Cuny, antidivo e surrealista di Gianni Rondolino

L'attore scomparso a 85 anni L'attore scomparso a 85 anni Cuny, antidivo e surrealista IH AVEVAMO incontrato a "Cannes alcuni anni fa, Alain Cuny, il grande i attore francese morto - -LI l'altra notte all'ospedale Coquin di Parigi all'età di 85 anni. Era seduto al tavolo di un piccolo ristorante - che oggi non c'è più - al numero 148 di rue d'Antibes, solo, silenzioso, vestito di nero, assorto nei suoi pensieri. Una figura quasi ieratica, molto simile ai personaggi che aveva interpretato nella sua lunga carriera di attore di cinema e di teatro. Perché Cuny, che era nato a Saint-Malo il 12 luglio 1908, pittore e letterato, amico dei surrealisti e di Antonin Artaud in particolare, si era sempre tenuto ai margini della mondanità e della spettacolarità cinematografica. Sin dal suo esordio nel film Remorques (1939) di Jean Gremillon, al fianco di Michelle Morgan e di Jean Gabin, la sua recitazione era parsa discreta, controllatissima, signorile, fuori degli schemi del divismo. Una recitazione che trovò uno splendido campo d'applicazione in Les visiteurs du soir (1942) di Marcel Carnè, a metà strada fra realismo e fantasia, lirismo e drammaticità, e che confermò, nei suoi toni sempre dimessi ma al tempo stesso intensi e profondi, in altri film di quegli anni, accanto ad attrici famose: con Arletty in Madame sans gène ( 1941 ), con Odette Joyeux in Le baron Fantóme (1942),. con Blanchette Brunoy in Solita de Cordone (1945). Intanto aveva iniziato una brillante carriera teatrale, interpretando i classici, da Shakespeare a Claudel, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica. E sarà Alain Cuny proprio il teatro a consacrare la sua fama di attore «essenziale», in cui la parola e il gesto, lo sguardo e i movimenti rigidamente determinati - riuscivano a dare alla sua figura possente e statuaria una interna tensione drammatica che si trasmetteva allo spettatore, incantandolo e conturbandolo. Ma anche al cinema, negli Anni Cinquanta e Sessanta, Cuny doveva ancora dare qualche personaggio, spesso minore, secondario, ma indimenticabile. Ad esempio in Cristo proibito (1950) di Curzio Malaparte, nella Signora senza camelie w>r.:,._^__ (1953) di Michelangelo AntoI nioni, in Notre I Dame de Paris Wi*.M \ (1956) di Chn ' stian-Jaque, in Les Amants Wi*.M \' (1959) di Louis Malie. Ma sarà soprattutto l'interpretazione di Steiner nella Dolce Vita (1960) di Federico Fellini a farne una «presenza» schermica unica. Il suo volto, che sembrava scolpito nella pietra, il suo eloquio quasi impercettibile, i suoi gesti ieratici, davano al personaggio inquieto e inquietante dell'intellettuale suicida, una dimensione autenticamente tragica: forse il personaggio più tragico di tutto il cinema di Fellini. Le sue apparizioni cinematografiche successive furono di minore intensità. E tuttavia, quando due anni fa, qui a Cannes, venne presentato II ritomo di Casanova di Edouard Niermans, tratto dal racconto di Schnitzler e interpretato da Alain Delon, la sua apparizione fugace, magnifica, solenne, ci confermò che Alain Cuny, a 83 anni di età, era ancora un attore grandissimo, inimitabile. Gianni Rondolino OGFivose PrezzochiAnticipo (cImporto dSalvo appL'offertaescluse

Luoghi citati: Cannes, Parigi