A cena con i cow boy

A Donne e bambini alla conquista delle praterie. Due libri li raccontano per la prima volta A cena con i cow boy le ricette dei pionieri d'America H NEW YORK EL classico film del Far West si vedono spesso, nella luce radente di un meraviglioso tramonto sulla vasta pianura, fermarsi i grandi carri con i loro teloni bianchi, poi i cavalli vengono sciolti e portati a pascolare, e le donne con i loro grembiuli e i loro copricapo di cotone inamidato si mettono a preparare la cena. Ma a questo punto il racconto di solito si sposta su qualche altro argomento: un tenero amore che spunta, una pericolosa rivalità, la minaccia dei pellirosse. Sui particolari pratici di quella cena - come e cosa si cucinava - si sorvola sempre. Anche nella letteratura, il faticoso cammino lungo il sentiero che portava da St. Louis o Indipendence o Council Bluffs attraverso le Montagne Rocciose o la Valle della Morte fino all'Oregon o alla Cali fornia è stato spesso raccontato, ampiamente documentato, ma si sottolineano sempre gli aspetti più £ avventurosi e, diciamo la verità, più maschilisti. Due libri da poco pubblicati negli Stati Uniti rendono possibile invece un giudizio più equilibrato, creando un quadro non solo più completo, ma anche molto più affascinante, in cui le donne e i bambini occupano il posto che gli spetta. Il più serio dei volumi. Wagon Wheel Kitchens di Jacqueline Williams (University Press of Kansas, pp. 222, $ 14.95), è praticamente una storia della grande migrazione verso Ovest dal punto di vista, diciamo, domestico. Il libro di Cathy Luchetti, Home on the Range (Villard, pp. 238, $ 25), è meno sistematico, ma particolarmente delizioso grazie alle vecchie fotografie e alle ricette («torta di maiale senza burro latte o uova») trovate nei diari dell'epoca, che sono la base del volume, o nei libri di cucina dell'Ottocento, compreso il White House Codkboók del 1879, che suggerisce una visione piuttosto allarmante della dieta dei presidenti dello scorso secolo («per invalidi dopo la febbre» si raccomanda la «cracker panada», una bibita fatta di biscotti salati bolliti in acqua aggiungendo poi vino e noce moscata). Una tempo, sul sentiero per la California i viaggiatori dovevano risolvere quotidianamente alcuni problemi basilari: oltre al cibo bisognava tro¬ vare acqua e combustibile. La grande prateria era attraversata, è vero, da una rete di fiumi e ruscelli: ma i corsi d'acqua non erano affidabili e all'epoca della grande migrazione il traffico era anche intenso (si calcola che nel solo anno 1850 una cosa come cinquantamila viaggiatori intraprendevano la strada verso l'Ovest). Troppo spesso, arrivando sul posto previsto per l'accampamento, i pionieri trovavano altri già insediati, e non sempre bastava l'acqua per tutti. E anche quando l'acqua c'era, il contenuto alcalino era nocivo, soprattutto per i cavalli che la bevevano e poi stavano male. Agli stanchi viaggiatori non rimaneva altra soluzione che proseguire. Per fare il fuoco si contava sulle piante secche della macchia, ma anche queste talvolta venivano a mancare. In tal caso si adoperavano le «Buffalo chips» ossia lo sterco secco dei bisonti, che si accendeva facilmente e bruciava a lungo. Molti diari del periodo raccontano le difficoltà delle signore a superare l'iniziale ripugnanza. Ma dopo i primi risultati, adoperavano questo combustibile volentieri: anzi, la raccolta di queste «schegge» diventava un lavoretto stabilmente assegnato ai bambini, che giravano con una cestina riservata all'uopo. Con altre cestine, secondo la stagione, raccoglievano le more, i lamponi selvatici e altre bacche sconosciute che si rivelavano commestibili e gustose; si scoprivano anche le erbe commestibili, da cuocere o da condire in insalata: le verdure fresche erano, per gran parte del viaggio, una rarità. Mentre le donne curavano il fuoco e allestivano il «forno olandese» (una casseruola di ghisa dove si metteva la brace sul coperchio per creare un calore più uniforme), gli uomini andavano a caccia: bisonte, fagiano e «prairie hen» (gallina della prateria). Ma molte sere, quando la pioggia rendeva il fuoco impossibile, si cenava a carne secca affumicata e gallette. La maggioranza degli emigranti partiva da St. Louis, dove si poteva comprare - o far fare su ordinazione - il «covered wagon», il caratteristico carro che poteva portare quattro persone abbastanza comodamente. A St. Louis si forma- vano anche i convogli, venti o venticinque carri i cui padroni si accordavano per viaggiare inWSf sieme. Queste compagnie nascevano magari per la comune città di origine o per una comune destinazione o, più spesso, per una condivisa fede religiosa e per le stesse abitudini culinarie. A St. Louis si acquistavano le provviste: pancetta affumicata, carne secca, sale, fagioli, riso, farina, l'indispensabile caffè. Scelte importanti, perché un cattivo acquisto poteva significare la fame. Lungo la strada c'erano poche possibilità di rifornimento. D'altra parte, un bagaglio troppo abbondante, mentre si poteva trasportare nella prateria, diventava un grave rischio quando si dovevano poi affrontare le Montagne Rocciose. A Fort Laramie, ultima stazione prima della tremenda ascesa, i convogli buttavano via il materiale eccedente se non potevano rivenderlo. I cercatori d'oro avevano battezzato Laramie «Camp Sacrifice»: un cronista dell'epoca parla di un convoglio che buttava via «una tonnellata di pancetta, alcuni barili di pane, sei dozzine di pale d'acciaio, asce, tubi di gomma, eccetera, per un valore di quasi 1500 dollari!*. Altri racconti parlano di stufe, mattarelli, biscotti e persino casse di champagne abbandonate ai lati della strada. L'arduo viaggio, le prove impreviste e imprevedibili stimolavano l'ingegno dei viaggiatori e degli imprenditori yankee che restarono a casa. Era in questo periodo che si inventavano i dadi da brodo(una forma primitiva si chiamava «meat biscuit») e il latte condensato. Molte delle ricette hanno la parola «senza» nel titolo: si imparava a sostituire una cosa con un'altra e a sfruttare ciò che offriva la natura, comprese le acque minerali e i laghi sulfurei. Dagli indiani imparavano tecniche di conservazione e, in molti casi, anche la tradizione di ospitalità e il modo di condividere il cibo. Le due autrici accuratamente evitano ogni riferimento alla notoria «Donner Party» che, bloccata dalle nevi nell'attraversata delle montagne, dovette ricorrere al cannibalismo. Ma anche nei racconti meno sensazionali le tragedie non mancano - la mortalità infantile era alta lungo il tragitto accettate con quel pudibondo, quasi taciturno coraggio che divenne parte integrante della personalità dei pionieri in un'America oggi rimpianta, romanticizzata e imparabilmente perduta. William Weaver Ifigli cercavano sterco di bisonte per il fuoco A A cena con i cowle ricette dei pionieri dA e ricee dei piieri dWSf gla couna più fedeabitA le prcatarisocaffSccattficac'erafornbagmennellgravvangne ultitrembutcedvenI battcrifpartavapansei asceper dolldi s

Persone citate: Cathy Luchetti, Donne, Jacqueline Williams, Range, Villard, William Weaver

Luoghi citati: America, California, New York, Oregon, Stati Uniti