Shostakovich amore e terrore di Fabio Galvano

il caso. All'asta le lettere all'amante: scritte nell'ossessione di essere scoperto da Stalin il caso. All'asta le lettere all'amante: scritte nell'ossessione di essere scoperto da Stalin Shostakovich, amore e terrore «Ti sogno, mi manchi Ma non dirlo a nessuno Dio non voglia che venga a saperlo Gorkij» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quanto dovette soffrire, in quegli anni terribili quando gli intellettuali scomparivano per sempre nella notte dello stalinismo. Travolto da una «correttezza» musicale che male si adattava al suo stile innovativo, Dmitrij Shostakovich trovò rifugio in un'appassionata storia d'amore con una bella ventenne di Leningrado. Era il 1934, lui aveva 28 anni ed era già musicista affermato: fra l'incudine di un matrimonio infelice con la seconda moglie Nina Varzar e il martello della polizia segreta sempre in agguato - erano gli anni del terribile Jagoda a capo dell'Nkvd - forse Shostakovich vide nell'ardore e nella vivacità di Elena Konstantinovskaja un appiglio di vita reale. Vi si aggrappò senza riserve. Lo rivelano 21 lettere sopravvissute agli anni tremendi della guerra e all'assedio di Leningrado. Conservate dalla bella Elena, vengono ora messe all'asta da Sotheby's (quotazioni fra i 30 e i 40 milioni di lire): rappresentano un documento unico, uno squarcio sull'esistenza di uno dei massimi musicisti russi, in bilico fra passioni umane e timori politici. «Il mio amore per te diventa sempre più forte - scriveva lui il 13 luglio 1934 -. Non so più che fare. Dobbiamo rivederci presto, mia amata Lala. Ti bacio ardentemente, mi manchi. Ti sogno sovente, penso tutto il tempo a te». Ma qualche mese dopo: «Non dire a nessuno che ti amo. Dio non voglia che venga a saperlo Maksim Gorkij, e che egli ne abbia a scrivere nel suo prossimo articoletto». Erano tempi tremendi. Lo stesso Gorkij, dopo un passato rivoluzionario che gli era costato un esilio zarista, aveva scritto fra il 1917 e il 1918 aspri articoli in difesa della vecchia intellighenzia, subito etichettati come antibolscevichi. Di nuovo esiliato, ma questa volta dai rossi, era riuscito a tornare in Russia nel 1928, probabilmente a costo di pesanti compromessi che ne avrebbero fatto fino alla morte (nel 1936) una delle voci del regime, un guardiano dell'ortodossia che si Ma che anno della famiglia La legge finanziaria ha avuto la sua definitiva approvazione e il presidente del Consiglio sarà giustamente più che soddisfatto. Per molti di noi, purtroppo, non è così. Ad esempio, mia moglie, oltre a svolgere il suo lavoro di impiegata alle Poste, al rientro a casa deve accudire i nostri tre bambini. Chi ha più figli sa quanto lavoro e ansie portano in una famigba. Certo, coi tempi che corrono, un buon impiego è un sicuro introito; ma varie argomentazioni e riflessioni ci avevano portato a una difficile decisione, anche perché si era creata da tempo una situazione alquanto insostenibile. Non era più possibile per mia moglie questo doppio lavoro. Morale di tutto ciò: presentazione delle dimissioni in data 9 settembre 1993, con effetto 31 dicembre '93. Dai conteggi, infatti, a suo tempo effettuati, risultava percepire (avvalendosi della legge dei 20 anni) una pensione di lire 900.000 circa a decorrere dal 16 marzo 1994. Con la nuova finanziaria la suddetta viene decurtata del 35%, vale a dire 550.000 lire circa. Impossibile quindi rinunciare all'impiego. Cosicché mia moglie revocò le dimissioni in data 27 novembre 1993. Questo, perché la sua domanda non è stata «accettata» entro il termine del 15 ottobre '93, data ultima della finanziaria. Si vorrebbe sapere con quale criterio è stata fatta la legge che favorisce coloro i quali la propria domanda ò stata «accettata» e non «presentata» entro il 15 ottobre 1993! Chi aveva la facoltà di decidere: questa domanda è «accettata», quest'altra no! C'è un forte sospetto che qualcuno abbia agito in modo scorretto e di parte. A noi sembra che questa legge abbia voluto punire quelle madri che con due, tre o più figli erano intenzionate a lasciare il loro impiego per poterli seguire meglio. Si può ben capire che più una famiglia è numerosa e più ha la necessità di maggiori entrate. Ma di questo, il governo pare proprio indifferente. chiamava allora «realismo socialista»; e, agli occhi di Shostakovich, una pericolosa spia del regime. Povero Shostakovich. Dagli allori del '27, quando sulla scia del clamoroso successo della Prima Sinfonia gli fu commissionata un'altra sinfonia per celebrare i dieci anni della Rivoluzione, era caduto nella polvere del dubbio politico. Invano nella Terza Sinfonia - sottotitolo Primo Maggio - aveva introdotto un coro di canzoni popolari: fra il '32 e il '33 anche il mondo musicale era stato politicizzato e messo al servizio del partito, la musica russa era diventata sovietica. L'opera di Shostakovich Lady Macbeth del distretto di Mtsensk, che proprio nel '34 fece il tutto esaurito a Le¬ Un uomo in crisi con la moglie e la fede politica: «Non puoi immaginare quante amarezze ho sofferto» LETTERE AL GIORN Sopra Maksim Gorkij con Stalin A fianco Dmitrij Shostakovich, sotto suo figlio Maksim te, definendola «la più grande conquista dell'Urss»; e già questo biglietto sarebbe bastato a creargli grattacapi, se fosse finito in mani sbagliate. In quei momenti difficili, Lala fu la sua àncora di salvezza; sempre all'ombra, tuttavia, di un matrimonio fallito ed esasperante. «Mia moglie è molto gelosa e non mi lascia mai solo. E' inutile cercare di scrivere lettere sotto il suo naso, soprattutto a te». Se lo scoprisse, «sarebbe uno scandalo». Ma fu proprio la relazione con Elena Konstantinovskaja a far precipitare la situazione. «Io e mia moglie ci siamo separati - si legge in una lettera dell'agosto '34 -. E' accaduto d'improvviso, in modo tempestoso e tragico. Non so che cosa accadrà ora, ma ieri ero un uomo sposato e oggi sono di nuovo scapolo. Ancora una volta ti chiedo di non parlarne con nessuno. Ti amo e ora sei la mia sola speranza e felicità». Fu per Shostakovich un momento davvero complesso e difficile. «C'è qualcosa di sbagliato nella mia vita di adesso. Non posso più comporre nulla. E poiché non so che altro fare, scrivo una fuga al giorno. Ne ho già fatte tre. Ma sono venute male, molto male». Tentò anche un'operetta a cui pensava da tempo: «Ho davanti tutti gli elementi, ma il guaio è che comincia come farsa e finisce in sanguinosa tragedia». Potrebbe trattarsi di La storia di un prete e del suo servo Balda, il cui manoscritto andò perso durante l'assedio di Leningrado. Nel 1935 Shostakovich chiese il divorzio e, a quel punto, non esitò a farsi vedere in pubblico con la sua Lala. Ma poi l'istanza di divorzio fu abbandonata, Nina rimase incinta, l'avventura parve sfumare anche se Lala continuò a essere la sua musa: «Neppure la ripresa della vita matrimoniale - scrisse lui - ha scosso il mio amore per te, ma al contrario l'ha acceso come paglia intrisa di petrolio». Scandalo, comunque, fu. Elena - rivela un'altra lettera - fu espulsa dai Giovani comunisti e incarcerata. Andò poi in Spagna, a combattere nella guerra civile, e sposò uno spagnolo. Molti anni dopo, tornata a Leningrado, divenne capo del dipartimento di lingue straniere al Conservatorio. Scrisse anche un libro di testo per gli studenti. Di chi la prefazione? Di Dmitrij Shostakovich, naturalmente. ningrado, fu presto tolta dal cartellone e denunciata dalla Pravda («Non puoi immaginare - scriveva il compositore - quante amarezze abbia sofferto»). Alla Quarta Sinfonia sarebbe stata negata l'esecuzione in pubblico; e soltanto dal '37 la sua attività sarebbe ripresa con la Quinta Sinfonia, non a caso intitolata io. risposta di un artista sovietico alla giusta critica. Era questo Shostakovich l'uomo angosciato che nell'estate del 1934 incontrò la bella Elena. Lei era una studentessa di lingue, ingaggiata per insegnargli il tedesco e fargli da interprete al Festival internazionale di musica di Leningrado. Lui ne rimase fulminato. Da giugno cominciò a scriverle incessantemen¬ Fabio Galvano ALE

Luoghi citati: Leningrado, Londra, Russia, Spagna, Urss