Nasce il quarto polo: la «tv di Dio» di R. Sii.

Sarà finanziato con F8 per mille. Il cardinale Biffi: è il futuro deU'evangelizzazione Sarà finanziato con F8 per mille. Il cardinale Biffi: è il futuro deU'evangelizzazione Nasce il quarto polo; la «tv di Pio» La nuova sfida della Chiesa COSSIGA IN PROCURA — MILANO. Le autorità di Hong Kong, secondo quanto si è appreso negli ambienti giudiziari milanesi, non avrebbero accolto la richiesta di rogatoria formulata da Antonio Di Pietro per poter accedere ai conti bancari dell' avvocato Agostino Ruju e di Gianfranco Troielli, indagati nell'inchiesta Mani pulite. La magistratura di Hong Kong avrebbe preso tempo per decidere in merito. Una risposta definitiva dovrebbe arrivare entro alcuni mesi. La decisione di rinviare sarebbe avvenuta ieri mattina, quando Di Pietro era già partito per Hong Kong. I contatti dovrebbero proseguire tra l'Italia e Hong Kong per appianare i problemi burocratici che ancora esistono per poter arrivare alia concessione della rogatoria. L'istanza della procura milanese era stato rivolta, attraverso il ministero, alla Civil Litigation Unit Attorney General's Chambers. (Ansa] CITTA' DEL VATICANO. La nuova frontiera della Chiesa in Italia è l'evangelizzazione via satellite, per dare vita al quarto polo televisivo. Per finanziarlo verrà utilizzata una parte dei fondi a disposizione con l'8 per mille, il contributo diretto dei fedeli attraverso la dichiarazione dei redditi. Così degli oltre 500 miliardi di lire una quota consistente andrà non in «opere di bene» ma in un impegno imprenditoriale nell'etere. E la punta di diamante dell'offensiva parte da Bologna, come ha confermato il suo arcivescovo, il cardinale Giacomo Biffi, grande fustigatore dei vizi diffusi attraverso i mass media e uno dei vescovi in grado di esprimere maggiore influenza sul vertice della Conferenza episcopale e sul Vaticano. Parlando in un incontro riservato agli «operatori delle comunicazioni sociali» - come si chiama chi fa informazione nel gergo curiale - il cardinale ha detto che è ora di piantarla con la mentalità tutta cattolica che demonizza la televisione, per buttarsi invece a capofitto nell'uso di questo mezzo, piegandolo a fini religiosi. Evidentemente sul convincimento del cardinale pesano considerazioni sociologiche e Il cardinale Giacomo Biffi arcivescovo di Bologna sfruttando le sinergie tra i settimanali diocesani, le oltre quattrocento radio cattoliche e le reti televisive diocesane; quindi, ancora tutto da inventare, va messo in piedi un collegamento a livello nazionale. I primi embrioni però già esistono. Attiva su buona parte del territorio nazionale c'è Telepace, specializzata nel diffondere la novella del Papa e le cerimonie più importanti utilizzando un canale sul satellite europeo; inoltre Telepace si sta muovendo nel settore delle grandi interviste a personaggi del mondo della cultura, della politica, dell'imprenditoria. I vescovi italiani per sostenere questo sforzo hanno già dato vita ad una agenzia che deve fornire servizi a tutte le emittenti radio e tv su temi di interesse generale, dalla politica estera all'attività del Papa. E, a proposito di Papa, come si comporterà il Vaticano? Finora è stato a guardare, preoccupato semmai di come colmare il deficit dei suoi due media, Radio Vaticana e Osservatore romano, senza immischiarsi nello vicende italiane. Ma sotto sotto, naturalmente, incoraggia ogni saggio tentativo. ROMA. Sono cinque socialisti doc gli ultimi miracolati della Prima Repubblica. Fabrizio Cicchitto, Biagio Marzo, Luigi Covatta, Roberto Cassola e Franceso Tempestini avranno anche loro la pensione anticipata di anzianità per gli anni di servizio in casa socialista. Il decreto, firmato dal ministro del Lavoro Gino Giugni e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, porta così a 271 il numero complessivo dei dipendenti di partiti politici ammessi alla pensione anticipata, in base alla controversa legge approvata l'anno scorso con uno stanziamento di 74 miliardi. La nomenklatura democristiana mantiene il primato, con 176 notabili in pensione anticipata. Seguono 61 socialisti, 12 socialdemocratici, 8 pidiessini, 7 missini, 3 liberali, 3 dipendenti di Rifondazione comunista e un repubblicano. «Un atto dovuto», spiega Giugni. «Sono stati dipendenti di partito. Si tratta di adempiere la legge, la quale non distingue lo status istituzionale, tanto è vero che tra i pensionati c'è anche un ex parlamentare del pri e otto del pds». Ma quest'ultima infornata in "area Cesarini", con il governo Ciampi già praticamente sbaraccato, esala un odore misero e malinconico. Le ultime briciole prima della caduta definitiva del sipario sulla scena della Prima Repubblica. Questa legge suscitò proteste quando venne approvata l'anno scorso: a molti non parve giusto scaricare sui contribuenti il costo del crack della partitocrazia. Ma poi fu spiegato che nelle sedi di tutti quei partiti falliti non v'erano soltanto vecchi notabili sfaccendati: c'erano schiere di onesti dipendenti che avevano sgobbato per anni e che avevano diritto alla pensione*come tutti i cittadini. L'aver lavorato per un partito non li trasformava in cittadini di seconda categoria. Santi propositi. Solo che poi decine di parlamentari hanno approfittato di questo provvedimento per cumulare alla loro già lautissima pensione di deputato o senatore quella di dipendente di partito. Per non parlare di quelli che oltretutto percepiscono stipendi d'oro dal Parlamento europeo. Ieri sera, dopo la diffusione della notizia degli ultimi beneficati, c'è stata anche una reazione venata di "giallo". Uno dei cinque vip, Roberto Cassola, ex senatore socialista ed ex presidente della Finmeccanica, ha dichiarato: «Trovo sorprendente il fatto di scoprirmi in questo elenco, avendo già concordato con la direzione del psi la mia rinuncia a questo diritto previdenziale». Eppure il decreto di Giugni è stato emanato - come recita il linguaggio burocratico - dopo che la segreteria del psi ha trasmesso l'elenco dei «soggetti che hanno esercitato la facoltà di accesso al beneficio del pensionamento anticipato di anzianità» e le relative documeni tazioni. [a. d. r.3 Sandro Berrettoni Lilli Gruber fronti, privato e professionale». Ma il tempo degli attacchi è passato. «Il giudizio negativo sulla trasmissione resta - dice Marcello Veneziani, direttore di Italia Settimanale - ciò non significa che si preparino chissà che epurazioni. Devo dire che oggi in Rai il clima è cambiato, e molti tirano fuori un vittimismo preventivo». «Non voglio più polemiche» chiede la Gruber. Curioso, anche la sua «nemica», Ombretta Fumagalli Carulli una delle più pronte ad accusare che «le forze che non sono di sinistra in Rai sono molto sacrificate» - oggi sceglie i toni soft: «Non rilascio dichiarazioni in questi giorni». La destra ha vinto, le poltrone da ministro occhieggiano invitanti, criticare la Rai lottizzata non serve più. [r. sii.]