l'«effetto Italia» contagia l'Europa

Nella Comunità soffia un vento di destra Nella Comunità soffia un vento di destra ^«effetto Italia» contagia l'Europa BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Schoenhuber, è d'accordo con lui su molti punti, compresa l'ostilità nei confronti degli Stati Uniti e dell'integrazione europea. Schoenhuber si rallegra per il successo di Gianfranco Fini in Italia, «ha fatto una campagna molto intelligente, riuscendo a superare il passato del Msi. Per me è stata una grande soddisfazione potermi felicitare con Alleanza nazionale, condividiamo molte opinioni, e per il movimento della destra europea è stato un grande passo in avanti». Il capo dei «Republikaner» spera ora in una vittoria dei nazionalisti fiamminghi in Belgio, ma soprattutto in un riflesso dell'effetto Italia anche in Germania. In Bassa Sassonia i «Republikaner» hanno ottenuto solo il 3,5% dei voti, ma nel Baden-Wùrttemberg hanno preso 1' 11%, in Baviera si prevede abbiano in 12%, e se alle politiche di ottobre riuscissero a sfondare lo sbarramento del 4%, Schoenhuber si siederebbe per la prima volta nel Parlamento federale. Michael Friedman, esponente di primo piano della comunità ebraica tedesca e consigliere comunale della Cdu di Kohl a Francoforte, ha avvertito che «il disimpegno dei politici rende l'ultradestra accettabile nel salotto buono della vita pubblica». Ma l'opinione dell'uomo della strada appare meglio rappresentata da gente come Edmund Stoiber, capo del governo del land di Baviera e leader di primo piano della Csu che fu dell'europeista Franz Josef Strauss. In sostanza Stoiber dice che In Germania la voglia d'Europa è nata nel dopoguerra, a causa di una crisi d'identità dei tedeschi: oggi, dopo la riunificazione con la Germania Est, i tedeschi devono riprendere in mano i propri destini». «Io sono uno dei pochi a restare europeista», dice a buon diritto il missino Pino Rauti, anche se la sua idea d'Europa farebbe rizzare i capelli ai padri fondatori della Cee: «Chi ha paura dell'Europa? Gli americani. E chi sabota il salto qualitativo? Gli inglesi, storicamente quinta colonna americana in Europa. La verità è che noi dovremmo entrare in uno stato di guerra politica, culturale e, se è il caso, anche economica contro l'America». Rauti è un isolato all'interno del suo stesso partito, ma è un fatto che l'Europa di Maastricht non piace a molti nella nostra nuova maggioranza di governo. Il 21 aprile del 1989, quando la signora Thatcher raccolse a Bruges chi si opponeva all'Unione economica e monetaria, era presente anche il professor Antonio Martino, prossimo ministro degli Esteri del governo Berlusconi, che forse trascinato dall'entusiasmo si lasciò scappare: «Siamo noi i veri europeisti, non i nemici che siedono a Bruxelles». Fabio Squillante