«Privatizzare? Tocca solo a noi» di Roberto Ippolito

Gnutti e Pagliarini vogliono escludere Dini. Berlusconi deve decidere Gnutti e Pagliarini vogliono escludere Dini. Berlusconi deve decidere «Privatizzare? Tocca solo a noi» La Lega vuole la «superdelega» ROMA. E' ancora presto. Silvio Berlusconi non ha risolto l'enigma. Il presidente del Consiglio, in carica da ieri mattina, non ha chiarito se affiderà a un ministro la guida delle privatizzazioni. Oppure se lui stesso resterà il regista della cessione delle aziende pubbliche. Il primo Consiglio dei ministri, svoltosi ieri mattina, ha ignorato l'argomento. Il secondo, convocato per domani, potrebbe occuparsene. Ma non è certo. Berlusconi, infatti, non ha ancora esaminato il problema. Preso dai mille impegni del debutto governativo, non ci ha pensato. La questione è molto delicata. Due ministri leghisti chiedono esplicitamente di avere la delega per le privatizzazioni. Si tratta di Giancarlo Pagliarini e Vito Gnutti, titolari rispettivamente del Bilancio e dell'Industria. Accontentarli significa però emarginare il ministro del Tesoro Lamberto Dini, scelto personalmente da Berlusconi. Possibile che accada questo? Pagliarini racconta che venerdì scorso, durante le trattative per la formazione del governo, Berlusconi gli ha garantito la delega per le privatizzazioni. Ma di questo impegno non si trova conferma ufficiale. La questione, quindi, sembra aperta, nonostante le pressioni della Lega Nord. Domani, venerdì 13, sarà il giorno fortunato per trovare la soluzione? Per ora, le privatizzazioni sembrano l'eterna maledi- zione di tutti i presidenti del Consiglio. Giuliano Amato prima affidò la responsabilità a tre ministri (Tesoro, Industria e Bilancio, con la prevalenza del primo). Poi per punire Giuseppe Guarino (Industria) in lite con Piero Barucci (Tesoro), si riprese le competenze prevedendo una possibile delega. Carlo Azeglio Ciampi ha privilegiato Barucci, ma per moderare le dispute interne si è tenuto il ruolo di guida non esitando a sconfessare Paolo Savona. E così ritorna il problema della delega. Berlusconi deve firmarla? E a vantaggio di chi? Gnutti insiste sulla richiesta già propagandata prima della sua nomina: «E' giusto che l'Industria e non il Tesoro abbia il compito di supervisore del processo di dismissioni. Non si tratta solo di smobilitare le partecipazioni dello Stato, ma, sfruttando l'occasione, di avviare una vera politica industriale nazionale». In teoria il presidente del Consiglio può rinviare la scelta. Ma questo significa che alcune decisioni devono essere prese direttamente da lui. Il via libera alla vendita delle azioni dell'Ina, per esempio, va dato entro pochi giorni. Altrimenti diventa impossibile l'offerta pubblica per fine giugno, come previsto da Ciampi. In gara per il ruolo di generale delle privatizzazioni, i neomini¬ stri sembrano invece d'accordo sulla volontà di sbarrare la strada a Enrico Cuccia e alla sua Mediobanca. «Non si tratta di prendere provvedimenti contro ma a favore della pluralità», spiega Gnutti, critico per il ruolo da mattatore di Cuccia per la Banca commerciale e il Credito italiano, ceduti dall'Iri. Anche il ministro dell'Università Stefano Podestà, esponente di Forza Italia e finora prorettore dell'Università Bocconi, definisce la privatizzazione della Comit «una presa in giro» per il piccolo risparmiatore. I risparmiatori sarebbero stati attratti «con un facile guadagno», possibile per lo sconto praticato sulle azio- ni, e quelli «furbi hanno rivenduto subito». Ma, dice Podestà, «i superfurbi hanno riacquistato le azioni» ottenendo il controllo. Sulla base di questa esperienza, Podestà considera «irrealizzabile» per la Stet la formula della public company, cioè una società con un'infinità di piccoli soci. Come si orienterà allora? Gnutti dice solo che la privatizzazione della finanziaria per le telecomunicazioni è «il problema più grosso» per il governo. Governo che deve favorire la «diffusione dell'azionariato», secondo il berlusconiano presidente del Senato Carlo Scognamiglio. Roberto Ippolito E Forza Italia promette «Per la cessione Stet non ci saranno prese in giro» A destra Vito Gnutti Sotto, Pagliarini

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