L W per cento degli italiani dice stop

L W per cento degli italiani dice stop L W per cento degli italiani dice stop ROMA. Il «Grl» ha promosso ieri un sondaggio tra i radioascoltatori per conoscere l'opinione degli italiani sull'ipotesi di sospendere il campionato 1994 di formula Uno. Una domanda, preceduta da questa premessa: in meno di quindici giorni, tra Imola e Montecarlo, sono morti due piloti, un altro è rimasto gravemente ferito e un quarto si è salvato per miracolo. Un bilancio davvero pesante per il circo dei bolidi, che ha sollevato polemiche e richieste da sospensione un po' da tutte le parti, compreso il governo austriaco (il più colpito da questa catena di incidenti e di lutti) che è arrivato a studiare l'ipotesi di una proposta internazionale per bloccare il campionato. Di qui la domanda: ritenete sia op¬ portuno sospendere il campionato di formula Uno oppure deve continuare? I radioascoltatori avevano a disposizione due linee per rispondere: la prima per chi era favorevole alla sospensione, la seconda per chi optava per la prosecuzione. Un sondaggio dai risultati eclatanti, a cominciare dal numero di chiamate: in più di ventimila, tra le otto e le diciannove di ieri, hanno telefonato. Ha vinto, in modo netto, il partito del disco rosso: più dell'80 per cento dei radioascoltatori ha chiesto che il campionato sia sospeso. Soltanto il 16 per cento ha votato come l'assemblea dei piloti. Ma già c'è chi polemizza anche sul sondaggio: «hanno telefonato soltanto i nemici della FI, l'esito era scontato in partenza». [r. cri.J ulteriore limitazione delle superfici aerodinamiche e sarà inserito un qualche sistema per regolare l'afflusso della benzina ai propulsori in modo di raggiungere l'obiettivo di una potenza massima di 600 CV (attualmente i migliori arrivano a circa 800). Il peso delle auto sarà portato a 625 kg, pilota incluso. Rimarranno i rifornimen¬ ti di benzina e i serbatoi da 200 litri. In più saranno messe in opera importanti modifiche dei circuiti non solo nei punti ritenuti pericolosi. Nell'ambiente le decisioni della Fia, imposte con un escamotage regolamentare invocando le cause di forza maggiore, hanno provocato reazioni contrastanti. Marco Piccinini, presidente della Federazione italiana, si è detto soddisfatto: «E' un passo nella direzione giusta - ha dichiarato - ma non ci fermeremo qui. Per questo motivo possiamo togliere le riserve sulla disputa del Gran Premio a Monza, ma continueremo a vigilare e a lavorare». Anche la Ferrari ha accettato le nuove norme con risposte positive. Del resto Maranello non aveva nascosto nei giorni scorsi la propria intenzione di rivedere le regole. Anzi bisogna dire che proprio l'azione della squadra italiana ha contribuito ad accelerare notevolmente la presa di posizione. LA PROVA PIÙ' DIFFICLLE MONTECARLO DAL NOSTRO INVIATO Davanti alla porta chiusa, c'è Diego Tommasini con le mani nei capelli e gli occhi stanchi. Dietro quella porta, c'è ancora Karl Wendlinger steso su un letto, come uno che dorme. Quando si risveglierà troverà il mondo come prima. Qualche amico che piange, Sophie che l'aspetta, il papà Karl che lo saluta. E la Formula Uno che continua. Anche se la Sauber Mercedes avrà saltato Montecarlo, «perché i ragazzi non ce la fanno», spiega Tommasini, uno dei manager del team, quello che è qui, all'ospedale Saint-Roch di Nizza, da ieri pomeriggio, da quando è arrivato il corpo inerte di Wendlinger, trascinato sulla barella da due infermieri lungo i corridoi vuoti. Ventiquattr'ore dopo l'incidente alla chicane, il pilota austriaco che voleva diventare più bravo del suo amico Berger «è ancora in coma profondo», come annunciano i medici. Significa che resta grave ma che, per fortuna, le speranze aumentano perché sta passando il periodo più critico. «Deve superare le 48 ore», aggiunge uno dei dottori. Deve tornare al mondo, fra di noi. «E' giovane, ha una fibra forte». Se ce la farà, nessuno è in grado di dire adesso come ne uscirà. Se come il suo amico che lo sta vegliando adesso e che giocava ad hockey ed è rimasto in coma 10 giorni per una mazzata prima di venirne fuori senza danni, o se seduto su una sedia tutta la vita. «Una cosa per volta. Adesso speriamo che viva», dice Tommasini. Certo. Alle 17 di ieri tutto è ancora come il giorno prima, un grappolo di giornalisti nella sala d'attesa, le telecamere abbandonate per terra, gli amici e i compagni di squadra di Karl che vanno e vengono, e non un pilota che sia passato a render visita a uno come lui, solo un po' più sfortunato di lui. Alle 17, Michel Boeri, presidente dell'Auto-

Persone citate: Berger, Diego Tommasini, Karl Wendlinger, Marco Piccinini, Michel Boeri, Roch, Sauber Mercedes, Tommasini, Wendlinger

Luoghi citati: Imola, Maranello, Montecarlo, Monza, Nizza, Roma