Pescosolido spegne il mito di Agassi

Pescosolido spegne il mito di Agassi TENNIS Internazionali del Foro Italico: dal giovane italiano la bella sorpresa di giornata Pescosolido spegne il mito di Agassi Avanza con Gaudenzi (che oggi affronta Muster) ROMA DAL NOSTRO INVIATO Abituato a essere braccato da folle di ragazzine adoranti, coccolato da figlie, mamme e nonne, eroe di un tennis costruito dalla ben remunerata fantasia dei mercanti di immagine, Andre Agassi deve essersi sentito crollare il mondo addosso quando sul 2-1 del terzo set, ieri sul far della sera, il popolo del Foro Italico, evidentemente poco sensibile al fascino del Kid, 10 ha coperto di fischi e invettive. Agassi giocava contro Pescosolido, un italiano, e dunque può sembrare comprensibile che il pubblico si sia lasciato andare, diciamo così, ad un eccesso di amore tifoso. In realtà c'è qualcosa di più, dietro alle urla di ieri. C'è il declino di un mito, la fine, forse, di un fenomeno fondato più sull'abile sfruttamento del personaggio che sulle reali qualità tecniche del tennista. E' accaduto che Andre Agassi, dopo aver ottenuto il controbreak del 2 a 1 nel set decisivo, si è lasciato andare ad un gesto di rabbia, stringendo i pugni e urlando la sua gioia. La gente, forse offesa, forse convinta che 11 gesto fosse in realtà un gestaccio, ha cominciato a urlargli «scemo, scemo», a coprirlo di fischi, a gridargli «buffone, buffone». Le tifose di Andre assistevano in dolente silenzio e lui, molto nervoso, andava al servizio e lo perdeva e così dopo la faccia perdeva anche la partita. Agassi è cambiato, abbiamo scritto ieri, è cambiato in peggio. Sbaglia troppo, corre poco, e pensare che una volta lo chiamavano Flipper. E poi, invece di entrare nel campo, ad anticipare il gioco, preferisce stare due metri fuori a tentare una strada che non paga più: quella dello scambio. Stefano Pescosolido è stato molto tbile, abilissimo, a sfruttare gli errori c i cedimenti altrui. Ha vinto il primo set, ha perso il secondo, ha colto l'attimo fuggente nel terzo mettendo in mostra un tennis a tratti assai efficace e preciso, un tennis che ricordava quello, bello e senza fortuna, espresso in Coppa Davis a Madrid contro Costa e Bruguera. «Mi sentivo in debito perché nei grandi tornei non sono mai riuscito a ottenere risultati di prestigio: ora che ho colmato la lacuna mi sento meglio, sono felice più di quanto non lasci intendere» ha detto il ragazzo di Arce, figlio di Ciociaria, con aria triste e dimessa, ancora più del solito, quasi provasse vergogna in qualche modo ad esprimere al mondo i suoi sentimenti più intimi. Negli ottavi di finale, oggi, Stefano giocherà contro l'olandese Jacco Eltingh, che ieri ha eliminato Chang e che è stato uno dei due giocatori (l'altro è Alami) ad aver battuto Sampras dall'inizio della stagione. La strada non è troppo in salita, speriamo. Sicuramente sarà meno ardua di quella di Andrea Gaudenzi, il quale dovrà incrociare la racchetta con Tomas Muster, il suo compagno di avventure nella scuderia austriaca di Ronnie Leitgeb. «Andremo al ristorante insieme, poi ognuno per la sua strada» ha detto Andrea ricordando la sua vittoria su Muster al recente torneo di Barcellona. Il romagnolo aveva appena costretto alla resa, senza troppi sudori, l'olandese Siemerink, un tipo da serve and volley in verità poco efficace sul rosso del Foro. Gaudenzi ha ribadito la solidità fisica e mentale del suo gioco, anche se per la verità deve migliorare i suoi colpi, specie quelli di attacco. Due italiani negli ottavi, comunque, non sono cosa da poco, specie di queste pallide lune. Erano rimasti in cinque, dopo il primo turno, sono usciti Cane, quasi pronto per fare il maestro, con tutto il rispetto per la professione; Nargiso, fra l'altro dolorante a una gamba; e Furlan, capace di strappare un set a quel demonio di Medvedev, il quale sarà magari un po' stanco dopo i trionfi di Amburgo ma è sempre in grado di imporre alla distanza la potenza del suo tennis. Carlo Coscia Pescosolido oggi affronta Eltingh

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