Quei cavernicoli d'oro di Guido Tiberga
Quei cavernicoli d'oro Quei cavernicoli d'oro Ma lo slogan più famoso è italiano I bambini del Sessantotto se li ricordano bene: Fred Flintstone con la sua pelle di brontosauro a pois neri, Wilma con l'abitino bianco e la testa cotonata, i loro vicini Barney e Betty Rubbles, il loro cane dincsauro, i bambini terribili Petula e Barn Barn, i dialoghi fatti di «iaba daba duu» e «Wilma dammi la clava». I bambini del Sessantotto se li ricordano bene perché gli Antenati sono loro coetanei: nati nel 1960 sulla scia di Braccobaldo, dell'orso Yoghi e di Quick Draw Me Graw, un cavallo sceriffo che da noi non ebbe troppa fortuna, anche per il nome un po' stupido che gli appiopparono i distributori italiani: Ernesto Sparalesto. Nel 1959 William Hanna e Joseph Barbera, i papà degli Antenati, erano al top della loro carriera di cartoonist: i network americani mandavano in onda i loro personaggi tre volte la settimana, corteggiati dagli sponsor. I due autori, in quegli anni, lavoravano alla Screen Gems, il ramo televisivo degli studios Columbia. Nell'inverno del 1960 John Mitchell, uno dei manager della compagnia, fece irruzione nel loro ufficio con un'idea senza precedenti: dare l'assalto al prime time, dominato allora dalle situation comedy, con un programma di animazione. Personaggi nuovi, in grado di appassionare non soltanto i bambini, ma anche gli adulti e soprattutto gli sponsor, che nell'America che stava per cominciare il mito di Kennedy erano già i padroni assoluti della televisione. Hanna e Barbera, grandi artisti ma anche grandi uomini d'affari, non ci pensarono due volte: il programma più seguito negli Stati Uniti, allora, erano i telefilm degli Honeymooners: una serie con Art Carney e Jackie Gleason che raccontava le vicende di un autista di autobus alle prese con una moglie dal caratterino vivace e con una coppia di vicini di casa. Trasportare in cartoon quella situazione non era difficile: il disegno, poi, permetteva ambientazioni strane e gag impossibili alla fiction tradizionale. «Trovata la fisionomia dei personaggi - raccontava Barbera in una vecchia intervista cominciammo a vestirli in modo strano: da pionieri, da indiani, in abito sportivo o da cacciatori. Il primo a pensare ai cavernicoli fu un nostro collaboratore, Dan Gordon. Bastò un'occhiata ai suoi disegni per capire che quell'idea aveva potenzialità enormi...». Hanna e Barbera trasferirono alla preistoria la vita quotidiana della middle class ameri¬ cana: Fred lavora in un'impresa di costruzioni, ma la sua scavatrice è un brontosauro che sposta i sassi con la bocca. Gioca a bowling con un sasso che si consuma prima di arrivare ai birilli. Sua moglie Wilma pulisce la casa con un elefantino che aspira la polvere dalla proboscide. La puntina del loro giradischi è un uccello con il becco a punta. Oggettianimali che dicono battute assurde. Il debutto degli Antenati è sul network dell'Abc, il 30 settembre 1960. Il successo è immediato: 166 puntate consecutive fino al 1966. Poi una serie di speciali, uno addirittura con Nancy Reagan, in carne ed ossa, come ghost star. Ancora negli Anni Ottanta un sondaggio nelle scuole medie americane dimostrò che solo il 30 per cento dei ragazzi sapeva riconoscere il Presidente, ma nove su dieci non avevano dubbi davanti a Fred Flintstone. In Italia, gli Antenati arrivarono poco più tardi, con lo stesso successo. Una curiosità: la frase «Wilma dammi la clava», che ha divertito due generazioni di bambini, è tutta italiana. La inventarono Nino e Toni Pagot per gli spot del Neocid. Potenza di «Carosello». Guido Tiberga
Luoghi citati: America, Columbia, Italia, Potenza, Stati Uniti
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