Per gli Interni è caccia al «tecnico»

Per gli Interni è caccia al «tecnico» Per gli Interni è caccia al «tecnico» Ma il Cavaliere potrebbe cederli a Maroni per tenere la Giustizia IL MINISTERO CHIAVE ROMA. Un suggerimento per individuare un ministro tecnico a cui affidare il Viminale Silvio Berlusconi lo ha avuto anche da Antonio Di Pietro nell'incontro romano di due giorni fa. Tra una parola e l'ultra, infatti, il pubblico ministero più famoso d'Italia ha espresso giudizi positivi per Francesco Di Maggio, vicedirettore degli istituti di prevenzione e pena. Di consigli di questo tipo nelle ultime ventiquattr'ore Silvio Berlusconi ne ha ricevuti davvero tanti. E ieri, chiuso nella sua villa di Arcore, il Cavaliere ha esaminato questi nominativi, soppesandone i «prò» e i «contro». Il ministro «tecnico»: ormai l'ultima risorsa che Berlusconi ha a disposizione per evitare l'avvento della Lega Nord al Viminale è proprio questa. E il presidente incaricato sembra essersene convinto. Ieri ad Arcore, a quanto pare, almeno questa decisione è stata presa: il ministero dell'Interno non dovrebbe andare ad un «politico». Così - ma in una situazione tanto ingarbugliata non si può mai essere sicuri di niente personaggi come Giuliano Urbani, Cesare Previti e Alfredo Biondi dovrebbero essere tagliati fuori. Anzi, addirittura Berlusconi vorrebbe affidare ad un «tecnico» anche il ministero della Giustizia: questo perché il «feeling» che comincia a legare i leghisti al pds lo ha impressionato e, quindi, in fondo in fondo Berlusconi vorrebbe evitare di dare a Maroni anche il ministero che si occupa dei giudici. Ci riuscirà? E' altamente im¬ probabile perché nel vertice della maggioranza il Cavaliere per avere per sé il Viminale, ha dovuto, di fatto, consegnare il ministero della Giustizia alla Lega Nord. Quindi, l'unico modo per riavere quella poltrona indietro sarebbe quello di dare via libera all'idea di un Roberto Maroni al Viminale. Una ri¬ flessione che Berlusconi continua a fare anche se non ha ancora preso una decisione definitiva. Ecco perché il nome del «tecnico» che Berlusconi si appresta a fare è importante. In testa alla lista del Cavaliere c'è il procuratore generale della Cassazione, Vittorio Sgroi. Poi, vengono tutti gli altri: dai giudici Di Maggio e Priore, a Filippo Mancuso, al primo presidente della Cassazione, Antonio Brancaccio. E di nomi del genere tra ieri e oggi il Cavaliere ne farà ancora, sicuramente fino a questa mattina, quando si dovrebbe svolgere il vertice definitivo nella sua abitazione romana a via dell'Anima. Insomma, tanti nomi per non dirne nessuno. E' una scelta tattica, come il gran riserbo che ieri ha circondato per tutto il giorno la riunione a Villa San Martino, ad Arcore. Il motivo è semplice: anche sul nome del «tecnico» si è aperta una mezza guerra nella mag¬ gioranza. La sortita di ieri di Umberto Bossi, infatti, in favore di Achille Serra, questore di Milano famoso per aver scambiato il mitomane Stefano Spilotros per il mostro di Foligno, fa parte di queste grandi manovre. Il nome di Serra nelle settimane scorse è venuto fuori ma è finito prestissimo nel dimenticatoio. Quindi, l'uscita del leader del Carroccio è sembrata più un espediente per intorbidire le acque che non altro. Ma non c'è da meravigliarsene. Il «gioco dei nomi» è una delle tattiche preferite in questa grande battaglia sul Viminale che sta caratterizzando la nascita del primo governo Berlusconi. E alla contesa ha partecipato in prima persona anche il Quirinale. Il Colle è partito senza nascondere le sue preferenze per l'ex-liberale Raffaele Costa e la sua ostilità per la candidatura leghista al Viminale. Poi, sempre tra le candidature politiche, si è spo¬ stato su Alfredo Biondi. E' rimasto freddissimo, se non ostile, sull'ipotesi di avere Antonio Di Pietro al ministero dell'Interno. E anche sui «tecnici» ha detto la sua: tra ammissioni e smentite sono venuti fuori i nomi del capo della Polizia, Parisi, e del segretario generale della presidenza, Gifuni. E, a quanto pare, ci sarebbe una simpatia di Oscar Luigi Scalfaro verso il giudice Priore. Insomma, anche tra i «tecnici» ognuno ha i suoi. E forse proprio per questo, alla fine, di fronte al rischio di dover dare il Viminale ad un tecnico che non conosce, di cui non si fida, e il ministero della Giustizia ad uno strano alleato come Roberto Maroni, Silvio Berlusconi potrebbe avere un dubbio: forse per lui sarebbe meglio dare l'Interno alla Lega Nord e riprendere la Giustizia per uno dei suoi. Già, a ben vedere, a questo punto nulla è escluso, [au. min.] Entrano in corsa il pg di Cassazione Sgroi e il vicedirettore delle carceri Di Maggio Scalfaro «fa il tifo» per il giudice Priore A sinistra Vittorio Sgroi A destra Francesco Di Maggio

Luoghi citati: Arcore, Foligno, Italia, Milano, Roma, Villa San Martino