A Dogliani di A. P.
S ADogliani L'addio a Mario Einaudi S DOGLIANI OTTO una pioggia da giorno dei morti, parenti, intellettuali e una piccola folla di gente anonima hanno partecipato ieri ai funerali di Mario Einaudi, morto domenica, a San Giacomo di Dogliani, nella casa avita, dov'era nato novant'anni fa. Nell'imponente parrocchiale il rito funebre è stato officiato davanti non a una ma a due bare: quella del figlio di Luigi Einaudi e quella della moglie, l'amatissima Manon, sposata nel 1933, scomparsa tre anni fa. I due coniugi avevano espresso il desiderio che i loro corpi fossero cremati insieme. Dopo il funerale le due bare sono state portate da Dogliani a Bra, dove avverrà la cremazione e saranno confuse le ceneri. Nelle prime file di banchi i numerosi parenti del defunto, tra i quali i fratelli: l'ingegner Roberto e l'editore Giulio. Accanto a questi, Norberto Bobbio. C'erano anche gli storici torinesi Massimo Salvadori e Giuseppe Berta e alcuni dirigenti della casa editrice di Giulio Einaudi, da Roberto Cerati a Paolo Fossati. Presenti anche funzionari e impiegati della Fondazione Luigi Einaudi, voluta da Mario Einaudi. In fondo alla chiesa Nuto Revelli. Allievo del giurista Gioele Solari, Mario Einaudi aveva rifiutato il giuramento fascista, svolgendo la sua carriera accademica negli Stati Uniti e ritornando a Dogliani solo dopo la morte della moglie. Abitava la grande villa padronale nascosta fra i vigneti, che custodisce una famosa cantina. Come ha ricordato Bobbio sulla Stampa, nonostante gli anni era ancora «l'animatore battagliero» della Fondazione Einaudi. Era rimasto giocoforza appartato, rispetto alla generazione di intellettuali piemontesi eredi della tradizione liberale gobettiana, eppure il suo funerale è stato soprattutto il ricordo di questo mondo di vecchi amici, uniti da passioni politiche e culturali. [a. p.]
Luoghi citati: Bra, Dogliani, Stati Uniti
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