«Grazie boss, avete liberato papà»
«Grazie boss, avete liberato pupa» «Grazie boss, avete liberato pupa» // calciatore Romano applaude i narcotrafficanti di Rio SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO E' un povero ragazzo di periferia, che ha fatto strada, fama e fortuna sui campi di football, senza mai dimenticare i vecchi amici del tempo in cui di soldi in tasca ne aveva pochi ed abitava in una favela di Rio de Janeiro. Quando ha avuto bisogno di un favore, ha subito saputo a chi rivolgersi. E non lo nasconde. «Sono certo che loro mi hanno aiutato. Chi non è d'accordo mi scusi, ma in momenti come questi occorre fare tutto il possibile», ha ammesso Romario, abbracciando il padre Edevair Faria, rapito una settimana fa e liberato domenica pomeriggio da un blitz della polizia. Qualcuno ha dato agli agenti la pista giusta del nascondiglio, e il giocatore non ha dubbi. Sono stati «loro», i vecchi amici: i boss che controllano il traffico di cocaina e di marijuana nella favela di Jacarezinho, una delle più grandi e violente della città. I giornali locali hanno pubblicato con risalto le dichiarazioni del bomber del Barcellona, ma senza particolare stupore o indignazione. Da tempo, Rio de Janeiro sembra che si stia trasformando in una specie di seconda Medellin all'ombra del Pan di Zucchero, dove lo Stato è assente e il vero potere è ormai saldamente nelle mani del Comando vermelho e del Terceiro comando, i due grandi cartelli di narcos che, mitra alla mano, si contendono il controllo del traffico di droga e delle altre attività criminali. I sequestri si contano a centinaia ogni anno, e solo in rari casi arrivano agli onori della cronaca. In genere, i rapiti sono soprattutto commercianti e piccoli imprenditori, ed il riscatto non supera i centomila dollari, 160 milioni di lire. Nei pochi casi in cui il rapito è un personaggio famoso
Persone citate: Faria, Medellin
Luoghi citati: Barcellona, Rio De Janeiro, San Paolo
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