Inter i problemi cominciano domani

Incasso record a S. Siro per i nerazzurri favoritissimi nella finale Uefa con il Salisburgo Incasso record a S. Siro per i nerazzurri favoritissimi nella finale Uefa con il Salisburgo Inter, i problemi cominciano domani La Coppa, poi si decide se cambiare Calcio e teppisti Diffidate del tifoso se è basso Chi chiede a Pinna d'oro Marini con quali certezze l'Inter parta alla conquista della seconda Coppa Uefa questa sera contro il Salisburgo non si aspetti un trattato di scienza calcistica. Marini appartiene alla tribù dei semplici, che spiegano i fenomeni con le cifre nude e crude. «La prima certezza è che partiamo dall' 1 -0, la seconda è che ci vanno bene due risultati su tre», risponde. Tutto il resto infatti appartiene alla sfera dell'imprevedibilità, che ha inglobato la stagione nerazzurra, della quale resta ora la briciola più grossa. Neppure questa probabilissima vittoria può cancellare i mesi di sofferenza e di tensione che hanno portato al licenziamento di un direttore generale, di un allenatore e alla serie B sfiorata come non era mai successo prima. Certe cose non si scordano. Certi fili non si riannoderanno. Lasciarsi carezzare dalle voci che scorrono ad Appiano Gentile e avere il polso di quello che succederà domani è un tutt'uno. In piazza Duse e davanti alla villa del presidente Pellegrini bisognerà mandarci i «ghisa» a regolare il traffico: tanti, quasi tutti i preziosi dipendenti della Beneamata hanno qualcosa da chiedere, da contrattare, da negare. L'elenco degli incontri si aprirà con Berti, che sembra disponibile a restare. Dietro a lui ce ne saranno otto in attesa come agli sportelli della Usi. Anche gente importante, le vecchie bandiere come Zenga, Bergomi e Ferri virtualmente disoccupati. Non tutti si sentiranno chiedere: «Vuol rimanere?». «Tutto può cambiare a seconda che si vinca o si perda la Coppa. Se si vince si rimane in Europa e per le casse della società è un bell'ossigeno: si potranno fare programmi ambiziosi e ci potrà essere ancora spazio». Così parla Ferri e non troviamo il coraggio di dirgli che in un programma ambizioso lui avrebbe poche chances. Il pettine del Salisburgo non ha denti abbastanza radi per scivolare sui nodi interisti di fine stagione. Si parla molto di collo- APPIANO GENTILE DAL NOSTRO INVIATO TRAMONTO DI UN MITO SMILANO CARPETTE ROSSE, il mito è in pericolo. La società più celebre del basket italiano, l'Olimpia battezzata quest'anno Recoaro, la Juve del canestro (24 scudetti, 3 titoli europei), vive momenti difficili. Il segnale è arrivato nel giro di poche ore. Prima l'addio di Mike D'Antoni, uomosimbolo in campo e in panchina nelle ultime 17 stagioni, poi l'annuncio del proprietario Gianmario Gabetti: «Lascio il testimone ad altri». In attesa di trovare gli acquirenti (impresa non facile, perché finora le poche offerte non hanno convinto Gabetti, le cui richieste, d'altra parte, sono giudicate «esorbitanti»), l'attuale proprietario ha assicurato una soluzione-ponte «nel breve periodo» che fa temere per il futuro di quello che fu il mito-Simmenthal. In questo club è «nata» la sponsorizzazione, cardine del basket italiano: già col nome Borletti, l'Olimpia - nata nell'ambito di qui, di opzioni, di scelte di vita anche perché è difficile intrattenersi sul valore di Winklhofer e di Amerhauser, che qualcuno può scambiare con un amaro. Diciamolo. Il fascino della finale è in proporzione alle qualità di Salisburgo, la città che ha prodotto Mozart e la birra dei monaci di Mulln ma non ci incanta con i suoi calciatori. Forse ha ragione chi vuole riformare la Coppa Uefa per restituirle lo spessore di dieci anni fa. Il popolo interista per il momento non ci bada. Ci saranno a S. Siro più di ottantamila spettatori per l'incasso record di 4 miliardi e 580 milioni: in certi anni non si guarda per il sottile. Ma per quanto ci si sforzi di creare allarmi (che sono giustificati se si ricordano i brividi corsi con il Borussia Dortmund) è difficile immaginare un ribaltone che porti l'Inter a perdere la finale. «Credo che giovedì saremo tutti più felici» prevede Bergkamp che ha festeggiato in ritiro i 25 anni. «Loro hanno più forza di noi e sono più bravi a rubare palla a centrocampo: in questo ci sovrastano», sostiene Marini con le sue certezze da ragioniere. «Però se perdiamo possiamo restare assediati nello stadio fino a domenica», ammette. Sarebbe la conclusione indegna di una stagione indimenticabile. Ma perché pensare al peggio? L'Inter, pur con Sosa acciaccato e Ferri tenuto probabilmente in panchina, ha le qualità per prevalere. Non giocherà, par di capire, una partita scriteriata in attacco. «E' il Salisburgo che ci deve aggredire, noi dobbiamo tenere il controllo della partita come abbiamo fatto all'andata sostiene Marini -. L'unico rammarico è di non aver chiuso il discorso già a Vienna, con il 2-0 che poteva realizzare Jonk. Non avremmo da soffrire. Però io ho vinto tutte le finali cui ho partecipato: ho fiducia di aggiungerne un'altra». Pinna d'oro parla e intanto si ravvia i capelli, muove di scatto la testa, si abbandona ai suoi piccoli tic di uomo nervoso. Da questa sera tornerà dietro il sipario. Pellegrini lo aveva chiamato per raddrizzare la stagione quasi compromessa nella Dennis Bergkamp, 2 gestione Bagnoli. Impresa titanica. Ci sarebbe voluto il carro attrezzi e non quest'uomo arrivato a dire a Pellegrini: «Non voglio più allenare i giovani, mi mandi dietro una scrivania perché fare il tecnico della Primavera non mi stimola più». Lo hanno sfilato da quella scrivania, ora ce lo riporranno. Quanto gli peserà il ritorno all'anonimato dopo una notte così? «Ho cambiato tante volte mestiere, posso farlo ancora. Non ho mai indagato il mio futuro e non mi sto a chiedere adesso se qualche società si farà viva per darmi una panchina e se l'accetterò. So soltanto che la mia vita da marzo è cambiata: mia moglie potrebbe anche chiedere il divorzio perché sono due mesi che sto con l'Inter e non con lei. La testa era sempre qui. A pensare. Voi credete che sia stato facile? Ma sono arrivato alla fine. Martedì o mercoledì andrò a parlare a Pellegrini». Purché si metta in coda. Marco Ansaldo 5 anni ieri, può vincere il primo trofeo con l'Inter ITALIA 1 ORE 20,20 Inter Salisburgo ZENGA 1 KONRAD BERGOMI 2 LAINER FONTOLAN 3 WEBER JONK 4 WINKLHOFER PAGANIN A. 5 FURSTHALLER BATTISTINI 6 AIGNER ORLANDO 7 AMERHAUSER MANICONE 8 ARTNER BERTI 9 MARQUINHO BERGKAMP 10 HUTTER SOSA 11 FEIERSINGER Arbitro: MCCLUSKEY NUZZO 12 ILSANKER PAGANIN M. 13 MUZEK FERRI 14 STEINER DELL'ANNO 15 GARGER MARAZZINA 16 JURCEVIC All. MARINI All. BARIC Andata: Salisburgo-lnter 0-1 — *— *. iV^".. r..k. da COUP" *f«: SS» muto*?.»'" .5?. B»«r**«}W*: chip» par Arami. 1* mar- ,blan placa polir rampxw la Coupa da l'UEFA, marcrarll « iZuro(1-0, au matth a««- 1 dominali»!! lur la ^>^1 .,«_. j'M Ai fjikSo est oerrwr «wrt av.it lui «uni fln> P*r vssm vssm KftìSwfSnutre.*» demaiidc Al»""™.: Calcio èlalt il y 1 ?£Eu tutte» «ai»! im maini fortini! .Ulta!» «■«•» pamlenl de pfa* enfili ^Xn^ IL professore di psicologia criminale David Farrington dell'Università di Cambridge, è giunto alla conclusione secondo la quale il teppista inglese da stadio è piccolo di statura, sessualmente promiscuo, e ha un debole per i tatuaggi. Tale identikit è il frutto di un approfondita analisi condotta sugli usi e costumi di oltre 400 giovani ultras londinesi in servizio devastante e effettivo dagli Anni 60 a oggi. «Volete individuare il teppista calcistico?», ha detto il professor Farrington: «L'operazione è semplice. Egli è un bassotto che nutre il complesso di Hitler o di Napoleone, a scelta». L'individuazione del teppista, ammesso che lo si voglia individuare, presenta comunque alcune difficoltà sulle quali lo psicologo abilmente sorvola. Una volta trovatisi di fronte a un giovane inferiorte al metro e sessanta, per essere certi di non cadere in un equivoco bisognerebbe infatti chiedergli: scusi, lei soffre del complesso di Hitler o di Napoleone a scelta? Benché posta con le dovute cautele e ad una certa distanza dall'interrogato, non si esclude che la domanda potrebbe provocare reazioni incontrollate. Ma ci sono altri fattori che, secondo lo studioso, aiutano sia il comune cittadino sia il tutore dell'ordine, a centrare il bersaglio. Il giovane che si accinge a diventare un incallito devastatore di tribune, non soltanto è basso lui, ma sono bassi il ceto e il reddito della sua famiglia. Ha subito punizioni «dure ed erratiche». A scuola era, già dalle elementari, un ripetente. Il suo quoziente intellettivo è, provate a indovinare, basso. Almeno uno dei genitori ha la fedina penale sporca. Un quadro impressionante. C'è da meravigliarsi che un simile disgraziato soggetto ubicato in una simile disgraziata famiglia si «accinga» a diventare un incallito teppista e non abbia deciso perentoriamente di esprimersi, distribuendo legnate, sin dalla primissima infanzia. A questa osservazione, il professor Farrington sorride e spiega: il complesso di Hitler o di Napoleone a scelta, si instaura nell'ultra in questione dopo che le figure del dittatore nazista e del minuto conquistatore còrso hanno fatto ingresso nelle sue conoscenze. Perbacco. Dobbiamo dedurre che il modello propostoci dall'Università di Cabridge pur essendo uno zuccone ripetente, si preoccupa di conoscere la storia del Terzo Reich e le vicissitudini di Bonaparte. Professor Farrington, se durante una partita, poniamo dell'Arsenal, un tifoso con tatuaggi, sessualmente promiscuo, ripetente, provato da punizioni erratiche, con un padre dalla fedina penale sporchissima e un quoziente intellettivo zero, ma alto un metro e novanta spacca la testa a un tifoso del Tottenham, lei come la mette? Caso molto interessante, dice lo psicologo: dovrei considerare il tifoso del Tottenham eccezionalmente sfortunato. m canine? ae A-imaxe OHM ,à -«ite», srice »ur lutei.* Lei inceni homme» tom ""'"Vfr.jS nlul W «1" ,oiun ^•.Secainfr**^ ..h'IBfc ufoiuin jWgj