«Fondi chiusa piccole imprese aperte»

Intervista con il direttore generale della Crt: gli istituti si rimbocchino le maniche FINANZA & SVILUPPO Intervista con il direttore generale della Crt: gli istituti si rimbocchino le maniche «Fondi chiusa piccole imprese aperte» Giovando: il mercato è pronto, bisogna dare il via TORINO. Capitalismo popolare, capitalismo per pochi: lo sviluppo economico-industriale del paese transita anche attraverso la soluzione di questo dilemma. Molto dipenderà dal sostegno che il sistema-Paese saprà dare alle piccole e medie imprese, introducendo nuovi strumenti finanziari «ad hoc» come le Borse locali o come i fondi chiusi, istituiti - ma non ancora effettivamente nati - dalla legge 344 del 1993. Ma cosa sarebbe necessario fare subito per dare maggiore impulso alla media-piccola imprenditoria? A Torino, un interlocutore obbligato, sul tema, è Giorgio Giovando, direttore generale della Banca Crt e presidente del Mediocredito piemontese. «Con l'approvazione della legge sui fondi chiusi e l'emanazione dei regolamenti della Banca d'Italia, il nostro Paese ha aggiunto un altro importante elemento alla strumentazione necessaria per dotarci di una finanza all'effettivo servizio dell'impresa». Ma cosa sono, in concreto, i fondi chiusi d'investimento? «I fondi comuni di investimento mobiliare chiusi sono strumenti che raccolgono il risparmio con vincolo a medio e lungo termine e 10 investono in un portafoglio composto in prevalenza da imprese non quotate di piccole e medie dimensioni e con buone prospettive di sviluppo. Il fondo chiuso è uno strumento a doppia valenza: di investimento per risparmiatori ed investitori istituzionali ed un mezzo di finanziamento del capitale di rischio delle imprese». Ma conviene investirci? «Dal lato della raccolta, i potenziali sottoscrittori possono essere risparmiatori sofisticati con alta propensione al rischio oppure investitori istituzionali. Dal lato degli impieghi, il nostro sistema economico è caratterizzato da una vera presenza di imprese di piccole e medie dimensioni sottocapitalizzate, che sono le naturali destinatarie del nuovo strumento. In ogni caso 11 fondo chiuso è uno strumento selettivo: riguarda un limitato numero di investitori sofisticati». Ma lei come li valuta? «Pur con le limitazioni sopraddette, il giudizio sullo strumento è assai positivo: i fondi chiusi possono costituire un valido contributo alla ripresa economica ed alla crescita dimensionale delle imprese». Secondo lei, esiste un adeguato mercato per i fondi chiusi? «Gi Anni 90 promettono di essere il decennio delT'equity'cioè del capitale di rischio anche per l'Italia. La riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato o più in generale della struttura dei tassi di interesse, l'aumento dell'importanza del risparmio gestito, la tendenza alla diversificazione del risparmio delle famiglie, la positiva ripresa della Borsa, creano i presupposti per la creazione di una nuova domanda di 'capitali di rischio'». Ma i fondi chiusi troveranno «clienti»? «L'eccessivo indebitamento di molte imprese, la riduzione dell'autofinanziamento, la minore efficacia dell'effetto della leva finan ziaria, inducono le imprese a domandare meno mezzi finanziari con vincolo di debito e più mezzi finanziari con vincolo di capitale. Questa nuova domanda di capitale di rischio può essere in parte soddisfatta dai fondi chiusi». Insisto: i piccoli imprenditori italiani e piemontesi in particolare sapranno apprezzarli? «In questi ultimi anni si è assistito ad una straordinaria evoluzione di tutti gli operatori economici. Anche gli imprenditori si stanno convincendo che una struttura finanziaria delle imprese più equilibrata fra indebitamento e capitale di rischio è condizione indispensabile per la loro competitività nel mercato. E' compito del sistema bancario orientare gli imprenditori nella scelta delle forme più appropriate di finanziamento». [s. lue] àiorgio Giovando

Persone citate: Giorgio Giovando, Giovando

Luoghi citati: Italia, Torino