BURROUGHS E DIANE DI PRIMA IN LIBRERIA

S BURROUGHS E DIANE DI PRIMA IN S TATEMI bene e fatevi», augura ai lettori, con un tono molto Anni Sessanta, Diane Di Prima nella prefazione alle sue Memorie di una beatnik appena edito da Guanda. Detto oggi, saprebbe un po' di archeologia, ma niente paura: appartiene proprio ai mitici Sixties. L'autobiografia, del '69, era finora sfuggita ai traduttori italiani; adesso viene lanciata con una fascetta un po' imbarazzante («Uno sconvolgente diario erotico»), ma in perfetto orario. Diane Di Prima è stata «la» poetessa della Beat Generation, ninfa egeria newyorkese poi veleggiata verso la California e il buddismo. Ma le sue «memorie» ci costringono a un tuffo vertiginoso nel cuore della «bohème» a cavallo del ponte di Brooklyn. Sono i ricordi dei primi anni, tra il college e il mitico incontro con Alien Ginsberg, cui è dedicato l'ultimo capitolo. L'epifania decisiva avvenne in un letto piuttosto affollato, dopo una serie di tappe di tono consimile ma in compagnia di ragazzi e ragazze sconosciuti alla storia della letteratura. Diane Di Prima ci riporta a quel fervore di liberazione e trasgressione con una scabra sincerità. Sul fronte Adelphi torna invece con un ragionamento filosofico il vecchio William Burroughs. Che a distanza ormai stellare dal suo terrificante e a tratti sublime Pasto nudo, ragiona su II gatto che è in noi: «Noi siamo il gatto che è in noi. Siamo i gatti che non possono camminare da soli, e per noi c'è un posto soltanto». [r. e]

Persone citate: Alien Ginsberg, Diane Di Prima, Sixties, William Burroughs

Luoghi citati: California, Guanda