I bersaglieri fanno pace con Genova di Guido Coppini
Raduno 145 anni dopo la rappresaglia del generale La Marmora ordinata dal re Raduno 145 anni dopo la rappresaglia del generale La Marmora ordinata dal re I bersaglieri fanno pace con Genova Artefice della riconciliazione il duca Amedeo di Savoia GENOVA. I bersaglieri hanno invaso la città: ce n'erano quasi 60 mila, ieri mattina, per la sfilata che ha praticamente bloccato il centro, obbligando il Comune a precipitosi interventi. Le autorità hanno passato in rassegna lo schieramento dei fanti piumati davanti alla questura, poi brevi discorsi, saggi ginnici, abbracci, saluti, squilli di chiarine. Hanno festeggiato centomila genovesi, accantonando un triste ricordo, che vive comunque nelle memorie di qualche studioso: nel 1849, guidati da La Marmora, i bersaglieri misero a sacco la città. Vi furono duecento morti. Nei giorni scorsi ha ricordato polemicamente l'episodio Giorgio Doro, presidente leghista del consiglio di circoscrizione del quartiere di Portoria, con provocazione storicamente provata. Non si volevano i bersaglieri a Genova. «Ma poi la città - ha detto il capo di Stato maggiore dell'esercito -, che nasconde tanto calore dietro a una facciata un po' rigida, ci ha accolto con entusiasmo». Sono tornati a Genova dopo 145 anni, ma questa volta è stala festa. Ieri si è avuta forse la prima partecipazione ad una cerimonia pubblica di un membro dell'ex Casa regnante: il duca Amedeo di Savoia Aosta, che ha portato alcuni documenti redatti da un suo bisnonno, anche lui Amedeo, Re di Spagna nel secolo scorso, che avrebbero dovuto illuminare di una nuova luce i tragici fatti del '49, nel senso che vi era una necessità politica di compiere l'azione militare su Genova. I documenti niente affatto inediti - non hanno convinto nessuno. Se n'è reso conto anche il Duca, che ha voluto scusarsi, affermando poi che il suo era un gesto di pace e di fraternità. Ha aggiunto Amedeo d'Aosta: «Noi Savoia, in conseguenza dell'ordinamento statale, non possiamo renderci utili in maniera politica, ma lo facciamo in senso strettamente personale, ed è questo il motivo della mia venuta a Genova». Gli è stato chiesto se ancora può immaginare l'Italia come una monarchia costituzionale. Risposta: «Credo che almeno per un po' il trono resterà nelle cantine del Quirinale». Amedeo d'Aosta ha presenziato ad una cerimonia alla cripta dei Cappuccini, è andato in visita dall'arcivescovo monsignor Giovanni Canestri e dal questore, da lui conosciuto quando ricopriva la stessa carica ad Arezzo. La tenuta del Borro, residenza degli Aosta, è infatti vicinissima. Inaugurato al cimitero di Stagliene un monumento al bersagliere: due blocchi di marmo di Carrara che si aprono al passaggio di un fante piumato che suona la fanfara: «Nella notte della nostra storia / un suono fende la pietra / e la corsa continua». Una manifestazione imponente e spettacolare, che ha visto impegnati gli uomini del secondo battaglione «Governolo», del 3° battaglione Poggio Scanno, del 28° Oslavia, dell'I 1° Jamiano e le fanfare di molti reggimenti. Guido Coppini Il duca Amedeo di Savoia Aosta sul palco dei bersaglieri al raduno di Genova
Persone citate: Amedeo D'aosta, Amedeo Di Savoia, Giorgio Doro, Giovanni Canestri, La Marmora, Savoia
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