Tutta Parigi «by right» di Enrico Benedetto
Tutta Parigi «by right» il caso. Da Baudelaire a Brasillach, «in nero» con ironia Tutta Parigi «by right» Una città vista da destra: ora c'è la guida PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Paris by right. Non è un refuso: la guida alla «Parigi di Destra» esiste davvero. Anzi, il successo pare arriderle oltre qualsiasi pronostico. L'editore - «Trident» - già ne offre una seconda versione accresciuta. Vale la pena darle un'occhiata. In fondo, i manuali sulla Parigi «by night» sono fin troppo numerosi. Qui, invece, abbiamo dinanzi un vademecum per il turismo ultraconservatore. E - chissà - l'idea potrebbe aprire la via a nostrane imitazioni. Tipo Milano attraverso il prisma sanbabilino o la tonitruante Roma Imperiale. Come scrive Le Figaro, quello che Francis Bergeron e Philippe Vilgier offrono ai loro lettori è «un vero itinerario iniziatico». Da prendersi con grande cautela. La Destra in questione offre venature poco rassicuranti. Considera Giscard un gauchiste in pectore, di Balladur non vuole neppur sentire parlare. Altro che conservatorismo morbido, dunque. Nel «target» del manuale rientrano i lepenisti, gli ultra dalle simpatie nostalgiche, i monarchici duri. Per fortuna tra le 182 pagine abbonda l'(auto)-ironia. Quasi una strizzatina d'occhio: «Scusateci, siamo fatti così». Ognuno sa che la capitale ha due anime speculari: Rive Gauthe e Droite. Crinale, la Senna (con i suoi Bateaux Mouche, che la Parigi radical-chic detesta, ci informano). Ma da orografico, il bipolarismo assume una chiara valenza ideologica. Sarà un caso, ma i quartieri artistico-letterari a spiccata vocazione democratica (Saint-Germain, Montparnasse) sorgono sulla sponda sinistra - eccezione l'austero VII Arrondissement, ex cittadella militar-ministeriale ove trionfa il ricco borghese reazionario mentre la Destra rimane luogo di Potere & Establishment non solo finanziario. Il maggio '68 confermò la tendenza asserragliandosi nella Sorbona. Come i destrorsi moti preinsurrezionali del leghismo francese (febbraio '34) ebbero per scenario la dirimpettaia Place de la Concorde. Insomma, ecco ima prima elementare chiave ermeneutica. Ma gli autori vanno ben oltre, proponendo luoghi e situazioni «cult» per la Destra a cavallo fra le due rive. Ad esempio un'inattesa «promenade antidemocratica» nei Giardini del Lussemburgo. Qui troneggia un busto di Baudelaire. E allora? Apprendiamo che il maudit ammirava senza mezzi termini Joseph de Maistre, considerato «padre nobile» dalla reazione europea. Già Maurras, peraltro, scrisse che traducendo gli aforismi di Poe, Baudelaire contribuì alla battaglia contro l'egalité e il sistema elettivo. Sorvoliamo sui musei illustratori della grandeur transalpina - must verace - e i blitz nelle boutiques specializzate in «militaria». Voilà un meno banale pellegrinaggio funebre fra gli intellettuali collaborazionisti. Come Robert Brasillach (cimitero di Charonne) o Pierre Drieu La Rochelle. Ma - sorpresa - non manca il Muro dei Fe- derati al Pére Lachaise. Perché annettersi l'insurrezione comunarda? Erano anarco-nazionali, osserva il duo Bergeron-Vilgier. Non poteva infine mancare la capatina a Fort Chabrol, n° 51 della via omonima. Il visitatore troverà un hotel particulier, bruttino per essere sinceri. Ma basta che la memoria storica gli venga in soccorso. In quelle stanze aveva sede fino al 1899 il Gran Occidente di Francia, nebulosa organizzazione antimassonica e patriottarda. Il fondatore, Jules Guérin, si bar- ricò per 5 settimane tra le sue mura con un nucleo di fedelissimi. Fu capitolazione, però gloriosa (almeno, così affermano i nostri). Ma a scarpinare viene fame. L'homme de droite non è soltanto cuore: mai dimenticare lo stomaco. Segue un dettagliatissimo elenco: bar (anche il mitico «Harry's» e l'insospettabile «Café de la Paix» sartriano), ristorantini, bistrò «camerateschi» nel senso militante del termine. Chi finisce in mano a uno chef rosso anziché nero potrà sempre ordinare «pollo alla Mussolini» (il libro ne espone la ricetta) o champagne Taittinger. Perché mai? Semplice: negli Anni 30, non pago di sbronzare i gaudenti, il vecchio Taittinger volle buttarsi in politica. E finanziò con larghezza l'estremismo nero. Dopo il corpo, lo spirito. Parrocchie lefebvriane o cattolicesimo anticonciliare. Buon ultimo l'abbigliamento. Nessun penchant per il look naziskin: Dco Gratias. Ma abbondano gli indirizzi di eleganza dandistico-elitaria. Ghiottoneria estrema: procurarsi un casco coloniale (VI Arrondissement). Vanno fortissimo cravattini, pochette, cache-col con il giglio di Francia. Così agghindati sarà meglio non farsi intercettare da barbudos in eskimo. Ormai, peraltro, li si incontra di rado: il sinistrismo parigino svapora, complice Balladur e le magre fortune ps, ogni giorno più. E, in definitiva, Gianfranco Fini non dice forse di avere per modello proprio il sindaco Chirac? Enrico Benedetto Curiosa scoperta: la sinistra sta proprio sulla «rive gauche» A fianco un'immagine di Parigi. Sopra un Bateau Mouche sulla Senna: detestato dai radical-chic A fianco Charles Baudelaire. A destra Benito Mussolini: ha dato il nome alla ricetta di un pollo
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