Il governo cerca i consensi che mancano al Senato: qualcuno tentenna e Mancino s'arrabbia

Il governo cerca i consensi che mancano al Senato: qualcuno tentenna e Mancino s'arrabbia Il governo cerca i consensi che mancano al Senato: qualcuno tentenna e Mancino s'arrabbia le sirene «azzurre» dividono i popolari E c'è chi pensa a un Berlusconi-bis AVVIENE RE La novità è che a piazza del Gesù, con la regia di De Mita, si punta a bocciare il governo nella speranza di potersi imbarcare in un futuribile, improbabile Berlusconi-bis. Chi la dice tutta è un vecchio amico di De Mita come Romano Baccarini: «I primi segnali di Berlusconi - racconta il senatore di Forlì - sono brutti, a cominciare dalla nomina a ministro di Giuliano Ferrara. Noi voteremo contro il governo, ma se Berlusconi non passa al Senato, a quel punto ci potrebbe essere un reincarico e allora tutto diventa possibile...». I popolari hanno un sogno e due giorni fa Beniamino Andreatta è salito al Quirinale e 10 ha raccontato al presidente Scalfaro, che è restato impassibile: se Berlusconi sarà bocciato al Senato, perché non dargli un nuovo incarico? E a quel punto ha spiegato Andreatta all'Informazione - «un Berlusconi senza Fininvest potrebbe essere anche 11 nostro presidente del Consiglio». E' proprio questo il messaggio a sorpresa che parte da piazza del Gesù: basterebbe sfilare dal governo la squadra Fininvest - Ferrara, Letta, Previti per celebrare il matrimonio che nessuno si immagina. Certo, un Berlusconi-bis senza Fininvest assomiglia ad un miraggio del Sahara, ma da qualche giorno gli ex democristiani sono di nuovo in campo e in questo cambio di marcia c'è lo zampino di Ciriaco De Mita che, dopo l'esilio di Nusco, è tornato in azione. La sua casa alle falde del Quirinale ha ripreso a profumare di provolone e ad ospitare amici di partito in un andirivieni continuo, che ha trasformato in pochi giorni l'ex segretario nel nuovo regista della politica dei popolari. Ma, anche se la tentazione di De Mita e dei suoi è quella di battere Berlusconi al Senato, tra i popolari si agita uno spauracchio terribile. «Non c'è dubbio - ammette Baccarini -, quello di nuove elezioni è un ricatto forte per un partito in difficoltà come il nostro». E gli alleati di Berlusconi lo sanno così bene che ieri Fini e Bossi sono tornati a minacciare «elezioni subito» in caso àìflop al Senato. E intanto, in vista dello scontro per la leadership del ppi, Mario Segni si riposiziona: ieri ha scritto una lettera a Rocco Buttiglione, dicendosi d'accordo su tutto col filosofo, ma ripetendo che per ora «non è il momento di ammiccamenti e lusinghe». Fabio Martini ne? «Può sembrare paradossale, ma Moro ci ha insegnato a raccogliere le contraddizioni e a guidarle». Dunque? «Dunque dobbiamo costringere la maggioranza a ridurre le sue tentazioni prevaricatrici. E far capire che dal consenso popolare nascono dei doveri, non solo dei diritti. Non l'hanno ancora capito. E basta pensare all'elezione dei presidenti delle due Camere per accorgersi che questa gente si muove senza responsabilità. Mi spiego: dato che al Senato non hanno la maggioranza, avrebbero il dovere di ricercare un punto di intesa, e invece vanno avanti minacciando o cercando prove di forza. Mi auguro che noi si riesca a fargli capire che così non va». Scusi, ma lei sta parlando di politica o di pedagogia? «Ma quale pedagogia... Io propongo e chiedo atti politici rilevanti che impongano alla maggioranza di smetterla di oscillare tra la prevaricazione e il dominio». Vuole scambiare l'appoggio dei popolari al governo con un nuovo galateo berlusconiano per il futuro? «No, e lo dico chiaramente: noi non negozieremo alcun ingresso al governo. I popolari voteranno contro. Tutti. Compreso Buttiglione». Punta a un Berlusconi-bis? «No, punto a far capire ai berlusconiani che possono governare. Ma in un altro modo». E per questo vuole che Berlusconi sia battuto al Senato: e se il risultato sarà la spaccatura del partito popolare? «Vedrà, i popolari non si spaccano. Il rischio è un altro: se non seguono questa strada, si dissolvono». Mauro Anselmo Nicola Mancino, presidente dei senatori del partito popolare

Luoghi citati: Forlì, Nusco