Traffic dimezzati un felice ritorno
Traffic dimezzati un felice ritorno B DISCHI Traffic dimezzati un felice ritorno IRITORNI sono sempre pericolosi. Portano con sé il rischio dèlia nostalgia, e spesso scivolano nel patetico, illusorio tentativo di cancellare il tempo. Nel mondo musicale del pop-rock, questi tentativi di giovanilismo di ritomo sono particolarmente in agguato. Spesso anche per via del «grande freddo» che avvolge i ricordi del pubblico, ma anche per quel sentirsi simbolo di qualche cosa che non c'è più. Due esempi? La voglia infinita di riunificare i Beatles rimasti e i patetici Pink Floyd. Sono tornati il sospetto e il timore di dover assistere ad un ennesimo capitolo di questo melanconico fenomeno quando ci siamo ritrovati davanti ad un disco firmato Traffic. Invece si tratta di un raro esempio di felice ritorno. Anche se in realtà sono Traffic dimezzati nel numero: ci sono solo Steve Winwood e Jim Capaldi. Mentre a Chris Wood è dedicato il nuovo lavoro, Dave Mason è desaparecido (ma già aveva abbandonato a fine Anni 60, dopo il secondo album). Di quel loro rock progressivo, eclettico e ficcanaso, se ne era persa traccia a metà degli Anni 70. Ma per fortuna, perché la megalomania di Winwood, le smanie percussive e canzonettistiche di Capaldi, la tentazione del gruppo aperto, avevano portato il suono dei Traffic a fatui limiti di artificio. In tema di vecchi eroi, blues e sapore d'Irlanda, va anche applaudito «A night in San Francisco» (Polydor, 2 Cd) di Van Morrison. E' il nuovo album dal vivo di questo straordinario personaggio che ha sa- van I bum I dina puto fondere, con la sua potente voce, il lamento gutturale del blues e la prosa libera di Joyce. Ventidue le canzoni presentate, per 146 minuti di emozioni musicali, vista la carica che Morrison sa esprimere in concerto. E ci sono anche quattro brani mai presentati in disco: «Ain't that loving you baby», «Stormy monday», «Help me» (quella di Sonny Boy Williamson), «Shaking ali over». Quest'ultimo è presentato con il suo cavallo di battaglia «Gloria», eseguito da John Lee Hooker e il suo straordinario stile in una sorta di fantastico gioco dei rimandi. Due dischi, una festa della musica più coinvolgente. Continuiamo con il blues per segnalare l'esordio da solista di Coco Montoya con «Gotta mind to travel» (Silvertone, 1 Cd). Grande chitarrista, Montoya è stato membro dei famosi Bluesbreakers, compagno artistico di personaggi come John Mayall, Eric Clapton, Albert Collins, protagonista di grandi edizioni dei maggiori festival jazz. Ora, al volante di una rossa Chevy Thunderbird, si presenta a scorrazzare con il blues più classico, nei suoi toni allegri e in quelli meditativi Alessandro Rosa jsa^J
Luoghi citati: Irlanda, San Francisco
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