Pesenti torna ottimista

Arese e lauto ecologica Italcementi (con Ciments) è un gigante da 5 mila miliardi Pesenti torna ottimista «Ilpeggio è alle spalle» MILANO. Un pessimo 1993 che ha visto nel settore del cemento la flessione di mercato più forte dal dopoguerra, unito all'integrazione con Ciments Francais, ha portato in rosso il bilancio Italcementi. Che ha perso a livello consolidato 126 miliardi, su un fatturato più che raddoppiato a 5161 miliardi contro i 1713 dell'anno precedente. Cosicché il gruppo (con 20.000 dipendenti in 13 Paesi) è salito tra i primi dieci italiani e tra i maggiori del mondo nella sua area di business. E Pesenti conferma: «L'opera di internazionalizzazione realizzata si sta confermando come una opportunità strategica. Le previsioni sono meno pessimistiche». La capogruppo, viceversa, è riuscita a terminare in pareggio, con un utile di 800 milioni contro i 55 miliardi precedenti. E quindi il dividendo, attinto da riserve, ci sarà, anche se ridotto: 100 lire per i titoli ordinari (contro 210) e 160 (270) per le azioni di risparmio. Ma il fatturato è sceso da 777 a 644 miliardi. E lo stesso vale per le vendite complessive Italia, che comprendono le Cementerie Siciliane e di Sardegna e Cemensud: 1050 miliardi contro 1300. In calo anche il margine operativo lordo da 195 a 140 miliardi, e quindi l'autofinanziamento netto, che ha tuttavia coperto i 125 miliardi di investimenti. Dimezzati i proventi finan- ziari (da 165 a 81 miliardi), e in discesa di 46 miliardi il patrimonio netto, ora pari a 1910 miliardi. A livello consolidato, il margine operativo lordo è stato pari a 910 miliardi, gli ammortamenti e gli accantonamenti pari a 830 miliardi. «E' stato un anno difficile» ha commentato Giampiero Pesenti «in Italia, la diminuzione del consumo di cemento, pari al 16 per cento, è la più drastica dal dopoguerra in poi. La flessione del settore delle costruzioni, dovuta alla stasi congiunturale, è stata ulteriormente aggravata dal blocco quasi totale della domanda pubblica». Non è andato meglio all'estero: la richiesta di cemento è stata più bassa del 10 per cento in Francia, del 13 per cento in Spagna. E per l'Italia, il quadro è stato aggravato da importazioni in dumping. Migliori i segnali che provengono dagli Strati Uniti e dalla Turchia, Paesi dove Italcementi è presente, e dove la domanda è cresciuta rispettivamente del 6 per cento e del 15 per cento. «I primi segni di ripresa negli Usa non sono stati sufficienti a compensare il negativo andamento della congiuntura europea, dove abbiamo la maggior parte della nostra attività - ha detto ancora Pesenti -, tuttavia a breve-medio termine è possibile formulare aspettative meno pessimistiche». Se infatti sul gruppo ha pesato certamente l'integrazione con la controlla¬ ta francese (dove era emerso un «buco» consistente), la riorganizzazione attuata nel gruppo comincia a produrre i suoi effetti. La ristrutturazione del sistema estero ha già portato alla creazione di un centro tecnico di gruppo, al coordinamento negli acquisti e nel trading. «Per questo ci aspettiamo un 1994 migliore, che farà emergere il valore aggiunto che ci attendevamo dall'acquisizione di Ciments» ha proseguito Pesenti, osservando che altri due elementi esterni fanno ben sperare: la costituzione del nuovo governo italiano e la conferma di segnali di ripresa che arrivano dai mercati esteri, e che già avevano fatto capolino alla fine del 1993. [v. s.] Giampiero Pesenti

Persone citate: Giampiero Pesenti, Pesenti

Luoghi citati: Francia, Italia, Milano, Sardegna, Spagna, Strati Uniti, Turchia, Usa