la Piana, triangolo di paura
la Piana, triangolo di paura la Piana, triangolo di paura «Qui la mafia prepara la riscossa» d'altra parte, sopportare l'anomalia delle «amministrazioni rosse» proprio nella roccaforte di Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca, i nuovi «signori» di Cosa nostra, per dirla con le parole dei pentiti Di Maggio, La Barbera o Santino Di Matteo? Sarà arrivato il messaggio di «lorsignori» al ministro «nordico»? Maroni ha detto che lo Stato vigilerà, che gli amministratori presi sotto osservazione da Cosa nostra saranno adeguatamente sostenuti. E intanto si è svolto, udite udite, un summit che ha preso la decisione di inviare duecento uomini. Proprio come in un replay degli innumerevoli «vertici» cui siamo stati abituati da quarant'anni di Viminale democristiano. Eppure, forse, Maroni ha a disposizione una chance in più: è «vergine» sui problemi della mafia e gli potrebbe, dunque, risultare più facile comprendere - come vuole la semplice logica - che il contromessaggio da inviare a «lorsignori» è uno solo: «Non c'è margine di trattativa, non c'è possibilità di convivenza». E' furba la strategia di Cosa nostra. La tecnica è quella della guerriglia: intimidazioni a macchia d'olio, nessuna attività concentrata, in modo da non attirare l'attenzione né degli investigatori né dei media. Una macchina bruciata non è la bomba di Moarda. Cadevano i sindacalisti, i contadini e quanti non si rassegnavano. I «picciotti» bruciavano le Case del Popolo e le Camere del Lavoro. Anche i nomi dei boss non sono cambiati: i Brusca esistono dal dopo Giuliano e dominano San Cipirello e San Giuseppe Jato. I Di Carlo, i Lo Nigro stanno sempre ad Altofonte, che i palermitani continuano a chiamare «U Parcu», forse per la bella vegetazione. Un tempo Piana degli Albanesi era rinomata per il Primo Maggio in ricordo della strage di Portella, per il carnevale, per i matrimoni col rito bizantino, per i «cannoli super» strapieni di crema di ricotta. Anche «Piana» adesso è finita sui giornali: due attentati in due giorni, il secondo dopo il «vertice» poliziesco. E ieri l'auto di Giuseppe Italiano, assessore pidiessino ai Lavori pubblici di San Cipirello, che non ha dubbi: «La mafia sembra aver riscoperto l'antica vocazione anticomunista». Poi, da vecchio combattente, aggiunge: «E' da qui che sta partendo la strategia di Cosa nostra, ma non illudetevi, non mira solo ai Comuni piccoli. La mafia cerca di insinuarsi tra le incertezze del nuovo quadro politico italiano per ripristinare un contatto che si era interrotto». PALERMO
Luoghi citati: Altofonte, Palermo, Piana Degli Albanesi, San Cipirello, San Giuseppe Jato
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