Berger in pista ma potrebbe fermarsi

FORMULA 1 Da oggi le prove ufficiali del g. P. di Monaco, con l'austriaco ancora pieno di dubbi Berger in pista, ma potrebbe fermarsi «Se capirò di non essere più me stesso, tornerò ai box» Senna è stato ucciso dalla ruota della sua Williams? MONTECARLO DAL NOSTRO INVIATO In divisa Ferrari, lo scudetto di Maranello sulla camicia bianca, Gerhard Berger ha detto che stamane sarà in pista nelle prove ufficiali. Fugati tutti i dubbi? No: al termine di un lunghissimo discorso il pilota austriaco ha precisato che, se quando sarà sulla sua monoposto si accorgerà di non essere più se stesso, scenderà e se ne andrà a casa. Appare chiaro, dunque, che il corridore di Woergl, 34 anni, ha ancora qualche dubbio. Anche se, più tardi, in un'intervista televisiva si è dilungato a spiegare che la Ferrari sarà più competitiva a metà stagione, a partire probabilmente dal Gp di Francia, ai primi di luglio. C'è qualche contraddizione in questa storia, ma è anche comprensibile. Il dolore per la scomparsa di Ratzenberger e Senna ha lasciato tracce profonde. «Quando sono tornato da Imola, dopo essere anche stato in ospedale a Bologna e avere visto che era successo l'irreparabile - ha dichiarato Berger - è stata molto dura per me. Mi sono interrogato, ho cercato di trovare delle ragioni. Il cervello mi diceva: hai una famiglia, dei soldi, un'attività imprenditoriale, ci sono tante belle cose nella vita, meglio lasciare le corse. Il cuore rispondeva: sei un pilota, ti piace guidare, la FI è la tua vita». Giorni difficili, braccato dai giornalisti che volevano sapere: «Una sera ho trovato 300 chiamate sulla segreteria telefonica, tutti mi cercavano. Non ho rilasciato interviste, ho soltanto parlato con alcuni amici. E le mie parole sono state interpretate male, hanno fatto montare pubblicamente una vicenda che è mia personale, soltanto mia. Onestamente avevo voglia di andare via dalla Formula 1. Quando sei giovane certe cose ti scivolano addosso. Io stesso quando ho cominciato, in F3, ho visto degli incidenti gravi, anche dei morti. Ora è diverso; pensi, mediti, hai di fronte altre possibilità. Per questo ero incerto». Paura? Consapevolezza? Il problema delle vetture sempre più veloci e della sicurezza? «Tutto insieme, non c'è una ragione sola. Per esempio: non esiste un circuito sicuro. Ovunque ci sono pericoli. Parliamo di Spa, del Canada, di Silverstone. E le prestazioni delle vetture. Sono dei fulmini. Ma i timori maggiori possono arrivare dai guasti tecnici, dagli imprevisti. Io avevo sbattuto a Imola per aver perso un alettone. E ho continuato a correre, così come l'ho fatto lo scorso anno, dopo gli incidenti di Monza ed Estoni». Si è detto della responsabilità delle autorità sportive, di regole da rivedere. «Ecclestone è un manager dalle capacità eccezionali. Con lui la Formula 1 è salita a livelli impensabili. Max Mosley mi sembra persona perbene. E' disponibile, aperto. Per quanto riguarda i regolamenti non bisogna prendere delle decisioni a caldo, sotto la spinta emotiva. Dovremo parlarne, magari dopo Montecarlo e Barcellona. Comunque ci riuniremo venerdì, dobbiamo far sentire anche la nostra voce». Accetterebbe, Berger, un ruolo da leader in un sindacato dei piloti? «No. Perché bisogna farlo a tempo pieno. Io non voglio prendermi certe responsabilità. E non vedo neppure l'inserimento di qualche campione del passato remoto o recente in questo ruolo. Potrebbe essere di¬ stratto da altri interessi». Riferimento a Prost? Ma la Ferrari come si è comportata in questo periodo? «Benissimo. Mi hanno lasciato libero di decidere, anche durante la corsa di Imola. E anche ora non mi hanno fatto pressioni. Sono io a decidere». Maranello ha fatto sapere che se Berger non dovesse disputare la gara, ci sarà solo Alesi in pista. Oggi dunque, a 11 giorni dal tragico weekend di Imola, si ricomincia. Fra muretti e guardrail, con tante preoccupazioni. Ieri in una lettera al Times, Max Mosley presidente della Fia, ha fornito un'altra ipotesi sull'incidente mortale di Senna. «Il brasiliano - ha scritto - potrebbe essere rimasto ucciso dalla ruota anteriore sinistra o dalla sospensione della sua Williams, rimbalzate dal muretto sul casco del pilota. «Se non fosse stato così ha aggiunto Ecclestone - Ayrton avrebbe potuto tornare ai box con le proprie gambe». Ma nessuno ci ha ancora spiegato, con ragionevole certezza, perché la vettura numero 2, quella maledetta domenica si è frantumata alla curva del Tamburello. Cristiano Chiavegato FORMULA 1 Berger (fianco) rifiuta il ruolo di sindacalista «perché bisogna farlo a tempo pieno ed io non voglio prendermi responsabilità» Sotto: Todt, dt Ferrari. Se l'austriaco non correrà, a Montecarlo sarà in pista soltanto Alesi