Donna Assunta teme i «revisionisti» msi

Donna Assunta teme i «revisionisti» msi Donna Assunta teme i «revisionisti» msi inizio di revisione critica dell'almirantismo, suonerebbero immediatamente come delegittimazione di un gruppo dirigente che agli occhi della base missina viene vissuto come un figlio che porta su di sé il marchio indelebile del padre padrone. Eppure, tra i dirigenti di Alleanza Nazionale serpeggiava un desiderio inconfessabile: che l'anniversario della morte di Almirante potesse esser ricordato senza le «grandi manifestazioni» invocate da Donna Assunta. Niente da fare. E se La Malfa viene preso a male parole. Se l'ammiraglio Gino Birindelli, presidente dell'almirantiana «Destra nazionale», può venir trattato come un «traditore» quando chiede l'«abiura» di Almirante, interpretato addirittura come «il Mario Merola del nazionalismo» e cioè «intelligente, oratore abilissimo, anche affascinante incantatore» che «sapeva toccare le corde di un patriottismo ad alta intensità emotiva». Se insomma gli attuali dirigenti del msi non faticano a fare quadrato su Almirante quando gli attacchi provengono dall'esterno, tuttavia BE RITA risulta difficile, per un partito che desidera apparire slegato dalle memorie del fascismo, non domandarsi che ne è, nella nuova Alleanza Nazionale, dell'Almirante che scriveva sulla Difesa della razza, che lavorava con Mezzasoma nel Minculpop durante la Repubblica Sociale e che in vita è stato definito, con l'autorizzazione a posteriori di una sentenza di tribunale, come un «fucilatore». Ma anche a non ricordare l'attività di Almirante durante il fascismo e la Rsi, come trascurare 1'«Almirante a più strati» come dice Caradonna. Il dirigente che quando era segretario del msi dal '46 al '50, come ricorda Ernesto De Marzio, uno dei promotori della scissione di Democrazia nazionale, chiamava «badogliani e venduti» gli uomini che nel partito volevano uscire dal ghetto «neo-fascista» e costruire un ponte con monarchici e destra de. L'oppositore «estremista» nel nome dei valori «sociali» della Rsi dei se¬ «Sono contro l'Europa federale, perché il suo risultato sarebbe il crollo dello Stato nazione. Quella europea è una costruzione femminile, opposta alla volontà, all'imperialismo, alla dominazione. La sua prima vittima sarà la Francia che, se non ucciderà la struttura europea, sarà smembrata entro il prossimo secolo. Il Trattato di Maastricht ha enormemente accresciuto l'influenza politica della Germania, e l'Unione economica e monetaria consegnerà l'Europa nelle mani della Bundesbank, perché gli Stati europei hanno rinunciato agli strumenti della propria sovranità: uccidere, violare, minacciare. E sì, perché cosa vuole che costi uccidere quattro burocrati della Bundesbank?». Il professor Jean-Claude Martinez, deputato europeo per il Fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen e «unico difensore della Francia», non ha peli sulla lingua. Il suo partito ha preso il 12,5% alle elezioni legislative dello scorso anno, ma avrebbe avuto più consensi se la destra istituzionale non avesse fatto proprie alcune delle parole d'ordine dei «lepenisti»: basta con gli immigrati, muso duro nei negoziati con l'America e colpo di freno al processo d'integrazione europea. Come spiega Gilles Martinet nel suo ultimo libro («Il risveglio dei nazionalismi francesi», Seuil), è l'elettorato tradizionalmente moderato che si è spostato a destra, e con esso i partiti di centro. Con le dovute correzioni, l'analisi è applicabile ben aldilà dei confini della Francia, perché se anche qualcuno aveva voluto vedere una rinascita delle sinistre in Europa, la verità è che sul nostro continente, e in particolare sull'Unione europea, spira un vento ormai decisamente orientato a destra. Lo dimostra il risultato delle elezioni italiane, ma anche la reazione all'ondata di scandali che sta investendo il governo socialista di Felipe Gonzales in Spagna ed il governo di centro sinistra di Jean-Luc Dehane in Belgio. Lo dimostrano i sondaggi in Germania che, per la prima volta dopo un anno, danno di nuovo in testa la Cdu-Csu, e che fanno balenare l'ipotesi di un ingresso dei «Republikaner» in Parlamento. Lo dimostra persino la tollerantissima Olanda, dove anche se alle recenti politiche l'estrema destra ha preso solo tre deputati, alle amministrative di marzo xenofobi e neonazisti hanno avuto il 14% a Rotterdam, il 12% all'Aja, il 10% ad Amsterdam e il 10,2% a Utrecht. Il fenomeno è europeo, ed il «lepenista» Martinez sarebbe sorpreso di sentire che il leader dei «Republikaner» tedeschi, l'eurodeputato ed ex Waffen-SS Franz Sopra, Giorgio Almirante ex segretario msi A sin. la vedova «donna Assunta»