QUELLA TORINO NOIR E BIZZARRA

QUELLA TORINO NOIR E BIZZARRA QUELLA TORINO NOIR E BIZZARRA Esordio di Elisabetta Chicco nemico di ogni cambiamento sociale. O come il marchese Isidoro Parrucca della Rocchetta, nobile decaduto che ((viveva in fantasiosa eccentricità l'ultima parte della sua già non breve esistenza». O come la signor Bor, inchiodata al bisogno di lottare «ogni giorno contro il clisordine e l'imprevedibilità della vita». Il debutto (Le ali di Mercurio) sarebbe piaciuto al Gozzano adolescente che concupiva 1'«impareggiabile» bicicletta Ideal, il gioiello dell'agenzia «Borelli e Schenone» di via Berthoilet. A dominare la commedia d'epoca (1899) è l'osteggiata passione per il cavallo d'acciaio di una fanciulla diciannovenne, Giuba, dimora in via della Rocca, tra pallida noblesse e borghesi «elevati». Il suo sogno proibito è una due ruote dell'officina «Ceirano» (da guidare, va detto?, indossando la jupe divisée). A boicottarlo è l'intera famiglia (i nonni Numis e la madre, abbandonata dal marito, «privo d'esprit de famille»). A legittimare il ferreo «no» è l'aureo opuscolo lombrosiano II ciclismo nel delitto (ovvero spiegate il crimine con il biciclo), per tacere della jupe, inaudito sfregio alla femmmilità. Dovrà attendere, Giuba, il matrimonio con il tenente Witz per sabre Uberamente in sella, per volare di viale in viale (le «ali di Mercurio», metafora del movimento). Non che il coniuge sia del tutto sereno («Una ciclista potrà essere una brava moglie?»), ma la notte nuziale lo rassicurerà. ((Aspiravo - spiega Elisabetta Chic- I co - a scrivere un saggio sulla metamorfosi conosciuta dalla Torino fine Ottocento: smarrita la centralità, la corona politica, si reinventa capitale industriale. E invece mode, mitologia, mentalità hanno voluto manifestarsi sul palcoscenico narrativo». E' un bisturi psicologico il lapis della signora (doppia laurea: in Estetica con Pareyson - tesi su Bergam - e in Psicologia con Ada Fonzi). Un implacabile e impavido esploratore di caratteri. «Pandora», il secondo «vaso» del libro, che avrebbe catturato il «necrofilo» Cremona, sfata un luogo comune: «La seduzione fra adulti e bambini è reciproca. Vi è un elemento attivo anche nella parte meno agguerrita (o considerata tale)». Torino, 1882. Maria - il babbo spesso in viaggio, maman piagata dall'emicrania - si affeziona a un nobile decaduto, il marchese Isidoro Parrucca della Rocchetta, ne intuisce il lugubre segreto, lo «assedia» sino a svelarlo. Perché l'inquilino delle soffitte, fra i tanti cadeaux possibili, le riserva una «scultura di capelli»? Perché le donne pagano i servigi del vecchio con le loro trecce («valore sentimentale e sensuale incommensurabile»)? E quab servigi? E che cosa manipola il signore col «cranio calvo e i bianchi cernecchi scarmigliati» sul largo tavolo al chiarore delle candele? Sempre a Torino, ma nel secondo dopoguerra, è imbastito il terzo

Persone citate: Ada Fonzi, Borelli, Ceirano, Elisabetta Chic, Elisabetta Chicco, Pareyson, Schenone

Luoghi citati: Torino