L'ALTRO PAMPALONI

L'ALTRO PAMPALONI L'ALTRO PAMPALONI «I giorni in fuga»: un diario in pubblico del critico La vecchiaia, la morte e la memoria della giovinezza ASPETTAVAMO da tempo questo libro di Geno Pampaloni, lo abbiamo visto formarsi giorno dopo giorno sul Giornale di Montanelli, abbiamo temuto che potesse interrompersi quando l'autore sembrò vicino a morire per un brutto incidente di salute. E lo salutiamo come un regalo ancora più prezioso, come un frutto che la grandine ha lasciato miracolosamente intatto. Si chiama I giorni in fuga e si lega, per la matrice autobiografica e il sentimento del vivere, a Fedele alle amicizie con il quale, per la prima volta, dopo essersi applicato per cinquant'anni ai libri altrui, Pampaloni narrava non episodicamente di sé e per sé. Ma il suo ritmo, senza perdere in pacatezza, risulta più spezzato e incalzante, lo situa a metà strada tra microracconti e notazioni diaristiche, ne fa - secondo una definizione accreditata da Pampaloni - un diario in pubblico. Mi sembra che siano tre i temi dominanti, dal punto di vista esistenziale e sinfonico. Il primo è, con evidenza, la vecchiaia, alla quale sono intitolati molti capitoletti e paragrafi (Vecchi e giovani, il vecchio e il cane, il vecchio e le donne...). Pampaloni affronta le afflizioni del suo stato con malinconia ma anche con buonumore invitto (per esempio, così: «Non ero mai stato in ambulanza, fino a pochi giorni fa. L'esperienza è stata felice. Uno si sente miliardario, la società al suo servizio»). E da questo dosaggio viene fuori una specie abbastanza insolita

Persone citate: Geno Pampaloni, Montanelli, Pampaloni, Vecchi