«Donne di destra, fatevi avanti»

«Donne di destra, fatevi ovanti» «Donne di destra, fatevi ovanti» Femministe polemiche, ma la sinistra le corteggia PIVETT1 & LE ALTRE I ROMA L teorico Mario Tronti sull'Unità esorta a non sopravvalutarne il protagonismo «perché la destra non può mai essere portatrice di emancipazione e di liberazione». Lo scrittore satirico Stefano Benni sul manifesto ha dedicato al nuovo presidente della Camera una poesia ironico-licenziosa intitolata «Il primo amore non si scorda mai», che esordisce: «Ti ricordi Irene, il dì della tua prima comunione, quel chierichetto bruno che ti lanciava sguardi di passione». Strofe irriverenti che per la redattrice di Noi Donne Bia Sarasini tradiscono «la contraddittoria attrazione degli uomini di sinistra per quel nuovo tipo di donna incarnato dal presidente di Montecitorio». Decise, aggressive per nulla solidali, spesso dichiaratamente antifemministe, le nuove «donne di destra» intrigano la sinistra. Gli uomini ma soprattutto le donne, femministe e post-femministe Anni Novanta che alle «colleghe» del fronte opposto lanciano un invito al dialogo. Donne della destra, se ci siete, battete un colpo. La rivista Noi Donne, che ha organizzato il dibattito alla Casa della Cultura, nell'ultimo numero propone un almanacco delle 122 parlamentari appena elette. Un record storico nella vita della Repubblica, anche se poi nel governo Ber¬ lusconi c'è solo una ministra. Donne progressiste (77) ma anche donne «di destra» (47) e donne cattoliche elette nel Patto per l'Italia (8). Ma soprattutto, e per la prima volta, donne dal passato e dalla carriera molto diversi. Donne che vantano un curriculum politico ma anche che ne sono prive, donne d'azienda, insegnanti o semplici casalinghe. Donne che hanno fatto parte del movimento delle donne, altre che ne riconoscono i meriti ma lo considerano una cosa «del secolo scorso». E ancora, donne senza gonne. Che volevano i pantaloni e se li sono messi senza stare a pensarci tanto sopra, in concorrenza diretta con gli uomini. Anzi, ritengono che il femminismo vecchio e nuovo, l'atteggiamento «revanchista» che nasce comunque dal tenere le donne sotto una campana protettiva, sia stata una delle ragioni della sconfitta progressista. Donne come Pialuisa Bianco, per la quale essere femmina «è un inci¬ dente». Come Tiziana Parenti che alla giornalista di Videomusic Francesca Todini, che sulle «nuove donne» ha condotto un'inchiesta in onda tutte le sere da ieri, risponde senza peli sulla lingua: «Per le donne è venuto il momento di prendere il potere». Come Adriana Poli Bortone, che ha proposto di disfare la commissione pari opportunità, orgoglio di Tina Anselmi e di tante cattoliche e comuniste vecchia maniera. O come Irene Pivetti, appunto, che afferma di chiedere a se stessa quello che fin'ora è stato chiesto agli uomini. Né più, né meno. E nel suo discorso inaugurale parla al maschile: «Io come presidente, io come italiano, io come privato cittadino». Facendo innorridire le femministe proto e post. Ma provocando indirettamente le dimissioni di Livia Turco, leader carismatica delle donne di sinistra. Che dichiara: «All'io deciso di Irene Pivetti non possiamo più contrapporre un'identità collettiva generica, che parla in nome delle tante donne e degli interessi femminili». «Una coperta ormai troppo stretta», la definisce Sarasini, ammettendo che il protagonismo delle altre è un po' «una cartina di tornasole» per la sinistra che non ha saputo guardarsi intorno. Nemmeno in fatto di donne. Quel che sconcerta le donne di sinistra oggi sono proprio le differenze e le somiglianze delle «altre». «Uguali nella volontà di affermarsi, ma anche, spesso, nell'orgoglio di farcela come donne. Diverse nell'assoluto individualismo, nella mancanza di quella solidarietà femminile che era l'anima, il sentimento comune di tante donne dagli Anni Settanta in poi», spiega Giovanna Pajetta, che alle donne della Lega ha dedicato un libro II grande camaleonte, che sta per uscire da Feltrinelli. Che la vituperata Camille Paglia, l'autrice del denigratissimo Sexual Personae, alla fine abbia ragione? Maria Grazia Bruzzone Irene Rivetti

Luoghi citati: Feltrinelli, Italia, Roma