Il segreto di Paula e Bill di Vittorio Zucconi

In televisione i comici impazzano sullo scandalo delle molestie, sui giornali feroci vignette In televisione i comici impazzano sullo scandalo delle molestie, sui giornali feroci vignette Il segreto di Paula e Bill Un tatuaggio è il «marchio» di Clinton WASHINGTON chiedendo da giorni quale sia il piccolo segreto custodito dalla signora Jones. Allora, secondo informazioni raccolte da «La Stampa» con qualche imbarazzo, la principale di quelle «particolari caratteristiche» sarebbe appunto un piccolo tatuaggio nella parte interna della coscia di Clinton, vicino all'inguine. Si dice raffiguri un'aquila, che, per massima ironia della sorte, è anche il sim¬ bolo «imperiale» degli Stati Uniti. Purtroppo, anche le aquile ormai sono costrette a volare basso in questa storia. L'aquila legale Robert Bennett, difensore di Clinton, sta lavorando attivamente per trovare nel passato di Jones abbastanza nefandezze da demolirne la credibilità. E non sta certamente frugando nelle pagelle scolastiche. Nel frattempo, c'è un'America che ride risate DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' un piccolo tatuaggio in un punto critico il segreto di Bill Clinton che Paula Jones intende rivelare per corroborare la sua storia. Nella denuncia per molestie sessuali presentata presso la corte federale di Little Rock, la donna aveva sostenuto di poter identificare «alcune caratteristiche particolari nell'area dei genitali di Clinton». Lo ha fatto per provare che effettivamente, quell'8 maggio del '91 in una suite dell'Excelsior Hotel, Clinton si calò improvvisamente calzoni e resto, chiedendole se fosse disposta a «baciare» il trofeo troneggiarne, secondo la sua descrizione, in tutta la sua gloria. E' triste che la lotta politica stia scendendo a questi livelli, ma in realtà tutta Washington, anche quella che deplora simili bassezze, si sta REATO DI AVANCE PWASHINGTON ER 34 anni, nella sua veste di docente al Seminario Teologico di Chicago, il professor Graydon Snyder aveva invariabilmente cominciato i suoi corsi sul concetto di «peccato» con un esempio tratto dal Talmud degli ebrei. Il Talmud pone il caso dell'operaio che ripara un tetto, scivola e precipita addosso a una donna, involontariamente penetrandola. Pur avendo avuto un rapporto sessuale con quella donna, concludeva il teologo, l'operaio non è da giudicare un «peccatore» per l'evidente in volontarietà del fatto. Ovvio. Ma dal 1992, il professor Snyder non può più usare questa chiarissima parabola talmudica. Anzi, non può più neppure insegnare. Quell'anno, una studentessa dei suoi corsi lo denunciò per «molestie sessuali»: per lei, l'aneddoto dell'operaio e della sua involontaria partner amorosa, pur essendo tratto dal Talmud ebraico, creava un «insopportabile clima di allusioni e di intimidazioni sessuali in aula» e metteva le allieve in profondo imbarazzo e in condizioni di sudditanza. Il Seminario e la Magistratura le hanno dato ragione. E' stato così, fra «cause» celebri e stravaganti, fra denunce serissime e altre incomprensibili, che la confusa, controversa macchina giuridica della «molestia sessuale» è avanzata in America ed è arrivata ora a investire il presidente Clinton. Per la felicità dei comici, degli opinionisti e degli avvocati, una materia informe, ancora inesistente appena 10 o 20 anni or sono, sta creando nuova giurisprudenza ogni giorno e sta cambiando il costume nelle case, nei posti di lavoro, nei luoghi di studio. E arriva a colpire addirittura un Presidente formalmente denunciato da Paula Jones per moleste, brutali «avances» amorose in una stanza d'albergo. Ma se il caso è grave, se l'im- barazzo e la perdita di dignità presidenziale sono potenzialmente enormi, il fatto che la Casa Bianca e il «pontefice massimo» della religione civile americana, il Presidente, siano stati colpiti da uno schizzo di fango è uno sviluppo naturale e positivo. La difesa del Presidente, il modo con il quale lui e i suoi avvocati risponderanno alla querela aiuteranno gli americani a chiarire finalmente quali siano i limiti accettabili di questo reato sostanzialmente inedito, inesplorato, fortemente ideologizzato, appunto il crimine di «molestie sessuali». E toccherà proprio agli inventori del reato, al movimento femminista, alla sinistra, ai militanti del partito «la donna ha sempre ragione» tracciare i confini della nuova giurisprudenza, ora che uno dei loro, appunto Clinton, sperimenta su se stesso questa accusa «termonucleare» come l'ha definita il professor Alien Dershowitz di Harvard. La «Bomba S», la bomba sesso, è scoppiata fra le mani di chi l'ha costruita. L'importanza storica del «Paulagate», della denuncia per molestie sessuali contro un Presidente americano, è dunque tutta qui, ed è grande. Non siamo più ai casi minori, e quotidiani, di furtivi palpeggiamenti in ascensore, di volgari agguati alle compagne di lavoro accanto alla fotocopiatrice, al ricatto osceno del professore sulla studentessa carina, la casistica insieme mediocre e vergognosa che molte donne hanno dovuto sperimentare di persona nella loro vita. Quando la «Bomba S» è esplosa dentro la Casa Bianca, l'onda d'urto ha portato la discussione su che cosa sia accettabile flirt e che cosa sia invece prepotenza, su che cosa sia un tentativo di seduzione e che cosa sia molestia, al massimo livello possibile della società americana. Ancora una volta, dunque, l'America funziona da grande grasse, soprattutto di notte, quando le televisioni mandano in onda i «talk show» dei comici alla Jay Leno e alla David Letterman. Clinton e quella sua ridicola immagine, in piedi con i calzoni calati nell'implorazione di un «bacio» a mezz'altezza, alimenta battute a ripetizione sul «Primo Coso» d'America. Anche su «Newsweek» è apparsa una vignetta di Clinton che giura in tribunale senza calzoni. Sul «Washington Post» di domenica il celebrato scrittore satirico Tony Kornheiser ha pubblicato un manuale di seduzione. Suggerisce tecniche diverse, in tre passaggi, per diversi tipi di donne. I primi due punti cambiano, il punto 3 è sempre lo stesso: «Tirarsi giù di colpo i pantaloni». Kornheiser, citando esplicitamente Clinton e i suoi approcci sbrigativi, scherza: «Provate a immaginarvi che romanticismo se Romeo avesse detto a Giulietta secco secco: "Bimba, camera 1732"». Apertamente o di nascosto, tutti se la ridono, ma poi ci pensano su e dicono: «Oh, my God». Chi sicuramente non ride affatto è Bill Clinton, il quale, comunque finisca questa storia, ha ormai subito un danno irreparabile alla sua dignità. Hillary viene descritta in preda a sacri furori contro un marito che le sta facendo perdere la Casa Bianca per cretinate come la richiesta di quel bacio eterodosso. E poi c'è la povera Chelsea che, a 14 anni, è già purtroppo in grado di leggere i giornali. Ma l'ordalia non è ancora finita. Finché non sarà stabilito se ci sarà il processo, la demolizione della dignità del Presidente continuerà, lasciando probabilmente un marchio incancellabile qualunque cosa succederà dopo. Se ci Si invertono gli schieramenti La destra deve proteggere Paula la sinistra costretta a inimicarsi le femministe per difendere Bill Clinton con Hillary. Sotto William Kennedy e Mike Tyson. A destra Gennifer Flowers Intanto scattano vendette incrociate. Il giudice Robert Bork, candidato da George Bush per la Corte Suprema e bocciato dal Senato perché aveva comprato giornali pornografici all'edicola, ha sostenuto domenica in tv che al processo dovrà essere esibita come prova una foto dei genitali di Clinton. I conservatori concentrano il fuoco sulle femministe, che non si mobilitano per Jones come hanno fatto per Hill. «Le accuse di Jones - ha scritto il famoso avvocato Alan Dershovitz non debbono essere trattate diversamente da accuse fatte da gente "politicamente corretta" contro personaggi "politicamente non corretti"». «La molestia sessuale è cosa troppo seria - ha sostenuto - per essere usata selettivamente contro un certo tipo di persone soltanto». Paula Jones, accusatrice di Clinton sarà il processo - come ha chiesto anche Anita Hill («Questi casi servono alla causa delle donne», ha detto) e perfino la femminista Patricia Ireland - la devastazione durerà ancora più a lungo. La maggioranza degli americani crede che il processo ci debba essere e già il 46% di loro (contro il 45%) ritiene che Clinton non abbia la «dignità» sufficiente per il ruolo di Presidente degli Stati Uniti. I pettegoli descrivono una Hillary furibonda e una povera Chelsea imbarazzatissima Paolo Passarìni Le cause per molestie aumentate di 30 volte I giudici chiedono una soluzione capire», dissero allora le suppoiters di Anita, il dramma delle donne. Finora, il «cast» di queste battaglie ideologiche e legali era facile da riconoscere: l'imputato era un conservatore, un «uomo delle caverne» come Tyson, un boss d'ufficio, o un ragazzaccio viziato come Kennedy Smith. Ma nel nuovo feuilleton, il cast si è rovesciato, il «cattivo» è un «buono», il Clinton protettore delle femministe e marito di una, Hillary, mentre l'eroina è una improbabile Giovanna d'Arco di provincia, con il viso troppo truccato sotto una gran permanente a riccioli da «redneck», come si dice nel gergo americano. Da «burina». Ma è pur sempre una donna, dunque una persona alla quale va dato il beneficio del dubbio, come insegna la sinistra. Il cast è sbagliato, ma il dramma è vero e non basta neppure gridare alle cattive intenzioni politiche per esorcizzarlo. La destra che ha sempre ironizzato sul reato di «mole stie sessuali» considerato figlio della follia «nazi femminista», è costretta a indossare i panni inconsueti del difensore delle donne, perché servono a imba razzare Clinton. La sinistra femminista non può discono scere Paula. La sua denuncia è comunque figlia, magari illegittima, del femminismo e il fem minismo non può ora discono scere lei senza delegittimare tutta la sua figliolanza ideologica e giuridica. Non è dunque soltanto una gustosa storiella di pornopolitica, questa, ma una battaglia seria in quella «guerra fra i sessi» ancora alla ricerca di una sua Convenzione di Ginevra per stabilire quali tattiche e quali armi siano legittime. Perché anche la «Bom ba S», come tutte le armi, può servire indifferentemente a di struggere i nemici o a colpire gli innocenti. Vittorio Zucconi MISSIONE

Luoghi citati: America, Chicago, Ginevra, L'aquila, Stati Uniti, Washington