Per i neoarchitetti un'occupazione c'è
Ricerca su formazione e futuro dei laureati Ricerca su formazione e futuro dei laureati Per i neoarchitetti un'occupazione c'è Passati ai raggi X, i laureati in Architettura degli ultimi 5 anni rivelano una situazione professionale favorevole, ma ancora migliorabile: il 46 per cento risulta occupato prima di concludere gli studi (sono i geometri ad avere la meglio), mentre a 2-3 anni dalla laurea i «sistemati» salgono all'80 per cento. Lo rivela una ricerca del Centro interdipartimentale per i servizi didattici di Architettura (Cisda), pubblicata dalla Celid, presentata ieri al Castello del Valentino in un incontro coordinato dal prof. Manfredo Montagnana. «Solo il 10 per cento si laurea con meno di 27 anni» spiega Luca Davico, che ha condotto l'indagine su un campione di 150 neoarchitetti. «La durata media degli studi è superiore ai sette anni». Il settore che offre maggiori opportunità di impiego? «Gli studi professionali, più marginale è l'ambito pubblico. Nei primi anni la mobilità è molto alta». Il reddito: dopo un anno solo il 19 por conto supera il milione e mezzo, ma a tre anni dalla laurea la percentuale arriva al 71. La libera professione, riservata soprattutto agli uomini, tocca all'indomani della laurea il 16%. Dopo 4-5 anni raggiunge il 50. Come vedono la facoltà gli ex studenti? «Nove su 10 esprimono parere positivo sulla formazione culturale. La situazione si ribalta quando si analizza la formazione pratica: 7 su 10 criticano l'eccesso di teoria». Il preside di Architettura, Riccardo Roscelli, ha ricordato che «il nuovo ordinamento, entrato in vigore quest'anno, migliora la qualità della didattica, passata da 2800 a 4500 ore e basata su laboratori interdisciplinari. A regime la nuova facoltà avrà un'offerta formativa molto differenziata». Ne usciranno laureati che, al contrario dei loro predecessori, non saranno più «architetti tuttofare». Una novità. Il numero delle matricole - quest'anno 800 a Torino e 150 a Mondovì - si abbasserà per il '94-'95 a 720 e 160.
Persone citate: Luca Davico, Manfredo Montagnana, Riccardo Roscelli
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