Il Vaticano «riabilita» la tv di Mario Agnes

Pochi mesi fa il Papa aveva condannato la televisione: strumento antieducativo LA CHIESA E I MASS MEDIA «Ma i cristiani devono sempre vigilare sui programmi a carattere religioso» Il Vaticano «riabilita» la tv «Realtà meravigliosa che Dio ci ha fatto scoprire» E' ' una correzione di rotta, oppure il quotidiano ufficiale del Vaticano si mostra più audace del dovuto? Nel settembre '92 Giovanni Paolo II lanciò un anatema contro la televisione, accusandola di essere invadente e frivola, di distogliere dalla preghiera, di portare alla ribalta falsi valori. Un'accusa reiterata solo pochi mesi fa, quando il Pontefice sostenne che la televisione poteva essere imo strumento diseducativo nei confronti dei figli. E ancora, nel 1990 durante un viaggio in Brasile il Papa bollò le telenovelas - in gran parte di produzione brasiliana - perché «ridicolizzano i valori familiari dell'unità, della fedeltà e dell'indissolubilità del matrimonio». Oggi la Chiesa celebra la 28a Giornata delle comunicazioni sociali. E si apprende - leggendo l'Osservatore Romano che dedica al tema un'intera pagina - che la televisione è «tra le realtà meravigliose che Dio ci ha permesso di scoprire e sviluppare per il benessere della famiglia umana». Segue un decalogo riservato ai cattolici che spiega come usare in modo «intelligente» il mezzo televisivo. Tra i consigli, «incoraggiare quei membri della famiglia che intendono lavorare nell'ambito dei mezzi di comunicazione, in particolare nella televisione». Più in generale, il giornale del Vaticano raccomanda alle famiglie cristiane di selezionare, discutere e valutare i programmi tv, seguendo le Guide delle conferenze episcopali locali, o degli organismi cattolici specializzati. L'Osservatore Romano invita quindi gli utenti a organizzarsi per far conoscere le proprie opi¬ nioni e per influenzare le programmazioni televisive. In particolare, i cristiani devono vigilare sui programmi a contenuto religioso. Anche per favorirne la diffusione. Il quotidiano, citando una lettera sui media scritta il 24 gennaio da Giovanni Paolo II, elenca gli effetti positivi ma ricorda anche quelli negativi della televisione. Tra di essi, la pornografia, la violenza, il consumismo. Come si può notare, dunque, rispetto ai precedenti documenti vaticani sui media la pagina dell'Osservatore Romano punta l'accento più sul «buono» presente nell'uso della televisione che sul «cattivo». «La televisione - si legge - può e quindi dovrebbe divenire strumento valido per arricchire umanamente e spiritualmente la vita familiare, e per rafforzare l'unità e la comunione di quella cellula fondamentale della società che è la famiglia». Dalla televisione le famiglie possono acquisire «un accrescimento di cultura», una maggiore esperienza, un senso di «solidarietà» verso gli altri, un «giudizio morale più maturo e responsabile», e anche «un approfondimento della sensibilità e delle conoscenze religiose». Certo - spiega il giornale - i media possono divenire un ostacolo «allo studio e allo sviluppo degli interessi personali», un impedimento «alle relazioni interpersonali, e possono introdurre abitudini materialistiche, pregiudizi e stereotipi». Di qui il decalogo, articolato in 12 raccomandazioni, stilato dall'Osservatore Romano. E' rivolto alle famiglie ma anche alle parrocchie, sollecitate a promuovere corsi di specializzazione televisiva. [s. b.] Pochi mesi fa il Papa aveva condannato la televisione: strumento antieducativo Sopra un gruppo di sacerdoti davanti alla tv e a destra Mario Agnes, direttore dell'Osservatore Romano

Persone citate: Giovanni Paolo Ii

Luoghi citati: Brasile