Israele Watergate del telefonino di Aldo Baquis

mm Arrestati i titolari di un'agenzia investigativa. Il Likud accusa i laboristi Israele, Watergate del telefonino Registrate le conversazioni di politici e reporter mm SPIONAGGIO DELL'ETERE TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Centinaia di telefoni cellulari di persone chiave nel sistema politico-militare-industriale israeliano sono stati per mesi ascoltati sistematicamente dall'ufficio di due investigatori privati il cui arresto è stato prolungato ieri dal tribunale di Tel Aviv. I due protagonisti di questa spinosa «Sabragate» - Rafi Fridan e Yaakov Zur, dell'agenzia «Agam» - sono sospettati fra l'altro di aver sintonizzato i loro apparecchi elettronici sulle frequenze dei telefoni cellulari del capo dello Stato Ezer Weizman, del controllore dello Stato Miriam Ben Porat, dei deputati del «Likud» Yaakov Shammay e Ovadia Eli, dei dirigenti dei due principali quotidiani del Paese, «Yediot Ahronot» e «Maariv», e degli uffici centrali di due banche, «Hapoalim» e «Discount». Ma la domanda principale - per conto di chi sia stata organizzata questa gigantesca operazione, senza precedenti - resta ancora senza una risposta plausibile. Da giorni la stampa israeliana scalpitava per poter divulgare il caso, ma la censura aveva consentito solo la pubblicazione di informazioni generiche. Ieri, dopo un nuovo ricorso, il tribunale ha autorizzato la stampa a riferire dell'esistenza di «una lista di 415 linee telefoniche ascoltate illegalmente». Fra di esse ve ne è una che appartiene all'ufficio di I Weizman, altre appartengono al ministero della Difesa. Il capo della polizia Assaf Hefetz ha spiegato che «le intercettazioni delle conversazioni di Weizman forse sono forse avvenute per caso». Fra i nomi delle persone i cui «telefonini» sono stati ascoltati per mesi spiccano i membri di due «dinastie» che controllano i quotidiani più importanti del Paese: i Moses (detentori di gran parte delle azioni di «Yediot Ahronot») e i Nimrodi (proprietari del «Maariv»). Da due anni, con l'ingresso di Ofer Nimrodi alla guida del «Maariv», fra i due giornali è in corso una lotta senza esclusione di colpi: «Yediot Ahronot» resta il quotidiano più diffuso (600700 mila copie, nell'edizione del venerdì), ma «Maariv» guadagna terreno, passando da 130.000 copie nel '92 alle 300.000 odierne. Secondo uno degli imputati, Rafi Fridan, lo scandalo è maturato proprio all'interno del mondo del giornalismo. «Mi risulta ha rivelato la settimana scorsa che il direttore di "Yediot Ahronot" Moshe Vardi e la sua collaboratrice Ruth Ben Ari commissionarono il controllo del telefonino di Dov Yodkovsky». Per decine di anni Yodkovsky era stato azionista privilegiato e uno degli artefici del successo di «Yediot Ahronot», ma due anni fa era passato a «Maariv». Durante il dibattito alla Corte distrettuale di Tel Aviv, la polizia ha confermato che sistemi di ascolto sono stati rinvenuti presso le abitazioni di un'importante azionista di «Yediot Ahronot» (Mimi Moses) e di un dirigente di «Maariv» (Yaakov Kedmi, responsabile del marketing). Ma nella lista delle persone ascoltate di regola dalla «Agam» c'erano anche numerosi esponenti del mondo degli affari, in primo luogo dei due canali televisivi, e deputati del «Likud», il partito di opposizione. La polizia ha accertato finora che i due investigatori privati disponevano di un potente «scanner» in grado di setacciare automaticamente le frequenze di trasmissione usati dai cellulari (800-850 megaHertz) per sintonizzarsi sul telefonino voluto. Questo «Sabragate» ha le carte in regole per diventare un vaso di Pandora: a quanto pare, a commissionare le intercettazioni sono stati gruppi dagli interessi eterogenei. Ieri intanto il deputato del «Likud» Shammay - che il 10 maggio aveva guidato la lista del suo partito alle elezioni nella centrale sindacale «Histadrut» - ha apertamente accusato il partito laburista. «La polizia - ha detto si è mossa in questa circostanza con una lentezza molto sospetta». Aldo Baquis Il capo dello Stato Ezer Weizman, una delle vittime del Watergate israeliano

Luoghi citati: Israele, Tel Aviv