Prima sconfitta per il boia delle Ardeatine

Bloccato l'altra sera in Argentina. Ma si possono allungare i tempi per l'estradizione Bloccato l'altra sera in Argentina. Ma si possono allungare i tempi per l'estradizione Prima sconfitta per il boia delle Argentine Priebke è agli arresti domiciliari Leonidas Moldes, il magistrato che segue il caso, ha spiegato che Priebke è stato prelevato su mandato dell'Interpol e portato in un commissariato federale per controlli medici che hanno rivelato «preoccupanti problemi cardiaci». Da qui la decisione di concedere gli arresti domiciliari, nella casa-clinica, in attesa che sia concluso l'esame della richiesta di estradizione. Ora ci sono 48 ore di tempo per un'udienza di «constatazione di identità». La giustizia italiana ha invece al massimo 45 giorni per inviare tutta la documentazione alla magistratura argentina. A quel punto il giudice dovrà solo stabilire se la ri¬ Chiesa cattolica per l'aiuto datomi», ha detto l'ex vice di Kappler. Ma non ha fatto nomi. Quelli possibili sono scritti in un rapporto segreto del 15 maggio 1947 del Cic (Counter intelligence corps) americano; il rapporto parla di ventidue referenti vaticani sospettati dall'agente Vincent La Vista di favorire le emigrazioni illegali. Chi non aveva passaporto, lo otteneva dalla Croce Rossa. Fra di loro, Mons. Alois Hudal, rettore dal 1923 al un rapimento tutti i rime chiesta di estradizione è conforme alla legge. Infine, l'avvocato di Priebke potrebbe ricorrere alla Camera Federale e alla Corte Suprema. Per l'Argentina sono partiti il colonnello dei carabinieri Palazzo e il vicequestore Ferrari, entrambi dirigenti dell'Interpol. Sono loro che seguiranno la «pratica» da vicino, per controllare che non si verifichino intoppi nella procedura di estradizione. Una procedura avviata sulla base dell'art. 15 del trattato bilaterale italo-argentino, firmato a Roma (assieme ad altri dieci accordi) il 9 dicembre 1987 da Giulio Andreotti, ministro degli Esteri, e dal collega argentino, 1963 del Collegio Teutonico di Santa Maria dell'Anima. Ma Padre Graham sostiene che il discusso prelato austriaco non era in grado di fare più di tanto. «Non poteva influire in alcun modo in suo favore presso il Vaticano - perché Monbs. Hudal, pur essendo a Roma al tempo della fuga di Priebke, era stato cacciato da anni dal Vaticano e non vi aveva più accesso, perché era definito persona non gradita, non essendo mai risultato pentito del di vanno bene». Ma la pol Dante Caputo. Ma i tempi dell'estradizione potrebbero allungarsi per avvenimenti che nulla hanno a che vedere con la scia di morte lasciata alle spalle da Priebke. Anzi, per ironia del destino, l'ufficiale nazista potrebbe prolungare il suo confortevole soggiorno argentino per una storia di generosità. Priebke potrebbe essere citato in un altro processo per indurre suo figlio Jorge a riconoscere un figlio naturale, quindi un suo nipote. E ciò sarebbe un ostacolo a una rapida estradizione. Infatti Pedro Bianchi, uno dei più noti penalisti argentini, designato da sabato difensore dell'ex capitano delle SS, è ottimista: «Vuole sapere la mia opinione? Priebke non sarà mai estradato, a mio avviso ci vorranno almeno due anni perché la procedura si definisca». Il penalista - che fu l'avvocato del mafioso Gaetano Fidanzati alla fine degli Anni 80 - sostiene che «mentre le richieste di estradizione degli Stati Uniti arrivano in perfetto stato, quelle italiane presentano sempre qualche vizio di forma». Ma quale potrà essere il destino del criminale hitleriano, una volta messo piede in Italia? Per il ministro della Giustizia, Giovanni Conso, fine giurista, i dubbi sono pochi: Priebke è candidato all'ergastolo per il massacro delle Fosse Ardeatine, un «crimine di guerra imprescrittibile». Per Conso il processo a cui verrà sottoposto in Italia dovrà avere «la massima obiettività perché non cerchiamo vendette ma stiamo solo cercando di chiarire la verità dopo molti anni, poiché la storia ha bisogno di chiarezza». Prepariamoci dunque ad assistere a un processo sullo stile di quello che venne imbastito, negli Anni 70, al colonnello Herbert Kappler, superiore a Roma di Priebke, e dell'altro, celebrato a Lione nel 1987 a Klaus Barbie, il comandante della Gestapo lionese. Fu questo un processo ipermediatico, coinvolse giornalisti di tutto il mondo e scoprì l'altra faccia della Francia collaborazionista. Ma fu troppo lungo, stancò l'opinione pubblica con una sfilata interminabile, per mesi, di testimoni. E' proprio questo ciò che vorrebbe evitare Conso, in carica ormai solo per pochi giorni. Ha ragione: serve una giustizia rapida che rinfreschi la memoria, ad esempio a quelle centinaia di italiani di ogni età che - intervistati nel 1988 in uno special televisivo - si stupivano nel sentirsi chiedere: «Lei crede che in Italia siano mai esistite leggi di discriminazione razziale?». No, mai saputo, rispondevano in coro con lo stupore disegnato in faccia. Forse il processo Priebke potrebbe servire anche a questo, a un bel ripasso della nostra storia più recente, e più tragica. Sopra, Erich Priebke A destra, Herbert Kappler Paolo Potetti