Da Hong Kong il pm lancia un monito contro l'ipotesi di soluzione politica per Mani pulite

Da Hong Kong il pm lancia un monito contro l'ipotesi di soluzione politica per Mani pulite Da Hong Kong il pm lancia un monito contro l'ipotesi di soluzione politica per Mani pulite Pi Pietro: no al «colpo di spugna» «Se dovesse succedere il popolo alzerà la voce» MILANO. Il giudice istruttore Italo Ghitti deve decidere sul rinvio a giudizio chiesto dalla procura di Milano per gli imputati dell'inchiesta sulle tangenti Sea, la Società esercizi aeroportuali di Milano. Fra gli imputati, anche Marcello Stefanini, segretario amministrativo del pds: i suoi legali, avvocati Guido Calvi e Gianfranco Maris, hanno chiesto per lui l'ammissione al rito abbreviato; il pubblico ministero Piercamillo Davigo si è opposto. Martedì prossimo comincerà la discussione con gli interventi di accusa e difesa. Quindi il giudice Ghitti deciderà sulle richieste di ammissione ai riti alternativi e sugli Berlusconi di assumere l'incarico di ministro degli Interni. E adesso Di Pietro ripete: «Ho un lavoro da finire e voglio finirlo». Ma poi si è lanciato anche in interpretazioni politiche. Ha riconfermato la necessità di garantire la totale indipendenza della magistratura dall'esecutivo. Poi ha aggiunto: «Come magistrato non posso dire nulla del futuro politico. ON scriva, non scriva niente. E' un momento delicatissimo, questo, in cui anche un avverbio potrebbe essere interpretato nel modo sbagliato». Ha paura l'avvocato Renato De Lorenzo. Ed e preoccupatissimo. Dopo l'arresto del fratello ex ministro, sia lui che gli altri membri della famiglia un tempo ricercatissima nei salotti napoletani e nelle ville capresi sembrano annichiliti dal fatto che ai De Lorenzo sia toccato subire per la terza volta l'onta del carcere. Sì, perché prima di Francesco hanno conosciuto i rigori della legge il padre, Ferruccio, e lo stesso Renato, fratello minore dell'ex ministro della Sanità. L'avvocato è stato accusato di aver convertito in Bot un miliardo e mezzo proveniente dalle tangenti intascate dal leader del pli. Arrestato a luglio dell'anno scorso, ha trascorso tre mesi in una cella di Poggioreale. In un primo momento, al telefono, si mostra estremamente prudente. Ma alla fine la rabbia e la protesta per quello che i legali di Sua Sanità hanno già definito «un atto giudiziario ingiusto e immotivato» prendono il sopravvento. Avvocato De Lorenzo, l'arresto di suo fratello era nell'aria da tempo. «E' incredibile. Pensi che avevamo consultato fior di giuristi, esperti di diritto molto autorevoli. Tutti si erano detti convinti che un provvedimento restrittivo non sarebbe mai stato emesso». Il giudice per le indagini preliminari ha sostenuto che l'arresto era necessario perché l'ex ministro è «socialmente pericoloso». Inoltre, se fosse rimasto in libertà, avrebbe potuto inquinare le prove e commettere ancora i reati per i quali è accusato. «Già, parliamo dei famosi presupposti per cui una persona deve essere rinchiusa in carcere. Sento dire che mio fratello potrebbe continuare a commettere chissà quali misfatti. Le accuse di cui deve rispondere si riferiscono ad un periodo in cui Francesco era un ministro della Repubblica. Ma non lo è più da TANGENTI SEA nomeno della corruzione, ma ho trovato una commissione che assomiglia ad un plotone di esecuzione», ha detto il magistrato. Segno che i rapporti con le autorità di Hong Kong sono notevolmente migliorati, dopo le difficoltà avute in un primo tempo da Di Pietro e dagli altri magistrati del pool con precedenti rogatorie internazionali. Crocevia dei traffici di tangenti, nelle banche di Hong Kong sono celati molti dei segreti di Tangetopoli: conti correnti cifrati, depositi di mazzette, operazioni finanziarie sospette. Tanto che Di Pietro, che ripartirà domenica per L'Italia, ha già annunciato che tornerà a Hong Kong per le sue inchieste, [f. p.] A sinistra Antonio Di Pietro A destra Bettino Craxi

Luoghi citati: Hong Kong, Italia, Milano