Raccontò su La Stampa il viaggio nel tunnel della sofferenza di Fiamma Nirenstein

Raccontò su La Stampa il viaggio nel tunnel della sofferenza DIRITTO AL PROCESSO ricordarlo, ha un suo specifico valore. E' proibito esaltare il buio dell'oblio che tutto confonde, specie per assolvere la propria storia politica e personale. Non è soltanto perché bruciano le immagini dei cadaveri sfigurati delle Fosse Ardcatine, o del pianto delle famiglie che corrono sugli schermi tv, o perché disgusta il suo cappello da montanaro sportivo, il volto abbronzato e il tono autoassolutorio di Priebke che ò giusto pensare di dover procedere al suo processo in Italia. 11 nostro Paese è stato sempre poco propenso ai meccanismi formali, poco fiducioso nella giustizia dei tribunali, e molto più fiducioso nelle forze della politica e dell'ideologia. I crimini di guerra italiani, di cui molti si compirono nei Paesi ex coloniali, molti in Jugoslavia, altri contro gli ebrei nelle gentili città dello Stivale, sono stati risucchiati nella ragion di Stato, nella divisione del mondo che fu compiuta a Yalta che ormai assegnava l'Itali'] alla parte occidentale, e la consegnava a una democrazia cristiana senz'altro abilitata all'antifascismo. Gli uomini della recente storia italiana non furono dunque processati personalmente dalle leggi, non dai giudici, e in fondo neppure dalla storia. I nomi dei nostri criminali fascisti di guerra sono evaporati negli archivi americani, occultati da noi come dagli Alleati, mentre tutta la fiducia nell'elaborazione e nel superamento del passato veniva affidata all'empito popolare antifascista, alla Costituzione, alla democrazia. I giudici non sono mai stati interpellati: è cosi che ò sempre rimasta aperta, galleggiante nell'aria, l'idea che il fascismo fosse un regime in fondo bonario, in fondo persino quasi filosemita. E quando Gianfranco Fini è andato in pellegrinaggio alle Fosse Ardeatine, in realtà il suo e stato un gesto di esecrazione non tanto nei confronti della propria stessa radice autoritaria antisemita, quanto della perfidia della «belva nazista», su cui è del tutto innocuo al giorno d'oggi, anche rispetto all'odierna base della destra italiana, far cadere rimproveri, e accuse. In questo periodo di discussione sulla pacificazione nazionale, in cui ad un tratto si scopre che tale pacificazione non è mai avvenuta, e che la forz;i dell'antifa- seismo di stampo classico è stata1 puramente ipotetica, non c'è mo-1 do più pulito e più serio per lo1 Stato italiano di quello che un1 processo può proporre. La storia' di Priebke sottolinea ciò che vi fu1 di atroce nel regime, nei metodi,' nell'etica nazista, ma anche in' quel regime fascista che ne fu al-1 leato e che consentì senza colpo1 ferire che fossero raccolte le vittime per l'eccidio nelle sue carceri, nelle sue strade, fra gli ebrei d'Italia, fra i ragazzini. In niente viene modificato il dovere dello Stato italiano di processare Priebke dalla vecchia polemica sull'attentato di via Rasella. E appare improprio e crudele nei confronti della memoria delle vittime sollevarla qui. In che cambierebbe la responsabilità di Priebke, in che muterebbe la memoria se pure si arrivasse alla definitiva conclusione che i partigiani che scelsero l'attentato di via Rasella perseguirono una politica avventata o addirittura sbagliata? L'unico dovere che il nostro Paese ha dal momento in cui Priebke è stato scovato sulle Ande argentine è quello stesso che fu proclamato dallo Stato d'Israele quando processò, fra molte polemiche, Adolph Eichmann: Ben Gurion spiegò ad Adenauer che Israele aveva il dovere di processare il capo nazista poiché il nuovo Stato era l'erede dei sei milioni che erano stati sterminati, il suo unico erede. E l'Italia, senza dubbio, è l'unico erede di quegli innocenti che furono trascinati alle Fosse Ardeatine. Lo è oggi come lo era ieri, e guai se quest'Italia che vuole volare verso il nuovo e l'inedito non capirà che la vera pacificazione, quella profonda e duratura, viene soltanto dalla memoria; che tentare l'oblio crea solo vuoto e ingiustizia e risuscita fantasmi. Riconciliazione e pace, per quello che l'umana natura può consentire, nascono solo dalla coscienza. E del resto il recente risultato del processo a Demjanjuk, creduto il boia di Treblinka e poi andato assolto, dimostra che dei giudici ci si può fidare più che dell'ideologia, più che degli inviti velleitari a scordare il passato, che danno solo la misura di quanto invece esso possa essere una coda di paglia pronta sempre a prendere fuoco. Fiamma Nirenstein

Persone citate: Adenauer, Adolph Eichmann, Ben Gurion, Demjanjuk, Gianfranco Fini, Priebke

Luoghi citati: Israele, Italia, Jugoslavia, Yalta