Così le stanze del potere si aprono al vincitore

Così le stanze del potere si aprono al vincitore Così le stanze del potere si aprono al vincitore IN STILE FININVEST CHIGI cinque. Alle tre del pomeriggio il Palazzo è preso e Berlusconi, le mani dietro la schiena, perlustra le stanze del potere con il piglio del proprietario. Bussa, apre le porte, sorride: «Permette, signora? Sono il nuovo presidente del Consiglio». La segretaria bionda del terzo piano ha «Confidenze» sul tavolo, ricorda l'incontro e se non sviene è solo perché lo ha fatto a più riprese prima. Il Palazzo è preso e la guardia si adegua. Salvatore Turco, ispettore della sicurezza interna, è qui da dieci anni ma sembra fininvestino dalla nascita. Impugna già il telefonino come un revolver. «E' una rivoluzione. Questi non sono politici, so' manager. Si vede subito. Sorridono. Ti stringono la mano. Io Ciampi sorridere non l'ho visto mai. E Andreotti ci dava la mano due volte l'anno, a Natale e a Pasqua». Il Palazzo è preso e niente prigionieri. Solo qualche cinico ancora da espugnare. Il commesso che monta la guardia in anticamera si tormenta perplesso i risvolti del frac: «Ahò, nun ce se crede. Dietro quella porta sai chi ce sta? Fe-ra-ra. Quello della tv. Ferrara ministro. E come no? M'ha fatto pure l'occhiolino». Si apre la porta del ministro per i rapporti col Parlamento: all'ombra di una bandiera tricolore c'è Giuliano Ferrara in camicia e bretelle rosse ohe parla al telefono in francese con un certo Bertrand: «Oui monsieur, merci». L'ispettore si scalda: «Fa effetto vedere queste facce nuove, normali, come noi». Il commesso sarà pure vestito come un pinguino, ma resta un romano vero: «Ih, hai voglia! Berlusconi e Ferrara sono mica novellini. Qui c'erano già stati un sacco di volte ai tempi di Craxi. E pure dopo». Erano manovre di seduzione e di avvicinamento. Soltanto adesso si può dire che il Palazzo è preso. «E' come se uno entrasse nella reggia del Giappone e al posto dell'Imperatore ci trovasse il presidente della Sony». Giuliano Ferrara ha abbassato il ricevitore e adesso si allunga in poltrona, cercando di racchiudere in un para¬ gone la giornata più incredibile della sua vita. «Ho appena incontrato il mio predecessore, Barile. Mi ha molto colpito, ha dei bellissimi capelli bianchi. Emozionato? No, sono una vecchia pantegana dei palazzi romani. Abituato a vedere stanze come questa: gli stucchi, i lampadari enormi, tutto così délabré». Forse dovrà lasciarla già domani. Perché il Palazzo è preso, ma adesso bisogna assegnare le stanze. Qui al terzo piano, al posto di Ferrara dovrebbe venire il vicepresidente missino Tatarella, a meno che non scelga la 355, quella d'angolo, dove visse e lavorò per un paio d'anni, prima di trasferirsi a palazzo Venezia, sua eccellenza il cavalier Benito Mussolini. Dall'altra parte del corri¬ doio, la stanza ancora vuota del leghista Speroni, già reggia di De Michelis, presidiata da commessi preoccupati. Ma è al primo piano il cuore del potere. Berlusconi non ha ancora deciso dove mettersi. Nella stanza di Ciampi o in quella di Andreotti, con il fido Letta accanto. Per ora è da Ciampi, oggi si vedrà. Come Craxi, sarà lui ad assegnare le stanze ai suoi collaboratori. Con uno scatto di perfidia, Bettino ne diede una a tutti, tranne che al segretario personale Cornelio Brandini, in memoria e a castigo di qualche sgarro. Ma il Brandini del Dottore è Niccolò Querci, troppo un bravo ragazzo per rimanere a piedi. Massimo Gramellini IL PIANO NOBILE DI PALAZZO CHIGI 1 - Sala riunioni del Presidente del Consiglio 2 - Studio del Presidente 3 - Salottino degli ospiti 4 - Stanza della segretaria di Berlusconi 5 - Studio del Segretario generale Andrea Monorchio 6 - Sala del Consiglio dei ministri 7 - Studio del Sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letto o possibile studio del Presidente 8 - Stanza della segretaria del Sottosegretario 9 - Prossimo studio di Giuliano Ferrara o di Gianni Letta 10 - Studio del capo ufficio stampa Antonio Tajuni a allegra a a da studioi, ministro e chiare. AlBossi punta gnifica queempi lontao-sinistra si onsistente. ce a Oscar che gli lancia uno dei suoi rari sorrisoni. E poi l'uomo della contesa: Cesare Previti, l'avvo¬ ascritto a titolo di merito. Ma grazie a una sua mossa al momento della firma, ecco che riusciamo a vedere ben ingrandita da una telecamera quella prece- abbracciare Bobo Maroni e ci è sembrato orgoglioso e commosso. Ma ci è sembrato anche che con la sua presenza volesse contendere e contenere proprio il modo proprietario con cui agiva, guardava e si muoveva Silvio Berlusconi. Paolo Guzzanti I nni Letto del potere itII «fortilizio» dove lavorerà la squadra di Berlusconi gere, e lo ha fatto con classe». Anche se la freccialina non è mancata, al Tgl: «Ha voluto farsi notare, ma l'avrebbero notata comunque». L'uomo più affascinante? Stefano II «fortilizio» dove lavorerà la squadra di Berlusconi

Luoghi citati: Ferrara, Giappone, Venezia