Pensioni anticipate ai politici
Interno Martedì 10 Maggio 1994 LA STAMPA I GIUDICI LONTANO DAI POLITICI mente nella materia su cui la magistratura ha voce in capitolo (ad esempio, la struttura dui Csm, l'obbligatorietà dell'azione penale, la separazione delle carriere di giudice e di pm). Se si esprime su questi temi, non agisce affatto come un improprio «partito dei giudici», come invece è stato detto. D'altra parte, però, i giudici non possono nemmeno pensare di collocarsi sopra la politica, come sembra avvenire talvolta quando, credendo d'interpretare l'opinione dei più, escono dal campo proprio e parlano in nome di un'autorità morale al di sopra di tutti. Ha dato quest'impressione, esempio recente, il comunicato nel quale i magistrati della procura di Milano hanno escluso la loro disponibilità a incarichi di governo, a meno che una richiesta in tal senso provenisse personalmente dal Presidente della Repubblica. Un tentativo stonato di accreditarsi da pari a pari con la massima autorità dello Stato e un'affermazione comunque ingiustificata, perché il Presidente non ha il potere di chiamare direttamente nessun salvatore della patria. Ma i giudici non possono, infine, stare sullo stesso piano dei politici e stabilire con loro patti, da potenza a potenza. Questi sarebbero patti o di collusione o di compromissione. E' quel che stava per accadere con l'offerta da parte del presidente del Consiglio incaricato al magistrato Di Pietro. Se fosse stata accolta, in primo luogo, si sarebbero portati in dote al nuovo governo il credito e i meriti acquisiti per mezzo di un'azione giudiziaria, strumentalizzandoli fuori della magistratura. Il governo avrebbe indebitamente acquisito un plusvalore capace di alterare a suo favore l'equilibrio con la magistratura stessa. In secondo luògo si sarebbe posto un precedente nel senso dell'omologazione dei magistrati più in vista all'indirizzo governativo, nella speranza di un incarico ministeriale: una violazione dell'indipendenza non con minacce, ma con lusinghe. Per questo, apprezziamo il rifiuto di Di Pietro, anche se avremmo forse preferito un'altra motivazione: non gli impegni attuali di lavoro (e poi si vedrà), ma l'incolmabile distanza delle funzioni giudiziarie e di governo e la necessità di preservare le rispettive e incommensurabili caratteristiche istituzionali. Su questo non ci dovrebbero essere incertezze, anche perché altrimenti ci si pone - anche rifiutando - nella posizione di dover ringraziare della proposta, come in effetti è avvenuto: una posizione insostenibile per qualunque magistrato geloso della sua indipendenza. Gustavo Zagrebelsky Interno Hong Kong rifiuta la rogatoria sui conti bancari —^^^1 SINDACATO DIVISO 1^—— Come dipendenti Pensioni anticipate ai politici
Persone citate: Di Pietro, Gustavo Zagrebelsky
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