«Un voto contro il governo ma per mandarlo a casa»

Michelini: potremmo anche dire sì MARTINAZZOLI «BOCCIA» DE MITA Un voto contro il governo iia per mandarlo a casa» ORZINUOVI DAL NOSTRO INVIATO , «Guardi, io non voglio fare il reduce, né il grillo parlante. Rifletto, sullo stato delle cose. Penso che si debba ricominciare a fare politica, ma dal basso, con il lavoro quotidiano, non con le interviste. Il potere che oggi concentra Berlusconi ha una misura inusitata e spaventosa. L'opposizione non dovrà transigere, ma ci vorrà tempo, ci vorrà pazienza per riconquistare uno spazio politico... Cosa fa, prende appunti?». Burbero, ma non troppo, triste, ma non troppo. Mino Martinazzoli, che qui a Orzinuovi, in provincia di Brescia, ci è nato, cresciuto e ci ha fatto politica fino al 1960, cammina lentissimo verso la piazza del municipio, piazza Vittorio Emanuele II, con coda di vecchi amici e giovani militanti, tutti spettinati da questo ventaccio che si è appena portato via il temporale, ma senza restituire il sole. E' appena uscito dalla nuova sede del : i «Cisl-pensionati» che è venuto a inaugurare. Duecento persone, quindici minuti di silenzio perfetto mentre lui parlava contro «i rischi che questa società diventi un somma inerte di solitudini e infelicità». Poi l'applauso, poi i saluti, con i paesani che avvicinandolo, dicono ancora «Senatore!» e lui paziente: «Avvocato, chiamami avvocato, non sono più senatore». Una, due, tre volte, fino a che uno imbarazzato gli fa: «Grazie per l'intervento, avvocato senatore». La sua risata è un buon auspicio: l'ha vista l'intervista che De Mita ha dato alla «Stampa»? «No, che dice?». Che il partito popolare dovrà votare contro il governo Berlusconi. «Meno male». Ma non per tornare alle elezioni, solo per ridimensionarne l'arroganza. «Questa non l'ho capita, anche perché il futuro del governo dipende in misura assai piccola da noi...». Senta, ma il suo giudizio politico... «Ah, no, i miei sono solo giudizi privati...». Svagato: «Che ore sono? Io berrei un aperitivo...». Come no, qui c'è il Bar Centrale, avvocato senatore, una saletta, il mezzo Campari con acqua. Lei prima ha detto che in Italia si profila «un tempo che rischia di diventare indecente». «E' quello che penso. Lo si deve dire senza risultare eccen- trici. E' un giudizio sulle cose che stanno capitando in questo Paese, dove si dovrà cominciare a rivendicare per sé e per la propria azione politica la "decenza quotidiana", come dice un verso di Montale». Lei teme Berlusconi? «Io temo questa democrazia dei sondaggi». Perché segue l'onda emotiva dell'opinione pubblica e finisce per enfatizzarla? «Di più: perché penso che non sia affatto una democrazia. In America si discute molto intorno all'uso politico dei sondaggi e qualcuno arriva alla conclusione che non siano affatto, al contrario di quanto comunemente si pensa, uno strumento democratico». A prescindere dalla loro eventuale manipolazione? «Sì». Molti, non solo nella sinistra italiana ed europea, temono un nuovo fascismo... «Io ai pericoli di un ritorno del fascismo non ci credo, anche perché le cose non si ripetono... Anzi considero che parlare di fascismo sia fuorviante, non mette a fuoco la complessità e la modernità di questo pericolo, lo banalizza». Provi a definirlo. «La democrazia si fonda su un equilibrio misurato tra libertà e potere, tra interessi economici opposti e regole... Ora è accaduto che un uomo solo, Berlusconi, concentri una massa vertiginosa di potere. E che la sua maggioranza di destra ne tuteli altrettanto. Il rischio è che la società, priva di contrappesi, diventi una preda inerte di questi grandi poteri dell'economia, della tecnica, dell'informazione». La Lega rivendica per sé il ruolo di contrappeso... «La Lega non può rivendicare proprio nulla». Perché? «Mi sbaglierò, ma credo che Bossi * mando l'accordo con Berlusconi abbia anche firmato la propria fine politica». Eppure ha una forte rappresentanza in Parlamento e una presenza decisiva dentro al governo... «Ripeto, non voglio fare il grillo parlante, perciò lo prenda come mio giudizio personale: la Lega sparirà, travolta dal potere di Berlusconi». E' una previsione, non un giudizio... «Una previsone sì, che tiene conto di almeno tre fatti. Il primo è la potenza di attrazione che sa esprimere Berlusconi, e la macchina-partito che ha messo in piedi. Il secondo è la legge elettorale che per sua natura premia chi sa esprimere più forza sul piano nazionale, mentre travolge le realtà locali, le differenze, le spinte politiche organizzate sui piccoli territori». E il terzo fatto? «Che la sola, autentica novità politica emersa da queste elezioni è Berlusconi. Bossi si è dimostrato un vecchio politico, un furbo capace di ideare tattiche, ma non di elaborare strategie». Lui dice che resisterà... «Vedremo». Alle prossime Europee? «Sì, il 12 giugno ognuno conterà davvero il proprio peso politico. Io penso che Forza Italia andrà avanti e molto, mentre la Lega perderà terreno». E i popolari? «Temo che perderemo ancora qualche punto». Con il rischio di scomparire? «No, se si ricomincerà a fare politica dal basso... Senza formulare allarmi immotivati, però avendo ben presente non solo quello che tutti abbiamo conquistato, ma anche quello che non possiamo perdere. Oggi circola una specie di euforica illusione che i problemi siano nel passato e non nel presente. Questo noi dobbiamo dirlo: i problemi non sono mai risolti una volta per tutte. Mi guardo in giro e vedo una povertà e una solitudine assai più inquiete che nel passato. Noi dobbiamo confrontarci con queste novità». Tutti aspettano che lei torni a fare politica... «Per la verità non ho mai smesso». Mai più a Roma? «Non si può tornare indietro». Ha visto il giuramento dei ministri, la faccia di Scalfaro? «Distrattamente. Qualche immagine nei telegiornali». E cosa ne pensa? «Che non sono più obbligato ad avere un giudizio su tutto, specie sull'attualità politica minuto per minuto». E' vero che legge anche pochi giornali? «Quando stavo in piazza del Gesù dovevo leggerne 10 al giorno, oggi me ne bastano 2 o 3». Bastano a infastidirla? «Scelgo solo quelli che mi piacciono». Per esempio? «Per esempio "La Voce" di Montanelli, sarà un po' grigia, ma di sicuro Indro è l'oppositore più lucido, più intelligente, a questo governo». Visto che siamo ritornati a parlare di governo, Fini e Bossi minacciano nuove elezioni se non passerà la fiducia. «E' una minaccia illegittima». De Mita dice che il partito popolare voterà contro senza defezioni, senza spaccature. Condivide? «Ci mancherebbe il contrario». Eppure girano voci di irrequietezze... «Vorrebbe dire mettere in vendita il partito e avere niente in cambio. Lasciamo stare, un altro mezzo Campari?». PinoCorrias «Cedere alle tentazioni del Cavaliere vorrebbe solo dire svendere il partito» ni chiede al presidente del vuole rimanere «Nei gruppi e negioranza è per lasostiene il capo dpolari, Andreattauna certa incaparegole del gioco dne minoranze». seguire gli scissiocattolico popolaUn iia p Mino Martinazzoli, leader dimissionario del ppi. Sopra, Ciriaco De Mita

Luoghi citati: America, Bar Centrale, Brescia, Italia, Orzinuovi, Roma