LA NAPOLI DI LANZETTA SI SALVA NEL CAOS
LA NAPOLI DI LANZETTA SI SALVA NEL CAOS LA NAPOLI DI LANZETTA SI SALVA NEL CAOS Paul Adler Infatti Aktis. pp. 69. L 20.000 Un trentenne, prima prigioniero della madre, poi della moglie, medita di fuggire dalle trappole di famiglia e società, in un lungo monologo interiore, allucinato e visionario, che lo porta aiie soglie della follia, lì racconto apparve nel 1912 sulle pagine del quotidiano «Bohemia». Adler, tedesco di Praga, pellegrino d'Europa, è stato un attento narratore di specchi e magie della città che ospitò Kafka e Meyrink. Traduzione e cura di Giuseppe Dierna. Poeti sudafricani del Novecento a cura di Armando Pajlaich e Marco Fazzini Supernove, pp. 302, L. 30 000 Mentre il Sud Africa diventa un laboratorio di convivenza multietnica esce una corposa antologia di poeti che hanno cantato le ferite di questa terra. Un secolo di ferite, tensioni, contraddizioni; centouno poesie, dal post-simbolismo d'inizio secolo, alla rabbia di Soweto «Anni Settanta», alle moderne tendenze: diciassette autori con tutte le etnie. Lui sta dalla parte di questi eroi desolati, li accompagna con pietà non priva di patetico alle svolte del loro destino. Anna detta La Rossa, diciannove anni, figlia di una famiglia numerosissima, si muove senza meta lungo le stazioni di un pellegrinaggio fatale. Ha lasciato la scuola per i begli occhi di Marco, un suo coetaneo votato alla droga e allo sbando, e vive di collette rimediate sulle tangenziali di Napoli. Ripensa a Marco, da cui si è staccata, e difende in sé, dopo la morte balorda di lui, un residuo di malintesa giustizia da interpretare come vendetta necessaria e a suo modo espiatrice. Intorno alla Rossa mota tutto un gruppo di ragazzi legati ai miti di una nuova frontiera senz? confini e di altrove senza compensi: l'hard rock, l'ecstasy, Vasco e i Guns n' Roses, il sesso casuale e promiscuo, l'on the road del millennio che fugge, agitano alla ricerca di un significato improbabile e che muoiono sommersi dalle cose, dal fracasso delle cose, dalla zavorra di un mondo che stritola, sommerge, affossa ogni eventualità di esistere per sé e per qualcuno. Non a caso l'intero romanzo è giocato come un elenco o una congerie di cose, caos allo stato puro. Napoli diventa la metafora di un'irresistibile attrazione di morte, un funebre carnevale come appunto il Messico del titolo e di Paz. Lanzetta è bravo a condensare in capitoli veloci, in ritmi incalzanti, in scarti temporali, in topografie minuziose un materiale forte disposto con sottile vena di compianto. Il suo linguaggio composito imbarca dialetto e quasi-slang con vigile furia espressiva: lunghi cataloghi che riflettono nel caos di fuori i labirinti interiori dei suoi «eroi». "W" N titolo che fa penili; sare a Octavio Paz, IV; alle sue meditazioni ì sulla festa, sull'amore, sul barocco, ||| sulla morte, un pi ; Messico napoletano fe] di Peppe Lanzetta w6 I appena uscito da ^^s^ Feltrinelli. Dentro una Napoli di avvilimenti e di sfregi, di violenza e di sopraffazione, di accattonaggio e di malaffare, il primo romanzo di Lanzetta, classe 1956, autore di un fortunato libro di racconti, Figli di un Bronx minore, uscito l'anno scorso presso lo stesso editore, narra una storia ormai ordinaria di minimalismo o di nichilismo metropolitane: Napoli, insomma, come un'Amenca-terra-di-nessuno, come un Maghreb-deserto-che-avanza, come Babilonia del duemila. Dentro ci sono dei fatti e ci sono dei personaggi che si muovono inquieti e smarriti, che si
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