamente riservata. Una principessa di ghiaccio. Per tutta la vita desiderò che qualcuno la sciogliesse: sarebbe successo, ma non sarebbe durato. Un secolo fa Henry James descrisse le donne di questo tipo, venute in Europa alla ricerca dell'accettazione definitiva concessa dall'antica nobiltà, la vera aristocrazia, il non doversi preoccupare di un'illusoria perfezione. Essere sposata al presidente degli Stati Uniti e all'uomo più ricco del mondo può sembrare il consolidamento della fortuna. Ma non dover combattere per ottenere né per conservare queste cose, sarebbe stato ancora meglio. Keith Botsford Jacqueline Kennedy Onassis quando la figlia Caroline aveva tre anni A fianco il feretro di Jackie circondato dai fotografi

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