Torino-Savona strage infinita

Ceva, nuovo incidente sull'autostrada: dopo lo schianto il camion è precipitato dal viadotto Ceva, nuovo incidente sull'autostrada: dopo lo schianto il camion è precipitato dal viadotto Torino-Savona, strage infinita Tir contro furgone: muoiono in tre Un raddoppio per la vita Da anni si invocano i lavori Ma ancora mancano i fondi PRIERO (Cuneo) estrarre i corpi dai resti dei due mezzi è stato necessario richiedere l'intervento delle squadre dei vigili del fuoco di Ceva e Mondovì. I primi ad essere trasportati all'ospedale cebano sono stati Giacomo e Alessandra Rosso, per i quali però i medici del Pronto soccorso non hanno potuto fare nulla, se non constatarne il decesso. Per raggiungere Stefano Musolino, invece, trascinato con il camion nella scarpata, c'è voluto più tempo. Si poteva intervenire dal viadotto oppure raggiungere a piedi il fondo della scarpata, un impervio burrone disegnato sulle montagne tra Piemonte e Liguria dal corso del torrente Chiaggi. Dopo il dramma gli inquirenti si interrogano sul perché. La dinamica dell'incidente è ancora un mistero, si possono fare soltanto ipotesi. La polizia stradale propende per un guasto meccanico dell'autoarticolato. Non viene trascurata neppure l'ipotesi del maltempo, dell'asfalto reso viscido dalla pioggia, che avrebbe fatto sbandare il Tir. Ma l'imputata numero uno rimane l'assenza di una barriera tra le corsie della TorinoSavona, un'autostrada dove si è costretti ad andare ai settanta all'ora. Ieri i mezzi dell'Aci ed i vigili del fuoco hanno dovuto lavorare parecchie ore per rendere nuovamente praticabile la To-Sv. Il tratto dell'autostrada compreso fra i caselli di Ceva e Montezemolo si arrampica sulle colline e non è facile intervenire così è rimasto chiuso fino a sera e il traffico è stato deviato sulla Statale «28». NOSTRO SERVIZIO Ancora una strage sulla Torino-Savona, ancora dolore e morte su un'autostrada che solo negli ultimi cinque anni ha fatto un centinaio di vittime. Ieri l'ennesimo incidente si è chiuso con questo drammatico bilancio: tre morti, due uomini e una donna. E' successo ieri, poco dopo le undici, sul viadotto Chiaggi, nel tratto cuneese dell'autostrada. Le vittime sono due liguri e un torinese: Stefano Musolino, 60 anni, di Torino (piazza Stampalia 11); Giacomo Rossi (52), e la moglie Alessandra Rosso (38), di Diano Castello, in via Case Sparse 54. Pioveva a dirotto lungo l'«A6», l'autostrada era battuta da violente raffiche di vento. Un tir, guidato da Stefano Musolino era diretto verso Savona: dopo avere superato l'abitato di Priero, nell'affrontare una curva a sinistra l'autoarticolato si è scontrato con il «Ducato» dei coniugi Rossi, una coppia di ambulanti che andava a Torino a rifornirsi di merce. Nel violento impatto il furgone è andato distrutto mentre il «Tir», ha sfondato il muretto di protezione, ed è precipitato dal viadotto, finendo, dopo un volo di 40 metri, in fondo alla scarpata. Alcuni automobilisti hanno dato l'allarme. Dall'ospedale di regione San Bernardino a Ceva, sempre in emergenza per quanto accade sulla TorinoSavona, sono partite le ambulanze della «Croce bianca». Niente da fare, invece, per l'elisoccorso, che da Savigliano non è potuto alzarsi in volo, a causa delle proibitive condizioni del tempo. Per CUNEO. Un'autostrada che non è autostrada. La TorinoSavona è stata per anni teatro di battaglie e polemiche politiche, dove si sono cimentati parlamentari e amministratori di Piemonte e Liguria, dal ministro dei Trasporti Raffaele Costa al sindaco del più piccolo dei Comuni attraversati dall'«A6». La Torino-Savona, l'unica autostrada che attraversa la provincia di Cuneo, è stata aperta al traffico nel 1960. Allora la «via al mare dei torinesi» era stata concepita a una sola carreggiata, con una corsia per senso di marcia e senza barriere a dividere le auto che sfrec¬ Paola Scola ciano a pochi metri l'una dall'altra. Centoventisei chilometri che dopo poco tempo si sono rivelati insufficienti, ma soprattutto pericolosi tanto da far conquistare all'«A6» il macabro nome di «autostrada della morte». Ad ogni vittima (qualcuna illustre, come il senatore Ruffino) - e sono oltre cento soltanto negli ultimi cinque anni - si alzavano e si alzano le grida per chiedere il raddoppio totale, un requisito minimo per avere l'etichetta di autostrada. La società concessionaria è andata più volte a caccia di finanziamenti, ma troppo spesso è tornata soltanto con promesse. Da Torino a Carmagnola l'«A6» è raddoppiata fin dall'inaugurazione e tra appalti, cantieri aperti e lavori finiti la doppia carreggiata può coprire entro un anno circa un centinaio di chilometri. Una ventina rimangono però ancora senza soldi. Ci sono i grandi viadotti che fanno salire il prezzo dei lavori fino a 430 miliardi, una cifra per la quale sono arrivate assicurazioni e garanzie di impegno da parte di tutti gli eletti alle ultime politiche nei collegi attraversati dall'«A6». La società concessionaria dell'autostrada ragiona soltanto sui finanziamenti erogati. Così per limitare gli incidenti sulla «Torino-Savona» sono in vigore li¬ miti di velocità da strada statale. Sul tratto montano, quello che si arrampica sulle Prealpi tra Piemonte e Liguria, le auto non possono superare i settanta all'ora, in pianura, dove non c'è ancora il raddoppio, il limite è ai novanta e guai a sgarrare perché gli «autovelox» della polizia stradale sono in agguato anche di notte. Gli utenti della «Torino-Savona» si sono riuniti anche in un comitato e hanno chiesto l'abolizione del pedaggio, ma la società concessionaria risponde che l'«A6» è privata e se non vogliono pagare possono viaggiare su una statale. Luca Ferrua