Malle all'Opera di Vienna di Lietta Tornabuoni

Malie all'Opera di Vienna Malie all'Opera di Vienna Il grande regista Louis Malie (foto), ex marito dell'attrice Candice Bergen, finalmente ha preso una decisione che stava maturando da tempo: passare al teatro d'opera. La scelta è caduta naturalmente su un grande teatro internazionale qual è l'Opera di Stato di Vienna. Il regista francese nel giugno del 1996 metterà in scena il «Tristano e Isotta» di Richard Wagner. L'occasione è doppiamente interessante perché nella parte di Tristano debutterà il tenore messicano Placido Domingo. L'orchestra sarà diretta da Daniel Barenboim. Nel ruolo di Isotta ci sarà una specialista del ruolo: Waltraud Meier. La «prima» del «Tristano e Isotta» è prevista per l'8 giugno. Il merito di aver condotto Louis Malie alla Staatsoper è da ascrivere al direttore del teatro Ioan Holender, dopo mesi di faticose trattative: Malie s'è, convinto durante una cena da «Figlmueller», famoso per le sue «Wiener schnitzel». Marco Risi, che al Festival partecipa come produttore nuovi. Non a caso le immaginisimbolo del cinema italiano che possiamo ricordare arrivano fino a un certo punto. Poi, più ci avviciniamo ai nostri giorni, più diventano labili. Ci vuole qualcuno che, senza cinismo e senza ansia del successo, si ponga il problema delle immagini per scavare sotto le cose, per entrare profondamente nella realtà». Mario Brenta, in concorso con «Barnabo delle montagne», è convinto che, anche in quest'ottica, qualcosa si stia muovendo: «Oggi i giovani autori sono in grado di provocare interesse e la vivacità non manca, anche se che certi generi classici del nostro cinema, come la commedia all'italiana, sono un po' tramontati. Mi fa molto piacere che a Cannes sia presente una squadra così disomogenea di nostri film e che quindi non si parli più dell'Italia in modo stereotipo. Il fatto che tanti registi facciano un cinema tanto diverso serve a mutare almeno un po' l'immagine dell'Italia». Secondo Alessandro D'Alatri (alla Quinzaine con «Senza pelle») la «vetrina» italiana a Cannes è «l'anticamera di un negozio, il segno che una vera morte del cinema da noi non c'è mai stata. Che forse c'è un cinema ferito e piagato, ma vivo e capace, al di là dei problemi del mercato, di andare comunque avanti». Fulvia Caprara dei paesaggi dell'azione, il lago d'Iseo, il Peloponneso (Corinto, Epidauro, Micene Naplio), le antiche grotte e cave di pietra vicine a Roma spesso utilizzate per i vecchi film mitologici e trasformati qui in luoghi magici. Crepuscoli, oscurità vespertine, tanghi repentini, tunnel azzurri, densità elegante e profonda delle inquadrature, corpi distesi e affiancati misteriosi quanto i «gisants» delle tombe medievali, evocazione della classicità, eliminazione d'ogni suono realistico (niente tv né radio né vociare, nulla) a favore delle sonorità del grande teatro (Sofocle, Shakespeare, Kleist), semplicità ed intensità toccante: il talento immaginifico e registico di Marco Bellocchio è davvero grande. Lietta Tornabuoni

Luoghi citati: Cannes, Italia, Roma, Vienna