Tecnocity: «Mandiamo in orbita Torino» di Piero Bianucci

Tecnocity; «Mandiamo in orbita Torino» Tecnocity; «Mandiamo in orbita Torino» L'associazione chiede il trasferimento dell'Agenzia per lo spazio dotazione di 600 miliardi. Che ne pensa Leschiutta della proposta di portare l'Asi a Torino? «In quanto torinese e presidente del Comitato scientifico - risponde - non è elegante che io prenda posizione in proposito. E' però un dato di fatto che l'Asi non ha nessuna struttura a Nord di Roma». C'è anche da domandarsi che futuro può avere l'Asi. Il 3 maggio si è svolto a Roma un convegno del Cnr per programmare 23 satelliti scientifici e l'Asi è stata tenuta in disparte. Si direbbe che il Cnr punti ad approfittare della crisi per riportare al proprio interno l'intera attività spaziale del nostro Paese. Prime reazioni? «Sono molto interessato all'iniziativa, - dice il presidente della Regione Brizio - prenderò subito contatto con Castellani e con i parlamentari torinesi». L'Agenzia spaziale italiana (Asi) amministra quasi mille miliardi l'anno ma è in piena crisi. Il nuovo presidente, Giorgio Fiocco, da qualche settimana cerca di riorganizzarne l'attività dopo anni di contrasti interni sfociati in una gestione commissariale e in inchieste giudiziarie e della Corte dei conti tuttora aperte. Il baricentro delle attività spaziali finora è stato al Sud: nonostante le competenze e le industrie esistenti a Torino, il polo di maggior attrazione è Napoli, dove si tende a spostare anche l'attività industriale. Dei 12 membri del Comitato scientifico dell'Asi, oggi presieduto da Sigfrido Leschiutta del Politecnico di Torino, sei sono di Roma e tre di Napoli. E Napoli, oltre all'istituto per gli studi sulla microgravità ha avuto anche il Cira (Centro italiano ricerche aerospaziali), per ora una scatola vuota, ma con una Portare a Torino l'Agenzia spaziale italiana è la proposta che l'Associazione per Tecnocity avanza al sindaco, alla Provincia, alla Regione e ai parlamentari della circoscrizione torinese perché se ne facciano ambasciatori a Roma. Niente di campanilistico. L'idea è di attuare anche in Italia un processo che in Francia, Germania e Regno Unito è già realtà: essere capitale non significa concentrare ogni istituzione, ma delegare alcuni compiti ad altre città in base alle vocazioni locali, mantenendo il contatto attraverso una «rete» telematica. Si pensi, per esempio, al ruolo che in Francia hanno città come Lione o come Tolosa. E' il concetto di «capitale reticolare», spiega Marcello Pacini, direttore della Fondazione Agnelli, che con Crt, San Paolo, Enea, Fiat, Stet, Sip, Unione Industriale e altri enti una decina di anni fa ha dato vita all'Asso- Marcello Pacini direttore della Fondazione Agnelli che ha ideato il progetto di città reticolare ciazione per Tecnocity. «I tempi per attuare questo o altri progetti non dovrebbero essere lunghi. Fin d'ora si potrebbero trasferire strutture come l'Agenzia Spaziale che attraversano una fase di riforma». Torino ha certo le carte in regola. Basti ricordare il Politecnico, l'Alenia Spazio, la Fiat Avio e un tessuto di piccole e medie industrie ad alta tecnologia. Piero Bianucci

Persone citate: Brizio, Castellani, Giorgio Fiocco, Leschiutta, Marcello Pacini, Sigfrido Leschiutta