La poesia vince il cemento di Nico OrengoBruno Ventavoli

La poesia vince il cemento La poesia vince il cemento Diffamazione: assolto Nico Orengo H~ A vinto la sua piccola guerra di basilichi e uliveti. Lo scrittore e poeta Nico Orengo, redattore capo di I Tuttolibri, il settimanale letterario della Stampa, è stato assolto dalla VII sezione del tribunale di Roma, presieduta dal giudice Muscarà, per i giudizi espressi nel volume Gli spiccioli di Montale su pasticci edilizi effettuati nella Liguria della sua infanzia. Tutto era partito, curiosamente, da un omonimo, ex «compagno di scuola» dello scrittore, il signor Marcello Orengo, che si era sentito diffamato da un passaggio del libro. Non aveva accettato cu' essere acquarellato come «speculatore» che «comprava e ristrutturava, con appoggi dicci e psi, distruggendo, con innato cattivo gusto, vecchie ville e casolari», che avrebbe trasformato Piana di Latte, vicino a Ventimiglia, «in un cubo di cemento». La legge ha dato ragione allo scrittore. «Il tribunale ha riconosciuto che è consentito dare un giudizio estetico sulle costruzioni - dicono Mattone e Gianaria, avvocati difensori del querelato - e che esse interferiscono pesantemente sul territorio. Tra i libri che abbiamo portato per documentare le nostre tesi c'è anche il saggio di Bruno Gabrielli nel Gli incidenti e le polizze Ho letto da qualche parte che, in occasione dell'entrata in vigore nel prossimo luglio della direttiva comunitaria riguardante il costo delle polizze R.C. auto, qualcuno suggerisce di riservare alle donne guidatrici tariffe inferiori a quelle degli uomini considerando il fatto che le donne al volante sono in numero minore e i loro incidenti di lieve entità. Si trascura però un grosso ed importantissimo particolare; non si tiene conto di un'altra considerazione e cioè che in media le donne alla guida fanno tantissimi km in meno degli uomini. Piuttosto proponiamo ai nostri assicuratori, o a chi per essi, delle cose veramente serie e fattibilissime: ad esempio, far pagare decisamente meno chi ha la macchina ma non la usa. Personalmente conosco tantissimi signori pensionati, e in Italia saranno milioni, che adoperano l'auto, di solito, una volta la settimana e per far il giro dell'isolato tanto per tenere in carica la batteria, non avendo il coraggio di disfarsene anche per motivi di natura affettiva. E' ovvio, quindi, che queste persone oltre a non creare incidenti non consumano neppure l'asfalto delle strade, e in pari tempo non inquinano. E allora, perché questi cittadini devono pagare il prezzo della polizza R.C. tanto quanto pagano coloro che viaggiano in macchina dalla mattina alla sera (e anche di notte) per tutti i giorni dell'anno? Meditate gente meditate! Antonio Cerfeda, Torino La Pivetti, il nonno e l'uso del «neutro» Ho ascoltato con attenzione l'intervista televisiva concessa il 2 maggio a B-uno Vespa dalla presidente della Camera volume sulla Liguria della Storia delle regioni pubblicata da Einaudi, che si intitola La dilapidazione del territorio. Le critiche di Nico Orengo fanno parte del patrimonio di dibattito culturale sulla tutela ambientale e paesaggistica». Il pensiero di Nico Orengo, finito il processo, va ai Racconti e leggende provenzali di Frédéric Mistral (appena usciti da e/o). Il poeta provenzale aveva difeso con indignazione le fonti di Vaucluse, «il sentiero leggendario calpestato dai piedini di Laura» e Petrarca, perché il consiglio generale del dipartimento aveva escogitato la brillante idea di sradicare lavanda e timo per scavare una strada carrozzabile. «Cent'anni fa Mistral aveva difeso quelle rocce dal piccone e dalla barramina - dice Orengo -. Sapeva che se la terra viene spoetizzata, snaturata e disonorata, i luoghi perdono bellezza e attrattiva. Sapeva che nessuno avrebbe più voluto fermarsi a Vaucluse, una volta che le fonti fossero state private della loro selvaggia, naturale, distanza. Ecco perché vorrei conservare intatta la magia di quell'angolo di Liguria». La parola dei poeti sembra tornata a pungere, ferire. Il nome di Nico Orengo è il più recente fra lettere AL GIORNALE a mio avviso, non può essere diffamatoria. Diverso è il caso in cui uno scriva un pamphlet, in cui si voglia esercitare un diritto di critica. In questa situazione si deve ovviamente conservare l'obiettività. Possono capitare casi in cui il poeta pamphlettista racconti fatti che risultino non veri. Se però dimostra di essere stato in buona fede e di avere utilizzato fonti serie, non è colpevole». Può una semplice parola come «speculatore», essere diffamatoria? «Probabilmente no - dice Mannuzzu -. Se la consideriamo secondo l'etimo, significa investire guardando avanti, prevedendo che una cosa aumenti di valore». Il giudice ha dato ragione allo scrittore. Gli spiccioli di Montale non finiscono nel salvadanaio dei puniti. Da Pasolini a Moravia, da Bertolucci a Godard, molte sono le creazioni di fantasia che hanno dovuto fare i conti col codice. Persino un film comico come Un giorno in pretura di Steno ebbe guai. Due sacerdoti videro nella figura di Walter Chiari (prete scooterista, derubato a Roma da una ragazza «perduta») un richiamo lesivo alla loro immagine di appassionati vespisti, in visita alla capitale eterna. Qui accanto: Dacia Maraini A sinistra: Salvatore Mannuzzu Nella foto grande in alto: Nico Orengo quelli degli artisti finiti in tribunale. Dacia Marami ha avuto cinque processi per reati contro la morale. Recentemente, al tempo di Bagheria, è scattata una denuncia perché aveva definito il paese «mafioso», ma la cosa si è spenta prima di arrivare in tribunale perché «sarebbe stato ridicolo dimostrare il contrario». «Uno scrittore ha il diritto di dire la verità, di criticare - dice la Marami -. Le querele, il tribunale, fanno parte del rischio, ma, ripeto, lo scrittore ha il diritto di essere testimone dei propri tempi, anche se può ferire la suscettibilità di certi signori. Orengo ha fatto benissimo a criticare le speculazioni edilizie che hanno deturpato la sua Liguria. Purtroppo nel nostro Paese c'è una tradizione di scrittori che preferisce chiudersi nel proprio io. La letteratura dovrebbe invece pensare anche ad aprire gli occhi della gente. Spero di non ritornare nel buio degli Anni 50-60, quando gli scrittori venivano continuamente denunciati per ciò che dicevano». Salvatore Mannuzzu, scrittore ed ex magistrato, non conosce il «caso Orengo», ma esprime «un generico favore per la libertà d'espressione». «In letteratura tutto è vero e nulla è vero - ama ripetere l'autore di Le ceneri del Monti/erro -. In un'opera letteraria possono essere macinali molti elementi di cronaca, ma il racconto che ne risulta è sempre sfasato rispetto alla realtà. Dunque un'opera letteraria, Bruno Ventavoli ^ 'Sii c: — f