Tre arresti a Oslo, rimane il mistero: chi sono i mandanti? di Tito Sansa

Tre arresti a Oslo, rimane il mistero: chi sono i mandanti? UNGHERIA Un rilancio legato alla crisi economica e alle bugie governative Ombre rosse a Budapest Oggi si vota, ex comunisti favoriti BUDAPEST NOSTRO SERVIZIO Al comizio del 1° maggio nel Vàrosliget, il grande parco di Budapest, decine di migliaia di persone hanno osannato l'ex comunista Gyula Horn, capolista del partito socialista ungherese alle elezioni di oggi. Era uno spettacolo inimmaginabile appena un anno fa. Allora Gyula Horn riuscì a raccogliere un centinaio di simpatizzanti, parlò a loro e a centinaia di sedie vuote come un oratore del londinese Hyde Park corner. Allora gli istituti demoscopici attribuirono ai socialisti di Gyula Horn l'8 per cento delle simpatie degli elettori. Oggi i tre maggiori istituti di sondaggio danno i socialisti per sicuri vincitori del voto dell'8 maggio, con una media del 36 per cento dei voti. Distanziatissimi i favoriti di allora, i giovani liberali del «Fidesz», passati al quarto posto dei favori popolari (con il 10 per cento) dietro all'altro partito liberale democratico «Szdsz» (media 16 per cento) e al partito guida dell'attuale governo, Mdf (con l'I 1 percento). L'ascesa dei socialisti, ex comunisti, ò stata sbalorditiva. Mentre ancora prima di Natale si accennava a un pericolo da destra, oggi taluno parla, nella foga della campagna elettorale, che è esplosa negli ultimi giorni senza esclusione di colpi bassi da parte dei partiti di governo, a un pericolo da sinistra, a un «ritomo dei comunisti». Un pericolo che gli osservatori indipendenti, e anche i rappresentanti dei partiti di centro (i liberali), negano, constatando che i socialisti sono cambiati, tant'è che sono stati ammessi già nel '92 nella Internazionale socialista, perché sono a favore dell'economia di mercato, all'arrivo di capitale straniero, alla privatizzazione. Due - secondo i politologi - sono le cause che hanno determinato il ritorno del pendolo elettorale dalla destra verso la sinistra. Non certo la nostalgia del passato, anche se gli ungheresi, un terzo dei quali vive al di sotto del minimo esistenziale, constatano che sotto il regime comunista di Janos Kàdàr non c'era disoccupazione (ora è del 13 per cento), non c'era inflazione (adesso e del 17 per cento), l'assistenza sociale funzionava. C'è molta delusione e anche rabbia nei confronti del governo che ha permesso l'arricchimento sfrenato di pochi e l'impoverimento delle masse. La causa prima delle simpatie verso il partito socialista di Gyula Horn è il fallimento della politica economica del governo di centro-destra. Poco importa all'impiegato e all'operaio costretto a un secondo lavoro per arrivare alla fine del mese (salario e stipendio medio si aggirano tra le 250 e le 400 mila lire mensili) o al pensionato che riceve 100 mila lire e non può neanche pagarsi il riscaldamento e la luce che l'Ungheria (come vanta il primo ministro Peter Boross) è, tra tutti i Paesi ex comunisti, quello che ha attirato la maggior quantità di investimenti stranieri (7 miliardi di dollari, circa 10 mila miliardi di lire). «A determinare il voto - dice Thomas Brian, direttore dell'istituto "Democrazia dopo il comunismo" - è ciò che uno ha in tasca e chi difende i suoi interes- Kàdàr. Allora hanno dato addosso ai socialisti, al «comunista» Gyula Hom, che (lui non lo nega) nel 1956 fece parte di un reparto di volontari incaricati di stroncare la sollevazione popolare. «Hom è un probabile assassino - ha detto alla televisione il candidato dell'Mdf Gabor Bencsik -. Per spiarlo, mentre parlava sottovoce durante un dibattito in Parlamento, la televisione ha ingaggiato un sordomuto capace di leggere sulle sue labbra. Giorni fa, poi, è comparso alla tv un profugo ungherese rifugiato in Svezia pe raccontare che Gyula Hom lo torturò nell'ospedale di un carcere all'inizio del '57. E' poi risultato che Horn, alla data citata, non era più in servizio e che il testimone è stato condannato per calunnia e falso. Due giorni fa infine sono stati trasmessi dalla televisione lavori di scavo sotto la sede del partito socialista (ex centrale del partito comunista) alla ricerca di un carcere sotterraneo segreto. La quantità di attacchi al «comunista» Gyula Hom è tale che il telespettatore, già di per sé diffidente dopo oltre 40 anni di menzogna comunista, si è insospettito e ha cominciato a non credere a quanto gli viene presentato in continuazione. A Budapest si parla di «effetto boomerang». Dimentichi del fatto che come ministro degli Esteri dei comunisti «riformisti» nel maggio dell'89 Horn divelse la cortina di ferro con l'Austria, avviando il processo di abbattimento del muro di Berlino la tv continua a bombardarlo a tappeto. Il risultato è che è riuscita a fare una vittima. E a lui vanno ora le maggiori simpatie. Gyula Hom (vittima di un grave incidente automobilistico venerdì scorso) non reagisce alle diffamazioni, ha annunciato che non ricorrerà alla magistratura. Impassibile e con un mezzo sorriso da «pokerface» si prepara ad assaporare la sera di domenica la vittoria che gli istituti demoscopici danno per sicura. Se poi diventerà capo del governo è un altro discorso. Con la prevista maggioranza relativa dovrà cercarsi un alleato, che probabhilmente sarà il partito democratico liberale. E il capolista di questo partito, l'ingegnere Gàbor Kuncse, potrebbe essere il prossimo primo ministro. Anche por tranquillizzare coloro che - soprattutto all'estero - temono il «ritomo dei comunisti». Tito Sansa si economici. Oggi l'Ungheria è divisa, tra chi è riuscito e chi non ce l'ha fatta. Votare per i socialisti significherà votare per la protezione, e coloro che ne hanno bisogno sono assai più numerosi di quelli che possono fame a meno». Sarà un voto «di speranza», insomma. La seconda causa della ascesa verticale dei socialisti è la incredibile politica di informazione dei partiti di governo attraverso la radio e la televisione. Anziché informare e argomentare, i paladini del governo hanno preferito attaccare e diffamare gli avversari, rivangare nel loro passato. Hanno provato con i due partiti liberali ma c'è stato poco da fare, i loro candidati o sono troppo giovani oppure furono al centro dell'opposizione contro il regime di Jànos II leader ex comunista, Gyula Horn

Luoghi citati: Austria, Berlino, Budapest, Svezia, Ungheria