Il professore è «insufficiente»: licenziato

Treviso, è il primo statale a essere rimosso dall'incarico perché giudicato «poco preparato» Treviso, è il primo statale a essere rimosso dall'incarico perché giudicato «poco preparato» Il professore è «insufficiente»: licenzialo //provveditore: per la cattedra il concorso non basta CITTA' DEL VATICANO. Per la prima volta nella sua storia il Vaticano ospiterà un monastero di clausura femminile: lo ha voluto Giovanni Paolo II, per ringraziare la Madonna per avergli salvato la vita, il 13 maggio 1981. Il 13 maggio - venerdì prossimo - è il giorno in cui si celebra in tutto il mondo cattolico la festa della Madonna di Fatima, oggetto di una venerazione speciale da parte di Papa Wojtyla; è anche l'anniversario del tentativo di omicidio compiuto da Ali Agca; e proprio quel giorno Giovanni Paolo II ha scelto per l'inaugurazione del minuscolo monastero di vita contemplativa creato nella Città Leonina. Il pontefice avrebbe certo voluto essere presente alla cerimonia, ma appar difficile che i medici del Policlinico TREVISO. Dipendenti pubblici, in guardia. La garanzia del posto fisso si è inabissata con la Prima Repubblica. Claudio Resta, 36 anni, docente di tecnica aziendale in un istituto tecnico del Trevigiano, è il primo professore statale d'Italia ad aver ricevuto una lettera di licenziamento per incapacità. Il provveditore agli studi di Treviso Santo Leotta l'ha chiamata «dispensa dal servizio» motivandola con «l'insufficiente preparazione e scarsa professionalità». Carenze che non hanno consentito a Resta di superare il previsto periodo di prova di due anni. Per il professore, un genovese trapiantato sulle colline trevigiane, che ha un figlio di pochi giorni, non c'è l'atterraggio morbido della cassa integrazione. All'insegnante «incapace» restano per ora soltanto la stima e la solidarietà che gli hanno manifestato gli studenti e la speranza dell'esito positivo del ricorso presentato al Tribunale amministrativo regionale. Resta attribuisce il licenziamento all'«incompatibilità caratteriale» con il preside. La sua carriera - specializzazione negli Stati Uniti dopo la laurea in Economia e commercio, abilitazione, vincita del concorso per l'immissione il nuovo convento voluto dal Papa ospiterà otto suore di clausura in ruolo procede senza intoppi finché tre anni fa Resta non ottiene la cattedra alla sezione staccata di Valdobbiadene dell'istituto professionale per il commercio di Conegliano. L'esperienza non deve essere stata positiva se Resta chiede e ottiene il trasferimento all'istituto tecnico di Montebelluna. A Valdobbiadene nascono infatti i guai del professore. Su di lui il presidente Rosario Politi e la commissione di valutazione inter¬ Claudio Resta, docente di tecnica azie Gemelli gli diano il permesso di tornare a casa così a breve scadenza. Da venerdì prossimo otto monache Clarisse, di sei nazionalità diverse, si ritireranno nel convento. Un monastero minuscolo: circa mille metri quadri, ricavato per la maggior parte da uno stabile preesistente, la «Casetta Giardini». E' un piccolo edificio, senza grandi pretese architettoniche, anzi, collocate; all'interno dei giardini, a «mezza costa» del colle vaticano, nella parte che degrada verso la basilica, non lontano dalle mura di ndale na hanno emesso giudizi pesantissimi. Uno per tutti: «L'interessato non ha compiuto sforzi per migliorare le sue conoscenze, e ci sono state continue lamentele da parte degli studenti e dei genitori, al punto da costringere questi ultimi ad organizzare un corso di sostegno». La lapidaria bocciatura è stata più forte del parere del Consiglio nazionale della Pubblica istruzione, che si era espresso contro la decisione di licenziare il professore di tecnica aziendale. Il provveditore agli studi di Treviso ammette: «In trentaquattro anni di servizio non mi era mai capitato di dover licenziare. Ma bisogna ricordare che per conservare una cattedra non basta vincere il concorso, bisogna superare anche il periodo di prova». Claudio Resta dice di considerarsi vittima di un'ingiustizia. «Riconosco il principio di licenziabilità per tutti, anche per i dipendenti pubblici perché non sono degli intoccabili. Nel mio caso però è stato commesso un abuso». Il professore ha rilevato di non essere mai stato ascoltato dalla commissione a cui avrebbe dovuto presentare una relazione. «Il preside Politi non condivideva il mio metodo di insegnamento innovativo perché io discutevo molto con i ragazzi. Ho fatto il supplente per otto anni senza mai nessun problema. Figurarsi che tra le contestazioni che mi vengono mosse c'è anche quella di non aver segnato un giorno l'argomento della lezione sul registro di classe». Già, ma si sono lamentati anche i genitori ed alcuni colleghi. «Famiglie e professori sono stati condizionati dall'atteggiamento ostile del preside», risponde Resta. Maria Grazia Raffele LA BOCCIATURA DIVIDE DUE COLLEGHI TORINO. Il circolo «Grazie non fumo», nato tra i giornalisti del quotidiano La Stampa, ha criticato la pubblicità delle sigarette Rothmans e Philip Morris, pubblicate ieri dal quotidiano sulla prima pagina del fascicolo sportivo e sul supplemento dedicato alla mostra sul Rinascimento in corso a Venezia. I redattori aderenti al circolo contestano «la pubblicazione di messaggi di marketing che, aggirando in modo subdolo la legge che vieta la pubblicità delle sigarette, tendono a nascondere una tragica realtà». MARCELLO D'ORTA ALBERTO MANZI «Difficile giudicare» «Colpevole è lo Stato» «Licenziare un insegnante? Può essere giusto, se davvero se ne accertano l'incapacità e l'impreparazione, ma non credo che si tratti di un giudizio che si possa dare così su due piedi, solo se c'è una scolaresca che non fa progressi», commenta il maestro Marcello D'Orta («autore del fortunatissimo «Io speriamo che me la cavo»). Secondo D'Orta, «non è tanto sul grado di preparazione, difficile da accertare, degli insegnanti che bisognerebbe prendere provvedimenti, quanto sul loro impegno. La mia impressione è che più che insegnanti incolti, ci siano tanti docenti che non fanno il loro dovere, per pigrizia o scarsa voglia d'impegnarsi». Il periodo di prova per un insegnante è sempre esistito, anche se negli ultimi anni non è stato applicato. Il caso del profesore di Treviso mi sembra semplicemente una falsa severità dello Stato, che è il vero colpevole di questa situazione in quanto non è riuscito a dare per la scuola un metodo serio di ingresso e di preparazione. Per gli insegnanti non esiste un tirocinio, la verifica se uno è capace o no di insegnare avviene soltanto sul campo. L'iter burocratico prevede che ogni professore abbia i titoli idonei e basta. Si vince il concorso e si entra in un'aula con alle spalle una conoscenza teorica e nessuna esperienza pratica.